«Rilanciare l’immagine dei Tsn»

Matteo Cagossi è uno dei quattro candidati (tre i posti disponibili) tra i quali saranno scelti i rappresentanti degli atleti nel consiglio direttivo dell’Uits per il nuovo quadriennio olimpico

 

Uno dei volti nuovi alle elezioni di sabato 13 ottobre a Mestre sarà Matteo Cagossi, pluri campione italiano in Pistola standard, Grosso calibro e P10, vicepresidente del Tsn di Reggio Emilia, rappresentante degli atleti nel comitato regionale Uits dell’Emilia-Romagna, formatore Uits, nonché collaboratore della rivista Armi e Tiro. Cagossi si candida per uno dei tre posti in consiglio direttivo riservati ai rappresentanti degli atleti: a lui abbiamo rivolto alcune domande.

Perché hai deciso di candidarti?

«Mi sono candidato alla carica di rappresentante degli atleti perché come tiratore e vicepresidente sezionale noto che, anche se molto è stato fatto, non ci si può sedere sugli allori perché credo sia necessario consolidare il futuro dello sport e l’immagine dei Tsn. Sarei ipocrita a ritenere tutto perfetto e penso ci siano molti spazi di miglioramento».

Puoi sintetizzare i punti salienti del tuo programma?

«Se fossi eletto, senza maggiori oneri per le sezioni, mi impegnerò a lavorare per dare visibilità mediatica all’eccellenza che rappresentiamo, sgravando le sezioni dall’onere derivato dalle iniziative pubblicitarie; avanzerei proposte per supportare le sezioni che si impegnano nella promozione dell’attività sportiva; premierei l’operato delle sezioni i cui atleti migrano nei gruppi sportivi o accedono alla nazionale; gratificherei gli atleti, di qualsiasi disciplina, che ottengano risultati d’eccellenza e che portino lustro al nostro sport; promuoverei lo snellimento dei processi di omologazione degli impianti, anche di categoria superiore alla prima, per lottare ad armi e oneri pari rispetto i campi di tiro privati. Senza dimenticare il tema del tesseramento Uits, le quote Cima o la cessione delle aree demaniali alle sezioni».

Cosa critichi nell’operato della Uits?

«Mi rammarico del fatto che talvolta non vi sia stata sufficiente sensibilità su argomenti che ritengo essenziali per la promozione delle attività sportive».

A cosa ti riferisci?

«Principalmente, alla scarsissima visibilità mediatica che abbiamo e alla mancanza di un programma per lo sviluppo e la promozione sportiva, magari corroborati da premi o incentivi significativi da destinare alle sezioni o a chi più s’impegna a livello sportivo. All’interno dei poligoni tutti conoscono il valore di Luca Tesconi e Niccolò Campriani, ma io voglio che anche i non addetti ai lavori conoscano cosa può dare il nostro sport e vorrei che quanti hanno sempre visto il Tiro a segno come uno sport potenzialmente “violento” siano raggiunti da una comunicazione corretta. Purtroppo, anche se il Tiro a segno ha portato lustro al Paese e l’attività istituzionale delle sezioni Tsn concorre a garantire la sicurezza dei cittadini, di tutto ciò non se ne sente parlare fuori dal nostro mondo. Ciò è un danno anche economico per le sezioni in quanto ognuno, a livello territoriale, è lasciato solo. Io penso che l’Uits debba sgravare le sezioni da tale onere, intraprendendo una seria campagna d’informazione a livello nazionale».

Ma il rappresentante degli atleti non dovrebbe occuparsi solo delle necessità dei tiratori?

«In uno sport condotto con le armi da fuoco, tutto è collegato. Le autorizzazioni di polizia, le licenze che occorrono, le incombenze a cui i Tsn sono sottoposti, compresi gli oneri per mantenere efficienti i poligoni. Tutto ciò e tanto altro ancora fa parte anche dell’aspetto sportivo. Il benessere dei tiratori è legato al benessere della sezione e il benessere delle sezioni deriva sia dall’attività istituzionale sia da quella sportivo amatoriale svolta anche dai semplici appassionati o dai cacciatori. Se noi non saremo in grado di trasmettere la reale natura delle attività che pratichiamo, saremo sempre visti come quelli che addestrano “guerriglieri” quando, invece, siamo noi i primi a pretendere serietà e sicurezza durante il legittimo impiego delle armi. Dare la corretta informazione sulle finalità, sui compiti svolti e, soprattutto, sui risultati ottenuti dalle sezioni, credo sia indispensabile sia per avvicinare nuovi frequentatori sportivi sia per rinsaldare i rapporti con le istituzioni e con le amministrazioni locali».

Ma credi che tutto ciò si possa fare?

«Nihil difficile volenti (nulla è arduo per colui che vuole, ndr). La federazione non può piangere miseria e se a ciò aggiungiamo un’auspicabile armonizzazione delle spese e la creazione di una visione d’insieme, penso si possano trovare le risorse necessarie per investire seriamente sulla crescita delle sezioni. Più riusciremo a farci pubblicità, maggiore sarà l’interesse e l’appeal che potremmo suscitare negli eventuali sponsor. È difficilissimo andare da un’azienda esterna al nostro settore come banche, assicurazioni, e valutare sponsorizzazioni, poiché anche se i tiratori sono molti, paghiamo anni di invisibilità mediatica, spesso corroborata dai preconcetti e dai messaggi negativi derivati anche dalle varie iniziative politiche contrarie al nostro mondo, che gettano discredito sull’immagine delle sezioni.

Eventi come gli Europei di Brescia pensi siano stati utili?

«Ritengo sia stato un evento ben realizzato e come tale è stato riconosciuto anche a livello internazionale. Sull’opportunità di tale sforzo, invece, penso che la manifestazione si sia rivelata onerosa e che non abbia portato particolari benefici a lungo termine. La mia opinione è che fosse preferibile investire nell’adeguamento di una sezione preesistente per regalare al Paese una struttura moderna in cui ospitare periodicamente eventi internazionali. Chi ha preso certe decisioni avrà, comunque, avuto le sue buone motivazioni e su questo non discuto».

Cosa ne pensi dei recenti interventi dell’onorevole Lannutti?

«Non entro nel merito di faccende che, alla luce degli eventi e delle iniziative denigratorie a cui negli ultimi anni abbiamo assistito, possono essere ricondotte all’interno della sfera privata. Mi rammarico soltanto del fatto che i promotori di tale iniziative stiano danneggiando l’immagine di tutto il mondo del Tiro a segno prima ancora che quella dell’Uits».