Finché non c’è guerra…

«Durante le guerre, i Paesi in guerra non possono essere forniti. Noi siamo più produttivi nei momenti di pace, quando i dipartimenti hanno il tempo di appurare di cosa hanno bisogno»… in un’intervista il presidente di Fabbrica d’armi parla anche del contratto Us army e Fbi, del nuovo stabilmento in Tennessee e del valore della manodopera italiana.

In un’intervista di Piera Anna Franini pubblicata oggi sul quotidiano Il Giornale, Franco Gussalli Beretta, presidente e amministratore delegato della la Fabbrica d'armi Pietro Beretta, lamenta una flessione del 15% del fatturato: «Nei momenti di forti tensioni, il mercato si ferma. Quanto alla difesa, noi siamo più produttivi nei momenti di pace, quando i dipartimenti hanno il tempo di appurare di cosa hanno bisogno. Durante le guerre, i Paesi in guerra non possono essere forniti». Secondo Beretta «con annate buone, la difesa non va oltre il 20% del bilancio. La costanza del mercato deriva dal civile, dunque caccia e tiro». Nel campo della difesa, l’apporto dell’Italia, al momento «è pari allo 0%. Vi sono stati anni in cui era al 3%. Ma sono ottimista». Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha bacchettato l'Italia per i tagli al bilancio della Difesa (-12,4%). «Non rimane che prenderne atto. Troppi tagli sono stati fatti. L'apparato di difesa di uno Stato è importante sotto tanti punti di vista. Anzitutto per le operazioni internazionali orientate a divulgare il concetto di democrazia. Se non sei equipaggiato come fai ad andare in aiuto? E poi sappiamo che la difesa ha esigenze così complesse e sofisticate che anticipa sempre i tempi. La difesa sprona la ricerca. Spesso le novità tecnologiche vengono incubate lì».

Beretta investe il 5% del fatturato nella ricerca e sviluppo, ma punta ancora tanto sul fattore umano: «Con competenze speciali che spesso passano di padre in figlio. Il successo del marchio si deve alla qualità delle persone, al rapporto che si è andato consolidando. Noi siamo la proprietà, è vero, ma sentiamo che la forza viene dal basso. Per dire. Le visite al nostro museo sono condotte dai dipendenti in pensione: chi meglio di loro conosce la fabbrica?».

Presto sarà inaugurato anche il nuovo stabilimento negli Stati Uniti, a Gallatin nel Tennessee, dove inizialmente ci saranno 100 dipendenti, ma l'obiettivo è quello di arrivare a quota 300. «È difficile trovare la nostra esperienza manifatturiera in giro nel mondo. Il punto forte dell'Italia, infatti, è proprio questo: noi sappiamo ancora produrre. Per il nuovo stabilimento nel Tennessee, nostri collaboratori andranno là ad insegnare determinate competenze». Insegneranno cosa vuol dire “manifattura”. «Non è poi così chiaro che manodopera non equivale al semplice l'assemblaggio. Spieghiamo che per arrivare al prodotto finale noi partiamo dal ferro puro, in mezzo ci sono tante fasi: tutte importanti, nessuna da trascurare».

Sul concorso per la nuova pistola per l’Us army, Beretta che fornisce la M9 da oltre trenta, Beretta è fiducioso: «Abbiamo vinto l'ultima gara d'appalto due anni fa, quindi consegneremo fino al 2017. Le gare sono periodiche, le abbiamo fatte regolarmente e ne abbiamo vinte tante negli ultimi 30 anni. In febbraio abbiamo consegnato campioni di armi con specifiche diverse, concorreremo con altri 15 marchi».

Un accenno anche ai casi italiani di giustizia fai da te… «Come imprenditore di una multinazionale, posso dire che in Italia esiste un insieme normativo completo e complesso, che garantisce elevati standard di sicurezza per tutti».