Jovanotti on the beach… fa bene all’ambiente?

Evviva l’estate. Sole, mare, concerti, chiasso, sudore, code e tanto altro. Non ci si diverte se non si soffre. Le vacanze non riescono a uscire dallo stereotipo dell’estate. E ogni estate, appunto, ritornano i concerti, che invadono zone storiche, arene e spesso ambiti protetti o molto delicati. I quali, se potessero parlare…

Partiamo da Roma. Il Circo Massimo, che ancora contiene tantissimi reperti che testimoniano l’importanza del nostro passato storico unico, è invaso come sempre da molti concerti dei nomi più gettonati. 80.000 persone sono sempre la normalità e tutti si sbracciano a dire che tanto, dopo, il luogo verrà pulito dalle tonnellate di rifiuti rimaste. Noi siamo sempre per non sporcare prima, e non per il meccanismo perverso e molto costoso di sporcare, per poi dover pulire dopo. Ma per “l’arte”, questo e altro. Tra i tanti c’è Jovanotti che come altre estati ha programmato una serie di megaconcerti sulle spiagge italiane.

Ma come, direte, gli stessi 80.000 o 60.000, fate voi, su quelle spiagge altrettanto delicate che sarà poi necessario pulire, ma che non torneranno mai come prima? Immaginiamo la sabbia invasa da migliaia di scarpe che calpestano piante, dune, insetti, microrganismi che ci vivono sopra e sotto. Ma dicono che sarà tutto pulito, dopo. Il circa mezzo milione di cicche che rimarranno sepolte sotto e sopra chi le toglie, tanto per fare un esempio? Ancora una volta noi pensiamo che sarebbe meglio non sporcare, che invece farlo e dover pulire dopo. Ma il bello è che, siccome lo stesso cantante lancia messaggi ecologici e dedicati alla salvaguardia dell’ambiente, il tutto, compreso lo svolgimento dell’operazione di arrivo-permanenza-ripartenza e pulizia, è stato approvato e santificato dal parere ufficiale del Wwf, uno dei patroni delle manifestazioni, che ha supervisionato i piani degli eventi conferendo il bollino della compatibilità ambientale. E se lo dicono loro…Che ormai investono pure sull’aldilà, in quanto in questi giorni alla tv è pieno di pubblicità Wwf per invogliare lasciti testamentari alla Natura indifesa. Ma contro questa scellerata idea, che tende a far passare il concetto che distruggendo non si fa del male perché dopo sarà rifatto meglio, si schiera il tempo: il tempo che ci vuole per ripristinare meccanismi naturali, in realtà, lentissimi. Soprattutto oggi, che lottiamo con climi molto diversi rispetto a qualche anno fa, i risultati saranno oltretutto irripetibili. Ma il bello, come dice una canzone, deve ancora venire. Perché molte associazioni altrettanto ambientaliste come Lipu, Legambiente, Italia Nostra, Marevivo, Ciso eccetera, si sono scagliate contro le decisioni e le idee del Wwf. Addirittura L’Enpa ha chiesto l’intervento del ministro della Transizione ecologica Cingolani. In alcune occasioni e zone, per i concerti in questione sono stati effettuati addirittura sbancamenti, tagli di siepi e alberi. Le località potete trovarle sui vari social, dove la questione tiene banco da giorni. Un paio di eventi saranno organizzati sulle dune di Campo di Mare, palude alle porte di Roma, in quel di Ladispoli, che abbiamo frequentato per 20 anni, tutti i giorni. Davanti ai resti della vecchia Torre Flavia si ammucchieranno qualche decina di migliaia di persone, che di certo non faranno male alla natura come facevano i cattivi cacciatori. Che all’epoca curavano i chiari, tenevano tagliate le canne, sorvegliavano tutto l’anno, in vista dei mesi nei quali poi ci si cacciava. Fino a che, circa 30 anni fa, se ne sono appropriati le stesse associazioni, Wwf in testa, per toglierla ai “cattivi cacciatori” e, adesso per autorizzarvi, anzi santificare la “caciara” d’autore. È quantomeno singolare che proprio l’associazione che oggi “autorizza” un evento del genere sia la stessa che ha sempre sottolineato quante specie nidificavano sulle sue dune asciutte, d’estate. Che volete, i tempi cambiano. La protezione della Natura, adesso, si fa a tempo di musica.