Il tiro a salve con le armi da fuoco

Il tiro a salve con le armi da fuoco, specialmente militari, è antichissimo. Ma adesso che le armi sono semiautomatiche e automatiche, come funziona? Il tiro a salve, specialmente in ambito militare (ma non solo) è antico praticamente quanto le armi da fuoco stesse. Con questo termine si intende l'uso di speciali cariche (per l'avancarica) o cartucce (per la retrocarica) che producono lo stesso rumore dello sparo a pallottola, ma senza lanciare alcun proiettile. In questo modo, è possibile addestrare le truppe all'impiego delle armi in un contesto realistico, senza però rischi per l'incolumità dei soldati, oppure le cartucce a salve vengono anche utilizzate nel corso di cerimonie (per esempio funerali solenni).
Tralasciando l'epoca dell'avancarica, con le prime armi a retrocarica, che erano monocolpo, le cartucce a salve avevano una struttura molto semplice: si trattava, in pratica, di un bossolo che al posto della palla portava uno stoppaccio di feltro, destinato a intasare la carica di polvere nera consentendo di creare il rumore dello sparo. Con l'adozione delle armi a ripetizione, però, fu necessario prevedere false pallottole per consentire a queste cartucce di funzionare nei caricatori delle armi, senza incepparsi. In alcuni casi sono state utilizzate false palle in ottone forato, applicate sul bossolo mediante una serie di ghiere forzate sul colletto, oppure false palle in carta arrotolata o, ancora (sotto), in legno cavo.
Con la diffusione delle armi automatiche, la cartuccia a salve non solo deve avere la funzione di creare il rumore dello sparo, ma deve anche consentire al cinematismo dell'arma di ciclare correttamente, realizzando quindi alimentazione, estrazione ed espulsione in semiauto o a raffica. Le cartucce a salve di moderna concezione replicano la forma di una cartuccia a pallottola tramite un bossolo dal colletto più lungo, il cui orlo è ripiegato a stella in modo da consentire una buona affidabilità di alimentazione e, come sempre, garantire il corretto intasamento della carica (che è modesta). Questa cartuccia, però, di per sé non è in grado di garantire il riarmo della carabina o del fucile d'assalto o della mitragliatrice; per consentire ciò è necessario applicare sulla volata dell'arma un dispositivo rafforzatore di rinculo che, in sostanza, riduce a circa la metà il diametro della bocca dell'arma, creando un intasamento dei gas di sparo che consentono il riarmo.
Le cartucce a salve "Magistri", dal nome del loro inventore, furono utilizzate dall'esercito italiano dagli anni Trenta fino a circa gli anni Sessanta per le armi automatiche in 6,5 mm e 8 Breda: queste cartucce consentivano il tiro a salve nelle mitragliatrici e nei fucili mitragliatori senza la necessità di un rafforzatore di rinculo da montare in volata, grazie a uno speciale proiettile realizzato in lamierino d'ottone arrotolato e riempito con limatura di piombo. Questa falsa palla simulava il peso di un vero proiettile, quindi consentiva il riarmo delle armi automatiche, all'uscita dalla canna si strotolava e disperdeva la limatura di piombo. La distanza minima di sicurezza era, comunque, fissata in 50 metri dall'arma.
Spesso sui Social gli appassionati fanno confusione tra le cartucce a salve, utilizzate nelle esercitazioni, e le cartucce da lancio utilizzate per la propulsione di bombe da fucile (la più famosa delle quali è la “Energa” utilizzata nel dopoguerra con il Garand e il Fal Bm 59). In realtà le cartucce a salve non sono idonee al lancio delle bombe da fucile perché hanno una carica di polvere molto ridotta, idonea soltanto a fare il “botto”. Le cartucce di lancio per le bombe da fucile, invece, hanno una carica di lancio molto potente, che riempie quindi tutto il bossolo (la cartuccia a salve è invece spesso per due terzi vuota). Se si usa una cartuccia a salve per sparare la bomba da fucile, quindi, è facile che la bomba possa cadere ai piedi del tiratore; se si usa una cartuccia di lancio con un fucile munito di rafforzatore di rinculo, è facile che la canna scoppi.