Dopo Newtown

La Nra ha chiesto categoricamente la creazione di un modello “scudo” di scuole per difendere i bambini. Nuove leggi, invece, non servono, perché esistono già “migliaia di norme sulle armi”. Obama cauto sul secondo emendamento e i controlli. E pareri discordanti a casa nostra…

A una settimana dalla sparatoria nella scuola elementare di Newtown (Connecticut) dove sono stati uccisi 20 bambini e sei adulti, la National rifle association ha rotto ufficialmente il silenzio, ieri, con una conferenza stampa a Washington. La National Rifle Association ha detto che “nessuno ha risposto fino ad ora alla domanda più importante: come possiamo proteggere i nostri bambini?”. La risposta della lobby, per bocca del suo amministratore delegato Wayne LaPierre (nella foto), è difendere le scuole con le armi dalle armi. “La verità è che scuole senza armi hanno lasciato i bambini vulnerabili”, “mostri e predatori lo sapevano e se ne sono approfittati”.

La soluzione sta, per Nra, nel mettere al riparo i bambini da “mostri” come il 20enne Adam Lanza – che venerdì scorso ha ucciso a colpi di arma da fuoco 20 bambini e sei adulti. “Ogni scuola dovrebbe organizzare incontri per garantire protezione ai nostri bambini. Ogni istituto avrà soluzioni diverse in base alle loro esigenze ma servono forze di sicurezza” tra i banchi di scuola “adesso”. “Persone armate e buone” : è questo quanto chiede la Nra negli istituti scolastici americani.

“Perché”, ha domandato retoricamente LaPierre, “il presidente americano Barack Obama così come senatori e deputati al Congresso sono protetti da servizi segreti e forze dell'ordine armate mentre i nostri bambini sono lasciati indifesi?”. LaPierre ha puntato il dito contro “l'industria ombra dei videogiochi violenti” e sul rifiuto a livello nazionale di istituire un “database delle persone mentalmente malate”. Facendo appello a genitori, insegnanti e forze politiche, la Nra ha chiesto categoricamente la creazione di un modello “scudo” di scuole . Nuove leggi, invece, non servono, perché esistono già "migliaia di norme sulle armi". 

Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, che guida una crociata di primi cittadini contro le armi che ha promesso di finanziare con le sue risorse personali, ha definito le dichiarazioni "una vergognosa fuga dalle responsabilità per la crisi davanti al Paese".

L'impopolarità dei controlli sulle armi, in America, resta però ostacolo formidabile da superare per chi vuole riforme: con 270 milioni di pistole e fucili in circolazione, un sondaggio del Pew Center questa settimana ha trovato il 49% a favore di controlli ma il 42% preoccupato di difendere il diritto alle armi. In Congresso si sono già levate voci che criticano qualunque tentativo di reinterpretare in senso restrittivo il secondo emendamento della Costituzione, che protegge il diritto ad armarsi, o rimuovere deregulation che oggi consentono di portare armi nascoste anche in luoghi pubblici e impensabili, comprese le chiese. 

Il presidente Barack Obama, con un video sul sito della Casa bianca, ieri ha risposto a oltre 400.000 americani che dopo la strage di Newtown hanno firmato una petizione per chiedere di affrontare la questione del controllo delle armi. "Come la maggior parte degli americani credo che il secondo emendamento garantisca il diritto individuale di portare armi. Abbiamo una forte tradizione in materia che ci è stata tramandata da generazioni. E la maggior parte dei proprietari di armi in America sono responsabili". Tuttavia ha aggiunto: "Ho incaricato il vicepresidente di mettere a punto una serie completa di proposte concrete per mettere al sicuro i nostri figli. Farò tutto quanto in mio potere per avanzare una proposta al Congresso che tra le altre cose preveda il bando delle armi d'assalto", ha dichiarato il presidente, "ma ho bisogno del vostro aiuto. Perché il cambiamento può avvenire grazie a voi"

A casa nostra, registriamo il parere del senatore pdl Franco Orsi, famoso per una proposta di legge quadro sulla caccia: “Sono felice di vivere in un Paese che ha regole molto rigorose, che non consente la detenzione d'armi a condannati e inquisiti o a persone che fanno uso di droghe o psicofarmaci, che abbiano problemi depressivi o mentali e perfino a persone che semplicemente convivono con persone con questi problemi. Penso che siano giustificati i controlli a cui siamo sottoposti, sia per essere titolari di un Porto d'armi sia durante tutta la validità di questi e che in base alla legge italiana le nostre forze dell'ordine sappiano in ogni momento dove si trova ogni singola arma che è stata venduta in Italia. Non credo sia tollerabile che ci siano degli Stati in cui ciascun cittadino, senza controlli e garanzie, possa acquistare armi, addirittura anche quelle a raffica vietate in gran parte dei Paesi. Lo dico a quelli che coltivano le mie stesse passioni e che spesso si lamentano delle nostre leggi restrittive: in Italia non sono mai capitate queste stragi che così spesso capitano altrove e anzi le statistiche ci dicono che la percentuale dei cittadini che detengono armi legalmente coinvolte in delitti di sangue è inferiore alla percentuale che riguarda la restante parte dei cittadini! Possedere un’arma (e mi riferisco sia all'uso ricreativo e non) è innanzitutto una responsabilità verso se stessi e verso tutti gli altri ed è giusto il rigore della legge italiana perché questo rende tutti più tranquilli e sicuri!”.

Assai discutibile, se non censurabile il parere del presidente dell'Associazione nazionale produttori armi e munizioni (Anpam), Nicola Perrotti, rilasciato a margine dell'assemblea elettiva della Federazione italiana tiro a volo: "Come associazione dei produttori italiani, ovvero l'eccellenza nel mondo in questo campo visto che a Londra tutti e i 18 i finalisti olimpici del tiro a volo usavano materiale nostrano, stiamo facendo pressione sulle lobby Usa affinché affrontino il problema. In America devono fare in modo di arrivare ad una politica maggiormente restrittiva sull'acquisto e l'uso delle armi, ma non è semplice anche se noi continuiamo a fare sollecitazioni in questo senso. Lì qualsiasi limitazione viene sempre vista come una violazione delle libertà individuali". Qualcosa è stato fatto, nota Perotti, come vietare l'acquisto di armi per corrispondenza, ma sarà difficile fare altri passi nella giusta direzione: "C'è sempre questa mentalità da pionieri, di tenere le armi in casa, e chiunque può acquistare anche quelle automatiche, con cui si possono fare delle stragi come quella di ieri. Fatti del genere sono anche un incalcolabile danno di immagine, e noi cerchiamo di far capire che ci vogliono sempre registrazioni e controlli".