Fidc: “l’Ispra sui turdidi ha una posizione politica”

In relazione al documento “I tordi in Italia – Biologia e conservazione delle specie del genere turdus” redatto dall’Ispra e da poco reso noto, la Fidc ha diramato una nota

 

In relazione al documento “I tordi in Italia – Biologia e conservazione delle specie del genere turdus” redatto dall’Ispra e da poco reso noto, la Fidc ha diramato una nota nella quale precisa quanto segue: “l’Istituto dimostra di avere sulla materia una interpretazione soggettiva, certamente più politica che tecnico scientifica, con una lettura strumentale dei dati che lo pone in controtendenza con quanto ritenuto valido e sostenibile dagli analoghi Istituti degli altri Paesi europei. Anche in questo caso, come già a luglio scorso con la Guida sulla stesura dei calendari venatori che l’Ispra ha diffuso alle Pubbliche amministrazioni, la Federcaccia si è già attivata, in prima persona attraverso il proprio Ufficio avifauna migratoria e attraverso le organizzazioni interfederative, per riportare la questione nella giusta ottica.

Come più volte espresso, la Federazione ritiene evidente che sulla questione migratoria il nostro Paese soffra di gravi problemi, che si manifestano soprattutto rispetto alla mobilità, ai tempi e alle specie. Difficoltà indubbiamente oggettive – dovute alla mancanza di dati certi per l’assenza di osservatori ornitologici, censimenti attendibili, programmi di inanellamento, personale specializzato – figlie di una ricerca priva di finanziamenti e di interesse da parte della politica.

A questo si aggiunge poi un problema che è anche di natura squisitamente culturale, dove la prevalenza di una sensibilità tipicamente urbana tenta di condizionare anche questo importante aspetto della gestione venatoria. È questo un terreno di confronto che Federcaccia, da sola o con quanti vorranno condividere il suo impegno, non intende evitare né trasformare, pur nella ferma difesa di quelli che ritiene diritti dei cacciatori, in uno scontro. Per questo è a disposizione per contribuire in termini di personale, volontariato, consulenza scientifica e quanto altro occorra, ad aumentare il livello di conoscenza in questo campo perché anche l’Italia allinei le sue politiche di gestione della migratoria agli altri Paesi a noi vicini”.