Il gioco sporco della Lipu

La Lega italiana protezione uccelli finge di combattere il bracconaggio, ma punta a far chiudere la caccia. La cabina di regia delle associazioni venatorie contrattacca: il loro viaggio potrebbe essere più scomodo del previsto

Le associazioni venatorie che fanno parte della cabina di regia (Anlc, Anuumigratoristi, Arcicaccia, Enalcaccia, Eps, Italcaccia, Federcaccia e Cncn, mail cabina.regia.venatoria@gmail.com) commentano l’ultima proposta della Lipu: non una risposta al bracconaggio, ma un attacco alla caccia legale e sostenibile. Ecco il testo del comunicato della cabina di regia.

Colori, caratteri e messaggio ricordano tempi bui, certo fortunatamente non paragonabili, dominati e scanditi da pericolosi estremismi ideologici. Con questi toni la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) torna a mandare uno dei suoi messaggi propagandistici, tutti peraltro uniti dal filo comune della richiesta di fondi, scagliandosi questa volta contro il bracconaggio. Azione meritoria che condivideremmo anche noi, se non fosse soltanto l’evidente pretesto per chiedere ancora una volta, ma guarda un po’, la chiusura della caccia.
“Sorvegliati speciali”, “Se sbaglia uno che paghino tutti”. Questo il bel messaggio trasmesso nell’ultima campagna Lipu che promuove l’idea di una proposta di legge con annessa petizione, che introduca una sorta di Daspo, ma non contro i bracconieri, che di leggi, regolamenti e limitazioni varie se ne ridono, visto che la loro azione si svolge per definizione al di fuori della legalità. Ovviamente, il provvedimento deve colpire i cacciatori onesti, rei di non si sa bene cosa se non, appunto, di essere cacciatori. Così, prima ancora di vedere cosa sarà previsto nel piano nazionale antibracconaggio in preparazione, ecco che la Lipu già dice che non basta. Deve essere sufficiente che un solo animale protetto sia abbattuto da un bracconiere perché la caccia legale nella zona sia chiusa.
Ci sono già stati casi di “clamoroso bracconaggio” poi rivelatisi dopo un po’ di tempo decessi per cause naturali o altro che nulla aveva a che fare con la caccia. Di altri, denunciati magari con tanto di radiografie che evidenziavano pallini ovunque, persino nelle penne della coda, poi non si è saputo più nulla. Bontà nei nostri confronti? O retromarcia una volta che qualcuno aveva chiesto di vedere meglio la spoglia?
Allora, ci chiediamo, conoscendo già la risposta: si vuole fare azione di tutela contro un reato esecrabile o fare di tutta l’erba un fascio con un provvedimento che oltretutto mostra da subito una palese illegittimità, non distinguendo fra rei e onesti? A noi pare la Lipu abbia scelto questa seconda via. Ma se è convinta di poterla percorrere trionfalmente, magari grazie all’incarico attualmente ricoperto dal suo presidente (il presidente della ong animalista, Fulvio Mamone Capria, è stato nominato capo della segreteria del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ndr), anche questa volta, come già in passato, si accorgerà che il viaggio potrebbe essere più scomodo del previsto.