La peste suina dilaga in Germania: l’Italia latita

Si espande l’epidemia di peste suina in Germania, con il rischio del blocco delle importazioni. In Italia perdura l’insensata decisione di bloccare la caccia nelle zone rosse e arancione

Si fa sempre piú preoccupante la situazione in Germania, dove continua ad espandersi l’epidemia di peste suina africana, i cui focolai restano per ora legati alle sole popolazioni di cinghiale selvatico. La Germania rischia il tracollo del settore, quale primo Paese europeo nell’allevamento suinicolo. La Cina, il Giappone e la Corea del Sud, da una decina di giorni hanno già bloccato le importazioni di carne tedesca. “Se il blocco delle importazioni dovesse estendersi all’interno dell’Ue, sarebbe un duro colpo per le aziende italiane che acquistano materia prima d’Oltralpe, per non parlare della drammatica ipotesi che la malattia venga rilevata in un qualsiasi allevamento nazionale: ciò provocherebbe l’immediata paralisi del settore”, ha dichiarato l’europarlamentare Marco Dreosto, che preannuncia: “proprio in questi giorni si è ipotizzato un rafforzamento di 12,6 milioni di euro in stanziamenti a favore del Fondo Ue per le misure di emergenza relative alla salute di animali e piante, allo scopo di coprire i pagamenti relativi ai diversi casi di peste suina africana negli Stati membri”. Intanto l’unica difesa sul fronte di una patologia che non ha cura, resta quella della prevenzione. Secondo Dreosto i cacciatori andranno a ricoprire un ruolo chiave per il controllo delle popolazioni di cinghiale, abbassandone la densità di popolazione e, quindi, il rischio dei contagi, ma devono essere messi nelle condizioni di poter operare, soprattutto dal punto di vista legislativo “Abbiamo chiesto da tempo che l’art. 19 della L 157 vada a garantire a tutti i cacciatori la piena possibilità di poter agire ai fini del controllo della fauna selvatica. Solo in tal senso si andrà a garantire un’efficace azione di contenimento per le specie problematiche come il cinghiale e quelle alloctone, il tutto a costo zero per la Pubblica Amministrazione. Se il Governo c’è batta un colpo, il tempo corre e la Psa è alle porte”.

L’onorevole Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia, rincara la dose: “La decisione da parte del governo di sospendere l’attività venatoria nelle zone arancioni e rosse è insensata e controproducente. La proliferazione incontrollata dei cinghiali, sommata al diffondersi tra di essi della peste suina rischiano di creare danni incalcolabili agli allevamenti e mette a rischio l’incolumità dei cittadini. Nella mia proposta di legge in materia di gestione della fauna selvatica problematica, ho evidenziato l’utilità del ruolo svolto dai cacciatori e ora torno a ribadirlo affinché si prevengano i problemi invece di doverli arginare affannosamente. Proprio a fronte del diffondersi della peste suina è a maggior ragione doveroso garantire lo svolgimento dell’attività venatoria, nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza, dal distanziamento sociale all’uso della mascherina, anche nei territori non classificati come gialli, consentendo ai cacciatori di fornire il proprio prezioso contributo”.