La polizia Onu si sposta a Brindisi

La polizia multinazionale delle Nazioni unite (Spo, che ha il compito di intervenire con funzioni di controllo e gestione della sicurezza nei Paesi in cui siano attive missioni di pace Onu) traslocherà, entro la fine dell’estate, dall’attuale sede di New York a Brindisi, dove sarà accolta dalla base logistica Onu già esistente. A stabilire il trasferimento l’Assemblea generale Onu con voto unanime, al termine di «tre anni di complessi negoziati», come ha ricordato … La polizia multinazionale delle Nazioni unite (Spo, che ha il compito di intervenire con funzioni di controllo e gestione della sicurezza nei Paesi in cui siano attive missioni di pace Onu) traslocherà, entro la fine dell’estate, dall’attuale sede di New York a Brindisi, dove sarà accolta dalla base logistica Onu già esistente. A stabilire il trasferimento l’Assemblea generale Onu con voto unanime, al termine di «tre anni di complessi negoziati», come ha ricordato l’ambasciatore italiano all’Onu Giulio Terzi. Il diplomatico ha definito questa scelta «un grande riconoscimento del ruolo dell’Italia all’interno del massimo organismo internazionale, in particolare nel settore del peacekeeping, dove siamo il primo Paese europeo e del G8 in termini di contributi di truppe». Il presidente della Commissione esteri della Camera, Stefano Stefani, ha spiegato così i motivi della preferenza accordata all’Italia: «per la totale disponibilità del Paese a fornire proprie unità per qualsiasi tipo di missione, ma non solo soldati, anche personale civile e, direi, soprattutto esperti nel settore delle indagini di polizia giudiziaria nelle zone a rischio bellico, un settore delicatissimo in cui la capacità dei nostri uomini è universalmente riconosciuta. Gli italiani, inoltre, sanno creare un rapporto con la popolazione che altri non riescono a determinare. Sappiamo farci rispettare perché portiamo rispetto e, in situazioni ad altissimo rischio, questa è una cosa ben più difficile che distinguersi per l’uso facile delle armi. Sappiamo parlare con il linguaggio di chi è venuto a garantire la pace, non a imporre la sua. E questo vale soprattutto quando si vanno a svolgere compiti di polizia, che devono essere rapidi ed efficaci».