La Comunitaria 2009 è legge

Il Senato ha approvato, con 130 voti a favore (di Pdl e Lega) e 108 astenuti (i gruppi di opposizione: Pd, Idv e Udc – Svp – Autonomie), la legge Comunitaria 2009 che recepisce numerose norme Ue, tra cui il nuovo calendario per la caccia, nonché l’introduzione del sistema sanzionatorio per chi commercia pellame delle foche non catturate da popolazioni locali

Il Senato ha approvato, con 130 voti a favore (di Pdl e Lega) e 108 astenuti (i gruppi di opposizione: Pd, Idv e Udc – Svp – Autonomie), la legge Comunitaria 2009 che recepisce numerose norme Ue, tra cui il nuovo calendario per la caccia, nonché l’introduzione del sistema sanzionatorio per chi commercia pellame delle foche non catturate da popolazioni locali. Multe salate inoltre (da 3 a 18 mila euro) per allevatori e stabilimenti di produzione alimentare che non rispettino l’obbligo Ue di identificare le carcasse di suini.

I cacciatori italiani avranno a disposizione dieci giorni in più per l’attività venatoria nel mese di febbraio. Questa la deroga sui calendari venatori che potrà essere consentita alle Regioni che ne fanno richiesta, previo il parere ”preventivo e vincolante” dell’Ispra. Tuttavia, per ciascuna specie, il numero di giornate destinate al prelievo resta invariato. E, a conti fatti, le specie cacciabili in quel periodo sarebbero ridotte a tre o quattro (gallinella d’acqua, folaga e forse allodola).

«Con il provvedimento votato, che ha sostanzialmente accolto le modifiche recentemente apportate dalla Camera, mi sembra si sia fatto troppo rumore per nulla», ha commentato il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan, secondo il quale alla fine il compromesso sulla durata della stagione della caccia è “modesto”. «Si è persa l’occasione», ha aggiunto Galan, «di fare qualcosa di importante a tutela dell’ambiente, della fauna e gradita ai cacciatori».

Di tutt’altro tono il commento dei ministri per le Politiche europee Andrea Ronchi, «soddisfatto anche in ottica di adeguamento degli obblighi comunitari», e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. «Non ci sarà un solo giorno di caccia in più rispetto al calendario vigente», ha sottolineato Prestigiacomo, «perché per ciascuna specie il numero di giornate di caccia resta invariato e ciò significa che la stagione non è allungata e che non c’é stata alcuna apertura alla deregulation, alla mattanza. Inoltre il testo approvato ci consente di superare un contenzioso trentennale con l’Unione europea».

La legge, secondo il capogruppo in commissione Ambiente Roberto Della Seta e Stella Bianchi (Pd), «sancisce la sconfitta dei tentativi di deregulation della caccia portati avanti da settori del Pdl e della Lega». Il Pd, che si è astenuto e non ha presentato emendamenti per facilitarne la rapida approvazione, sottolinea poi “l’enorme ritardo con il quale questo provvedimento è diventato legge”.

Plauso arriva dalle associazioni ambientaliste. «È stata ribadita», ha detto Antonino Morabito, responsabile fauna di Legambiente, «la priorità della tutela della fauna rispetto all’esercizio venatorio, e le Regioni dovranno autorizzare solo una caccia strettamente conservativa. Ora la palla passa alle Regioni, chiamate a dare prova del loro senso di responsabilità rispetto alla difesa della natura e alla stesura dei calendari venatori, con il ministero dell’Ambiente che dovrà vigilare».

Secondo la Lipu, l’articolo 42 della Legge Comunitaria approvato definitivamente è “in gran parte ottimo” e “rilancia le politiche di tutela della natura in Italia riducendo la stagione di caccia e salvaguardando le 19 specie in declino. Tuttavia, resta grave la possibilità di deroga per i primi dieci giorni di febbraio, sebbene molto teorica, su cui è impensabile il placet dell’Ispra”.

Per il Wwf il testo oggi divenuto legge “costituisce un importante, anche se tardivo, passo avanti per la corretta applicazione della Direttiva Uccelli e delle altre leggi internazionali a tutela della biodiversità”. La Comunitaria, salva poi, sottolinea infine la Lav, “la vita a molte migliaia di foche, se si considera che solo negli anni 2000 e nel 2003 l’Italia ha importato rispettivamente 55.000 e 15.000 pelli di foca”.