Di Maio: “no alla proliferazione delle armi”. Ma quale?

Il leader M5s torna sul ddl Cattoi. Peccato che non ci sia alcun rischio di proliferazione. Anzi, paradossalmente…
Ospite a Di Martedì con Giovanni Floris, il vicepremier Luigi Di Maio ha ribadito ieri sera il proprio “No” alla “proliferazione”, o sedicente tale, delle armi. Il riferimento più immediato è alle recenti immagini postate sui social (risalenti allo scorso autunno in occasione dei 40 anni dei Nocs) del ministro dell’Interno Matteo Salvini con in mano una pistola mitragliatrice Beretta recentemente adottata dalle nostre forze dell’ordine. Ma c’è un ben preciso riferimento, anche, al ddl presentato dalla deputata leghista Vanessa Cattoi, relativa alla possibilità di elevare il limite di energia cinetica per le armi ad aria o gas compressi di libera vendita dagli attuali 7,5 joule a 15 joule. Su questo specifico punto, Di Maio ha commentato che “Il M5s oltre alla funzione di governo ha anche la funzione di argine a certe politiche. Come quella delle armi. Se vedo che dopo una legge sulla legittima difesa si presenta un'altra legge da parte delle Lega che dice che dobbiamo far proliferare le armi, quello non è nel contratto”.
Giacché si torna a parlare di questo argomento, e giacché evidentemente basta ripetere una sciocchezza più e più volte per farla diventare verità, è opportuno ribadire (posto che a qualcuno importi…) che l’eventuale elevazione del limite di energia cinetica per le armi ad aria o gas compressi di libera vendita non ha lo scopo di far “proliferare” le armi, bensì eventualmente quello di uniformare la normativa italiana a quella già vigente in altri Paesi europei che, con l’eccezione della sola Germania e del Belgio (e del nostro Paese), prevedono un limite di energia molto più alto per le armi ad aria compressa di libera vendita.
A Titolo di esempio, in Bulgaria è previsto un limite di 24 joule, in Repubblica ceca di 16 joule, in Francia di 20 joule, in Olanda addirittura le armi ad aria compressa sono di libera vendita ai maggiorenni senza alcun limite di energia. E non è che per questo la gente si spari in mezzo alla strada a colpi di “vento”. Né tantomeno si verifica una corsa all’acquisto “in nero” da parte dei cittadini dei Paesi limitrofi, nonostante l’abbattimento delle barriere del trattato di Schengen. Perché, spesso, anche se non c’è obbligo di denuncia, l’acquisto viene comunque registrato (come in Italia, d’altronde). Quindi? Che scopo avrebbe una norma del genere? Be’, innanzi tutto quello di consentire una più libera circolazione ai tiratori sportivi, in particolare delle nuove discipline con l’aria compressa come il Field target e l’Hunter field target, che si troverebbero agevolati nell’attività agonistica senza alcun tipo di contropartita in termini di sicurezza pubblica. Ma potrebbe esserci un effetto secondario che, paradossalmente, potrebbe portare a una diminuzione nell’acquisto delle armi, anziché a un aumento!
L’aspetto più paradossale di un aumento dell’energia per le armi ad aria compressa di libera vendita potrebbe, anzi, essere decisamente opposto a quello paventato da M5s e altri: ovvero, potrebbe frenare la tanto temuta “corsa agli armamenti” da parte degli italiani, dopo l’approvazione della nuova normativa in materia di legittima difesa. Il che, sia chiaro, non ha alcuna influenza sulle modalità di acquisizione legale delle armi da fuoco, quindi se prima occorrevano certi requisiti per potersi “armare”, tali requisiti occorrono anche oggi.
L’apparente paradosso è presto spiegato: oggi, in pratica, se un cittadino vuole acquistare uno strumento di autodifesa per proteggere la propria incolumità tra le quattro mura domestiche, è in pratica costretto a rivolgersi all’arma da fuoco (con relativa trafila burocratica), perché la maggior parte degli strumenti di autodifesa non letali (quindi capaci di provocare un trauma, ma non la morte), che in altri Paesi sono di libera vendita o hanno comunque una normativa di acquisto e detenzione più agevolata, in Italia sono off-limit. Qualche esempio: il Taser? In Italia è equiparato all’arma da fuoco. Le pistole che sparano cartucce in gomma non letali, come le 12 Sapl o le 10×22 Traumatic? Come sopra, sono armi da fuoco per la normativa italiana. A questo punto, la logica e il buon senso indicano la strada: se un cittadino deve fare la trafila prevista per un’arma da fuoco letale, per comprare un’arma non letale, allora tanto vale comprare l’arma letale.
Oggi, pur con il limite di energia di 7,5 joule attualmente vigente, cominciano ad affacciarsi sul mercato strumenti di autodifesa non letali che sparano proiettili in gomma, come le pistole Umarex T4E. Le quali sono, normalmente, prodotte anche con un livello energetico superiore ai 7,5 joule, per i Paesi d’Europa nei quali il limite sia superiore. Generalmente l’energia erogata, in tal caso, è intorno agli 11-12 joule. Un livello di energia che non è in grado di provocare lesioni mortali, è opportuno ribadirlo, ma che consentirebbe una autodifesa efficace tra le mura domestiche. Ora, è abbastanza evidente che nel momento in cui i cittadini possano disporre di uno strumento non letale (quindi anche “sicuro” da un punto di vista, chiamiamolo così, morale) di efficacia credibile, parte di essi sicuramente continueranno a rivolgere la propria attenzione alle armi da fuoco, con tutto il corollario di burocrazia, oneri per la custodia, certificati medici periodici e quant’altro; ma una parte di essi, invece di acquistare l’arma da fuoco, si potrebbe orientare invece verso uno strumento di questo tipo. Ed ecco, quindi, spiegato l’apparente arcano. Ora il problema è solo come farlo capire ai politici benpensanti…