Lazio: tutti possono cacciare le specie dannose… tranne i selecontrollori?

Nel Lazio, la IV Commissione del consiglio regionale ha dato l’ok al testo definitivo del Pdl 294, in cui l’articolo 24 stabilisce alcune modifiche alla legge regionale sulla caccia. Molti consiglieri hanno manifestato assenso al testo presentato da Enrico Panunzi del Pd, che stabilisce alcune disposizioni sia per le zone addestramento cani su cinghiale sia sul controllo delle specie selvatiche anche nelle zone vietate alla caccia. Lo scopo è quello di accrescere le tutele alle produzioni agricole e zootecniche, del suolo, del patrimonio storico-artistico naturalmente in riferimento ai danni causati dai cinghiali. L’emendamento Panunzi prevede che tale contenimento potrà essere attuato dalle guardie dipendenti dalle province e dalla città metropolitana, assieme ai proprietari dei fondi, i conduttori degli stessi, le guardie forestali, quelle comunali purché munite di licenza per l’esercizio venatorio. Un ulteriore passo avanti, direte voi: al contrario, diciamo noi, un ulteriore passo indietro. Possibile che ancora oggi con una quantità enorme di cacciatori abilitati alla selezione, che hanno fatto corsi legalizzati dall’Ispra per cacciatori formati e selecontrollori su diverse specie e in special modo sul cinghiale, che hanno sostenuto esami su ecologia della specie, conoscenza della balistica applicata all’esercizio venatorio con armi a canna rigata, di sicurezza sulla zona di caccia, su tecnica di ingaggio degli animali, con relativi esami con docenti qualificati e dirigenti della propria regione, non ci sia ancora il lasciapassare per noi? Per inciso i cacciatori, naturalmente accompagnati e controllati, svolgerebbero il controllo della specie invasiva gratis, anzi pagando fior di quattrini, come si dice. Ovviamente non abbiamo nulla contro le categorie citate, tra le quali abbiamo anche tanti amici e compagni di caccia. Ma si continua ad autorizzare persone che, magari, non hanno mai visto un cinghiale in vita loro e che magari hanno la licenza perché qualche volta sono andati a tordi, perché non autorizzare di punto in bianco i cacciatori a elevare multe per infrazioni all’ambiente o altri illeciti? Se è possibile per agricoltori e conduttori di fondi sparare solo perché hanno la licenza, perché a questo punto è stato necessario per i selecontrollori abilitati, fare corsi ed esami per di più pagando? Gli italiani lo sanno, che il lavoro svolto dai suddetti operatori deve, giustamente, essere pagato con tanto di servizio notturno, straordinari, assicurazione, carburante dei mezzi propri, vitto, noleggio o acquisto di attrezzature e armi a spese della comunità? Forse è sfuggito. L’aspetto più comico è, tuttavia, che a leggere tali disposizioni una delle più oltranziste associazioni animaliste ha dichiarato che “La deriva filo venatoria del Consiglio Regionale del Lazio è scandalosa e la contrasteremo in ogni sede. Denunciamo i maltrattamenti dei cinghiali e l’illegittimità costituzionale del coinvolgimento dei cacciatori nei piani di controllo”.