La Brambilla parte per la crociata

L’Ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambila è partita lancia in resta per una nuova crociata anti-caccia. Questa volta, nel mirino della talebana dell’ambientalismo ci sarebbero i contributi pubblici erogati a favore delle associazioni venatorie

 

 

L’Ex ministro del Turismo Michela Vittoria Brambila è partita lancia in resta per una nuova crociata anti-caccia. Questa volta, nel mirino della talebana dell’ambientalismo ci sarebbero i contributi pubblici erogati a favore delle associazioni venatorie. ''Quattro milioni di contributi pubblici all'anno erogati dallo Stato alle associazioni venatorie e ulteriori decine di milioni di euro per le protratte infrazioni da parte dell'Italia al diritto comunitario, commesse dal legislatore nazionale e regionale nell'interesse dei cacciatori e delle lobby che li sostengono. Ecco quanto costa agli italiani il 'divertimento' di qualche migliaia di cacciatori: loro sparano e noi paghiamo''. Questo il tema di un'interrogazione parlamentare presentata dall'ex ministro del Turismo ai ministri dell'Economia, delle Politiche agricole, dell'Ambiente e degli Affari europei in materia di ''contributi pubblici che affluiscono annualmente nelle casse delle associazioni riconosciute dai cacciatori e sulle infrazioni al diritto europeo in materia venatoria''.
La risposta della Confavi, presieduta da Maria Cristina Caretta, non si è fatta attendere: “Non condivido nulla di quello che dice o di quello che fa l'onorevole Brambilla ma concordo con lei sul fatto che, in una fase in cui tutti gli italiani sono chiamati a fare pesanti sacrifici, devono essere eliminati tutti gli sprechi e tutti i finanziamenti pubblici considerati non indispensabili per i cittadini. Concordo quindi sulla necessità di eliminare totalmente i finanziamenti pubblici previsti dalla legge sia a favore sia delle associazioni venatorie riconosciute sia a favore delle associazioni animal-ambientaliste. Riteniamo sia opportuno dare un forte segnale che dimostri senso di responsabilità e il rispetto per tantissime famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese a causa di questa terribile crisi economica dai preoccupanti riflessi occupazionali. Se le famiglie italiane dimostrano quotidianamente di sapersi arrangiare senza ricevere finanziamenti pubblici, a maggior ragione devono dimostrare di sapersi arrangiare anche le associazioni venatorie riconosciute e le associazioni animal-ambientaliste. Se sarà riconosciuta l'utilità di queste associazioni, saranno i loro associati a decidere se finanziarle e continuare a farle vivere o se decretarne lo scioglimento”. Anche il commento di Arcicaccia rintuzza prontamente la provocazione della Brambilla: “è falso affermare che le associazioni ricevono i soldi dei contribuenti italiani, anzi sono gli stessi cacciatori a versare le tasse di concessione governativa, quelle regionali e di iscrizione agli Ambiti territoriali e a finanziare le associazioni venatorie con una “addizionale” (peraltro corrisposta soltanto dai cacciatori) che lo Stato incassa e che, talvolta e secondo noi impropriamente, trattiene così come fanno molte Regioni che, a causa della crisi, destinano i Fondi delle tasse regionali ad altre finalità di interesse comune come la sanità”.