Dopo la strage, l’opinione sulle armi non cambia

Un interessante studio del Pew research center ha dimostrato che, dopo le più recenti stragi compiute negli Stati Uniti, l’opinione dei cittadini sulle leggi in materia di armi non è cambiata in modo significativo

Un interessante studio del Pew research center ha dimostrato che, dopo le più recenti stragi compiute negli Stati Uniti, l’opinione dei cittadini sulle leggi in materia di armi non è cambiata in modo significativo. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti la sparatoria alla Virginia Tech dell’aprile 2007, quella di Tucson, Arizona del gennaio 2011 (nella quale il membro del Congresso Gabrielle Giffords è stata ferita gravemente alla testa), e la strage nel cinema di Aurora, in Colorado, del luglio 2012. In tutti e tre i casi, dopo aver intervistato “a caldo” un campione rappresentativo di cittadini, la percentuale tra chi è a favore di un maggior controllo delle armi in mano ai cittadini e chi, invece, è favorevole a una decisa difesa del diritto a possedere armi è rimasta praticamente invariata.

Le percentuali
In particolare dopo la strage di Aurora, il 67 ha dichiarato che quanto avvenuto era un caso isolato di un individuo disturbato, mentre solo il 24 per cento ha dichiarato di ritenere che sparatorie come quella siano il sintomo di problemi più ampi nella società americana. Dal punto di vista dell’orientamento politico, la divisione è netta: tra i repubblicani il 71 per cento è a favore della difesa dei diritti dei possessori di armi, mentre tra i democratici il 72 per cento è a favore di un più stretto controllo. I cosiddetti indipendenti sono al 50 per cento a favore del diritto di possedere armi e al 43 per cento a favore di un maggior controllo. Ancora, tra gli intervistati di sesso maschile prevale la linea della tutela dei cittadini armati (57 per cento contro 38 per cento), tra le donne è l’opposto (56 per cento contro 37 per cento).