I vigili di Belluno: “vogliamo la pistola”

Sette agenti della polizia locale di Belluno, un terzo dell’organico, si sono rivolti al segretario provinciale del sindacato autonomo Sulpm (Sindacato lavoratori polizia municipale), Achille Da Pra, che ha spedito a Comune, Prefettura e al Comando della polizia locale una diffida “dalla richiesta di presentazione di servizi esterni di vigilanza in assenza di apposita strumentazione di difesa personale”. Tradotto in pratica, la richiesta all’amministrazione comunale è di dotare i vigili “di pist

Sette agenti della polizia locale di Belluno, un terzo dell’organico, si sono rivolti al segretario provinciale del sindacato autonomo Sulpm (Sindacato lavoratori polizia municipale), Achille Da Pra, che ha spedito a Comune, Prefettura e al Comando della polizia locale una diffida “dalla richiesta di presentazione di servizi esterni di vigilanza in assenza di apposita strumentazione di difesa personale”. Tradotto in pratica, la richiesta all’amministrazione comunale è di dotare i vigili “di pistola e spray anti-aggressione”, dice la lettera, prevedendo la necessaria formazione. “Per svolgere i servizi esterni”, si legge nel documento, “Con la massima serenità e garanzia, a fronte di un crescente aumento di aggressioni agli addetti al servizio di polizia locale”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’accordo tra il Comune di Belluno e quello di Ponte nelle Alpi per l’avvio di alcuni servizi esterni di vigilanza, anche serali, della polizia locale. «I Comuni», ha spiegato Da Pra, «vogliono fare bella figura, ma il coraggio di prendere posizione su una faccenda così importante non ce l’hanno. Se uno dei nostri agenti dovesse subire un’aggressione mentre è in servizio non avrebbe alcuna possibilità di difendersi, a quel punto l’amministrazione ne dovrebbe rispondere sia civilmente sia penalmente». Un’ipotesi da non scartare, secondo il sindacato specie nei controlli serali su strada dei weekend. «Mi è stato riferito da alcuni uomini in servizio a Belluno», continua Da Pra, «che durante i fine settimana, a turno, vengono impiegati per servizi di pattugliamento con controlli anti-alcol e droga, talvolta fino all’una di notte. Solitamente escono in pattuglia in quattro, tre agenti più un ufficiale, senza essere affiancati da altre forze dell’ordine come polizia o carabinieri, e, soprattutto, senza esser dotati di armi né di giubbotti antiproiettile. Se attaccati, non potrebbero difendersi». Da Pra continua spiegando come «la decisione di dotare gli agenti di armi spetti al consiglio comunale, che deve deliberare in tal senso. In assenza di tale decisione, ed è il caso di Belluno, vale quanto stabilito dal decreto ministeriale 145 del 1987, ovvero dovrebbe essere concessa agli agenti la dotazione di armi con in più il relativo addestramento all’uso». La prefettura di Belluno già nel 2007 aveva inviato una circolare ai sindaci, che richiamava il decreto ministeriale, indicando l’armamento degli agenti di polizia locale come “adempimento necessario per la piena operatività dell’agente stesso”. «Alcuni operatori», conclude Da Pra, «mi hanno detto che sarebbero persino disposti a pagarsi di tasca propria il corso di addestramento all’uso delle armi. Ma è tutto inutile, ormai è da mesi che all’interno del comando richieste di questo tipo restano inascoltate. Lo scorso dicembre anche il sindaco Antonio Prade, intervenuto a una riunione in comando a Belluno, era stato messo al corrente della situazione da uno degli uomini. Aveva assicurato che avrebbe preso provvedimenti; ma non l’ha fatto».