Disinformazione su Italia oggi

Il quotidiano Italia oggi, da un paio di giorni, ha messo le armi “nel mirino”: ieri, si è scagliata contro la Beretta 92 in dotazione all’agente che, all’area di servizio di Badia Al pino, ha sparato uccidendo un tifoso. Già, perché se non lo sapeste, la colpa è tutta della pistola. Sì, perché secondo il poco informato giornalista, l’agente della polstrada fu “messo in strada con un’arma da guerra senza sapere che cosa un’arma da guerra sia”. Evidentemente lo sa… Il quotidiano Italia oggi, da un paio di giorni, ha messo le armi “nel mirino”: ieri, si è scagliata contro la Beretta 92 in dotazione all’agente che, all’area di servizio di Badia Al pino, ha sparato uccidendo un tifoso. Già, perché se non lo sapeste, la colpa è tutta della pistola. Sì, perché secondo il poco informato giornalista, l’agente della polstrada fu “messo in strada con un’arma da guerra senza sapere che cosa un’arma da guerra sia”. Evidentemente lo sa il giornalista, che pontifica: “È dagli inizi degli anni ’90 che si accreditano forze di polizia guerriere: un’immagine celebrata in tutte le salse, nelle serie televisive così come il 2 giugno, quando improbabili battaglioni di guerrieri poliziotti sfilano davanti ai paracadutisti, equipaggiati della medesima pistola, la Beretta 92, un’arma da guerra che, come s’è potuto constatare, mal si addice all’impiego negli scenari urbani”. Ah, sì? Ma lo ha spiegato qualcuno al giornalista che prima degli anni Ottanta la polizia faceva parte dell’esercito, con tanto di mitragliatrici e autoblindo? Se quelli di oggi sono “guerrieri”, quelli di ieri cosa erano? Rambo? Marziani? Kamikaze? Mah! E al poco informato giornalista, lo ha spiegato qualcuno che la Beretta 92 è arma da guerra solo in Italia, per la cretinaggine della legge nazionale, mentre nel resto del mondo è una normalissima pistola utilizzata da decine, forse centinaia di corpi di polizia? Va bene essere contro le armi, ma almeno informarsi! Il quotidiano, oggi, si è invece scagliato contro la decisione del ministero della pubblica istruzione di includere, tra le attività sportive e i giochi studenteschi per il 2007/2008 a cui gli istituti possono scegliere di aderire, anche il Tiro a segno. “Alcune scuole”, si legge, “hanno trovato poco conveniente professare in classe il pacifismo la mattina e accompagnare poi gli stessi ragazzi, al pomeriggio, a maneggiare armi. Anche se si tratta di uno sport olimpico. È il caso del liceo classico Dante Alighieri di Roma, che in questi giorni ha vissuto uno scontro piuttosto acceso sull’opportunità di far frequentare agli studenti interessati le lezioni di tiro a segno nel poligono romano di Tor di quinto”. Particolarmente curato anche l’aspetto tecnico: si precisa, infatti, “fosse pure con pistole che sparano a salve, neanche si fosse alla festa patronale di paese”. Rincara la dose il dirigente dell’istituto Dante Alighieri, Carlo Mari: “gli insegnanti di educazione fisica, nel concordare orari e disponibilità con il Tiro a segno, si erano mossi troppo precipitosamente, senza acquisire il parere degli altri insegnanti e dei genitori. E con la cronaca di questi mesi il tema è sensibile, le armi, anche se a salve, fanno paura”. Qualcuno forse dovrebbe spiegare a Italia Oggi che al Tiro a segno le armi per i minorenni non sono a salve ma, al più, ad aria compressa; che, forse, il miglior sistema per far compiere un eccesso a un adolescente è dirgli che una cosa è tabù; che per ottenere un qualsiasi risultato nel Tiro a segno ci vogliono autocontrollo, disciplina e lucidità. Che, semmai, sono proprio gli sport “tradizionali” praticati dai giovani che, soprattutto negli ultimi anni, hanno fatto scaturire i peggiori istinti bestiali.