La strage di Plymouth non può essere strumentalizzata

Jake Davidson, il 22enne che a Plymouth, nel  Regno Unito, ha ucciso la madre e altre quattro persone per poi rivolgere l’arma verso se stesso, si autodefiniva un cosiddetto “incel”, neologismo che significa “celibe involontario”, facendo riferimento a un movimento misogino e sessista che attribuisce alle donne la colpa di una assenza di relazioni sentimentali e sessuali.

In particolare, Davidson aveva palesato sui social network un crescente rancore nei confronti delle madri single (come la sua, non a caso prima vittima della sua furia) e in generale aveva espresso commenti denigratori sul quoziente intellettivo delle donne in generale.

Per quanto più da vicino riguarda la nostra materia, è interessante notare che Davidson era un legale possessore di un fucile a canna liscia (non è però ancora chiaro se sia l’arma effettivamente usata per la strage), arma che, incredibilmente, gli era stata restituita (insieme alla relativa licenza) poche settimane prima della strage, dopo che gli era stata sequestrata lo scorso dicembre, perché Davidson era stato denunciato il settembre precedente per aggressione. La restituzione dell’arma era semplicemente subordinata alla frequenza di un corso per la “gestione della rabbia” e a una nuova valutazione da parte delle autorità di polizia, vaglio sulla cui efficacia oggi si concentrano le domande da parte dell’opinione pubblica e da parte della politica, a partire dal premier Boris Johnson.

Davidson era stato, inoltre, seguito da un centro di igiene mentale nella sua adolescenza e proprio pochi giorni prima della strage, i suoi parenti si erano nuovamente rivolti a un centro di igiene mentale per l’evidente disagio psichico di cui era preda.

Ovviamente, all’indomani della strage i disarmisti professionisti di casa nostra hanno già cominciato a paventare apocalittiche possibilità di emulazioni in casa nostra, quasi che le normative britannica e italiana possano in qualche modo essere anche solo vagamente assimilate. Giova a tal proposito ricordare che, tra i Paesi europei, la Gran Bretagna è quello con la legislazione più diversa rispetto ai Paesi, come l’Italia o la Francia, appartenenti alla tradizione romanistica e codicistica (cosiddetta di “civil law”), risultando invece più assimilabile concettualmente agli altri Paesi di “common law”, come gli Stati Uniti (che non a caso erano una ex colonia britannica). Al di là di questo, non si comprende come, da una analisi anche solo superficiale di quanto accaduto a Plymouth, si possa affermare che la situazione possa risultare anche vagamente assimilabile a quella della normativa italiana, a meno che, ovviamente, non si sia in palese malafede.

Tra l’altro, proprio sulla questione del disagio mentale, pochi giorni or sono è entrata in vigore una ulteriore riforma normativa che amplia le possibilità conoscitive da parte delle forze dell’ordine.