La senatrice Adamo dopo i fatti di sangue

«Il Senato discuta subito il ddl sul porto d’armi. Quante altre giovani donne, mogli o fidanzate, ancora devono morire? Quanti vicini di casa devono perdere la vita per squallide liti o quanti semplici passanti occasionali devono subire momenti di follia altrui per convincerci che l’attuale normativa così non va?».

«Il Senato discuta subito il ddl sul porto d’armi. Quante altre giovani donne, mogli o fidanzate, ancora devono morire? Quanti vicini di casa devono perdere la vita per squallide liti o quanti semplici passanti occasionali devono subire momenti di follia altrui per convincerci che l’attuale normativa così non va?». Con questi interrogativi la senatrice del Pd Marilena Adamo, prima firmataria del ddl di revisione sulla normativa delle armi, ha posto all’attenzione del Senato l’urgenza di rivedere la normativa su concessione e rinnovo del porto d’armi.

«L’ultimo caso è quello di Lucca: tre vittime, l’omicida aveva la licenza per la detenzione», continua la senatrice Adamo. «Anche in questo caso come in tanti, troppi, precedenti, il colpevole era da tempo in cura ai servizi psichiatrici. Questo circolo vizioso per cui i medici non sanno chi detiene armi e le istituzioni che rilasciano i permessi non sanno chi ha disturbi psichiatrici, deve essere spezzato. È tempo che il Parlamento dia una risposta ai parenti delle vittime e affronti responsabilmente la questione: questo sì sarebbe un vero contributo alla sicurezza dei cittadini, al di là dei facili slogan securitari di certa parte della maggioranza».