Lombardia: Fontana chiarisca sulla caccia

Assoarmieri e le associazioni venatorie hanno inviato al presidente regionale e all’assessore all’agricoltura lombardi una richiesta urgente di chiarimenti in merito alla pratica della caccia dopo il passaggio a zona arancione

Assoarmieri, Anuu migratoristi, Anlc, Enalcaccia, Associazione cacciatori lombardi, Italcaccia, Arci caccia e Cpa hanno inviato una richiesta congiunta al presidente regionale della Lombardia, Attilio Fontana, e all’assessore all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi, Fabio Rolfi, chiedendo urgentemente chiarimenti sulla possibilità di praticare la caccia dopo il passaggio della regione da zona rossa a zona arancione.

“Ringraziandovi per la disponibilità dimostratosi in particolar modo per la situazione che sta vivendo la comunità Lombarda, finalmente grazie all’impegno di tutti il prossimo 29 novembre la Lombardia passerà a zona arancione”, si legge nel comunicato.

“Vi chiediamo di intervenire con la massima urgenza al fine di chiarire se l’attività faunistico venatoria deve ritenersi consentita a fronte del vostro comunicato già espresso che ne dava il diniego dopo il parere della Prefettura di Milano. Giova sul punto precisare che dal sito Governo Italiano – Presidenza del Consiglio dei Ministri si evince in modo positivo che nell’ambito dell’area arancione con particolare riferimento all’attività motoria o sportiva risulta possibile praticare l’attività venatoria o la pesca dilettantistica o sportiva “ma solo nell’ambito del proprio Comune”.

Preso atto di tale specifica circostanza si chiede con la massima urgenza di chiarire e definire anche la possibilità di spostamenti in comuni diversi al fine di praticare la propria attività venatoria come per esempio quella al capanno o in Atc confinanti o in Aziende faunistico venatorie o come la possibilità nei comprensori alpini di caccia di consentire lo spostamento agli accompagnatori inseriti nell’albo al fine di far esercitare correttamente il controllo e la caccia di selezione nei diversi comprensori alpini di caccia.

Questo è stato già fatto in altre regioni per alcune tipologie di caccia, ma possono essere tranquillamente individuate per tante altre situazioni come per chi non ha il proprio atc/ca o capanno di caccia nel proprio comune di residenza, oppure per chi pratica la caccia in aziende faunistiche (in questo caso esiste anche un aspetto economico di rilevante entità che ha già subito un pesante danno economico ) e così via discorrendo.

Riteniamo che l’attività venatoria si stata fino ad oggi preclusa ingiustamente, creando però alcune interpretazioni in merito alla località in cui si possa svolgere, quindi chiediamo che l’attività venatoria rientri tra le attività previste all’art.2, comma 4 del Dpcm del 3/11/2020 che consente lo spostamento anche fuori il proprio comune di residenza per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili nel proprio comune di residenza come sopra specificato.

Da ultimo si ricorda che la recente disciplina emergenziale ha profondamente inciso su alcuni aspetti della libertà personale, al fine di limitare il contagio e garantire la salute pubblica.

Il parlamento Europeo con la risoluzione P9-TA-PROV( 2020) 0307 del 13 Novembre 2020 sull’impatto delle misure anti COVID-19 sulla democrazia, sullo stato di diritto e sui diritti fondamentali, ha sottolineato che le misure d’emergenza rappresentano un rischio di abuso di potere e che sono soggette a tre condizioni generali, ovvero alla necessità, alla proporzionalità in senso stretto e alla temporaneità quando hanno effetti sullo stato di diritto, sulla democrazia e sul rispetto dei diritti fondamentali”.