Che incontro di animali!

Una cerva, quattro cinghiali, un bel palancone. La curiosa storia di una foto piuttosto rara di Stefano Franceschetti. E i link a una fotogallery e a un filmato tutti da ammirare…

Osservare, scovare, cercare di capire e inseguire gli animali selvatici con il binocolo, con il fucile o con la macchina fotografica è una specie di malattia cronica da cui non riesco più a guarire, una forza naturale che da circa trent’anni mi da la spinta a non fermarmi, una passione smisurata che, a volte, mi toglie il sonno e mi fa rigirare nel letto, facendomi spesso desiderare di avere almeno due vite per riuscire a realizzare la metà di tutti i sogni che ho. Rimettendo indietro il nastro di centinaia e centinaia di uscite in mezzo alla natura, mi tornano in mente alcune scene irripetibili che ahimè ho “registrato” solo con gli occhi, ma ugualmente indelebili, almeno nel cuore fino al suo ultimo battito.

Altre volte, invece, più fortunato – anche se maldestramente vittima dell’eccessiva emozione – sono riuscito a documentare alcune scene, che senza “quelle prove” sarebbero state davvero poco credibili. Il detto “Nessuno dice più balle del cacciatore quando scende a valle” tutti lo conoscono perfettamente!
È stato così che il filmatino del lupo che affronta il cervo ed il cinghiale, tanto amatoriale quanto nato sotto una buona stella, è stato visualizzato quasi duecentomilavolte in giro per il mondo, e che, in altre occasioni – quando i loro percorsi si sono incrociati magicamente davanti al mio teleobiettivo – ho provato a immortalare gli animali selvatici in atteggiamenti inusuali, nel corso di fugaci e a volte divertenti interazioni.

Questa sera, è stata una di quelle! Visto che che l’economia nazionale non gira sicuramente grazie al mio contributo, mi sono liberato per le cinque e dopo una mezz’ora di curve, in cui ho rischiato di lasciare entrambe le fiancate sui guard rail ed una giovane donna vedova con due orfani a carico,
sono scappato (come al solito) in Appennino bolognese!
Un forte temporale e subito il sole che illumina l’aria pulita. Intanto che gli alberi si scrollano di dosso gocce grosse come biglie, io sono già sul posto. Approfitto di questo rumore e dei tuoni che ancora si sentono in lontananza per percorrere il sentiero nel bosco che mi porta dritto sul bordo di un pratino che mi piace da matti, così incastonato com’è tra gli alberi! Pare un laghetto di erba e le sue rive sono di foglie gialle cadute dai faggi.
Contento anche per aver finalmente vissuto un ottimo e intenso settembre, con un buon abbattimento di un vecchio maschio a caccia e – fotograficamente – dopo un paio di stagioni di “transizione” alla ricerca di un nuovo angolino, per aver trovato un paio di posticini dove respirare in modo davvero “naturale” animali e ruggiti d’amore tutti per me, fuori dai percorsi più battuti, magari migliori dal punto di vista paesaggistico, ma da qualche anno molto disturbati dalla presenza umana. Soddisfatto infine per aver rivisto quasi tutti i “miei” cervi tra cui (non con certezza) il mitico “Pendolino” decrepito e in super regresso, ma anche quello con i “trombotti” corti ed altri animali che conosco e seguo con attenzione da diverse stagioni.
Mi infilo velocemente in un ginepro, ne allargo i rami per far uscire solo la lente frontale, preparo il microfono e controllo con i “fumogeni” la direzione effettiva del vento fin sopra alle alte chiome. Nulla si muove e ancora un po’ adrenalinico dagli ultimi tornanti in controsterzo cerco di rilassarmi un secondo sbriciolandomi qualche bacca nei guanti ed annusandola profondamente. Sento che questa droga da cui sono irrimediabilmente dipendente fa subito contatto col cervello, è proprio il profumo di quando si giocava con le cerbottane dopo la scuola, la resina che si incollava ai vestiti per la gioia delle mamme! Chissà cosa staranno facendo Gildo, Charles e Fabietto in questo momento!? Riapro gli occhi lentamente: ho venticinque anni in più, sto fissando un prato in montagna mentre tutte le persone che conosco sono nei loro uffici! Amo respirare l’aria pulita dell’autunno, non c’è niente che mi emozioni di più che aspettare l’arrivo del cervo in settembre. Sarà grave?!

Controllo i bordi del campo e i due passaggi da cui solitamente escono i selvatici, provo la messa fuoco, clack uno scatto di prova: tutto a posto. Peccato però che manchino gli animali! Effettivamente in questo pratino, a parte la pace dei sensi che si prova senza vedere case, strade, tralicci e senza sentire voci umane, non è che siano successe grandi cose, almeno in mia presenza, quest'anno. Lo scorso settembre, invece, avevo qui assistito a un entusiasmante duello. I cervi intanto bramiscono bene alla mia destra, giù per una scarpata, non li vedo ma sembrano almeno cinque, di cui due vocioni baritoni , potenti e interessanti. La concentrazione di quei maschi e nessun suono proveniente da sinistra mi fa immaginare che qualche femminuccia in calore bazzichi da quelle parti, mostrando il fondoschiena maliziosa, concedendosi solo al più forte e simmetrico della brigata!
Provo due colpetti col tubo, non si sa mai che ne venga su uno a sfidarmi, ma non sarà semplice distoglierli da quella bagarre! Non insisto, non sono altrettanto baritono…sembro una mucca ammalata più che un cervo! Passano dieci minuti, sento camminare nel bosco un animale con
passo pesante nonostante il fondo bagnato. Le corone salgono per prime, ciondolando tra i rami e poi tutto il cervo: “Ostrega è il Tabaccone!”. Tre quintali abbondanti di bestia mi fissano da dieci passi, troppo vicino accidenti. Occasione comunque ghiotta, cerco di girarmi piano-piano, “Mmmmmm” penso, “Se ha compiuto 12-13 anni in mezzo alle carabine fumanti di questa zona non sarà poi così fesso!”, infatti drizza le orecchie e non è per niente convinto, sgrana gli occhi, alza il mento: viaaa! Parte come un razzo! Morale della favola: neanche uno scatto. “Vabbe' almeno l’ho visto!”
Da sinistra sbucano subito due cinghialotti tutti bagnati, lontani per il mio obiettivo, li osservo con calma. La madre con un grugnito li richiama nella macchia e spariscono veloci. Poco dopo dalla stessa parte escono due femmine di daino e un piccolo dell’anno che scodinzolando si dedicano a una chiazza verde, rasandola meglio di un taglia-erba di ultima generazione. Un po’ più su seguendo lo stesso bordo si fanno vedere anche due cerve, tranquille al pascolo e senza maschi al seguito. “Mmmmmmm la luce è oramai agli sgoccioli, mi sa che per stasera non si vedranno più grandi cose”- penso. Il cervo appena scappato in verità non è sceso di molto, anzi pare proprio tornare sui suoi passi e a giudicare dalla insistenza del bramito e dalla frequenza sembra che voglia tornare a vedere che bestia era stata ad emettere quel muggito penoso! Faccio altri due colpetti col tubo, un po’ più credibili…e lo sento che arriva di nuovo! “Basta che non mi inforchi qui nel ginepro come quel famoso cacciatore scozzese…poi mi va bene tutto!” Auuuuuuuuuaaaaaaa continua sempre più vicino, ma non lo vedo, è dietro una piccola quercia, in compenso ad ogni rauca emissione fa vibrare anche me come una foglia facendomi praticamente la messa in piega da quanto lo sento vicino!
Guardo davanti ed esce un maschio di daino! Ohibò un bel palancone, si scava la buca esattamente dove l’aveva l’anno scorso, ci urina dentro, si liscia il pelo, raspa, fa tutte le sue cose per bene e si sdraia nel lek. Si mette anche lui a brontolare, con il suo bramito metallico, a metà strada tra un rutto umano e un grugnito di un maiale. Siamo già in ottobre?! Oppalà è vero! Iniziano anche loro adesso… è già passato un altro anno.
Sto mettendo deciso l’obiettivo su di lui, quando mi accorgo che dalla punta del prato più a monte esce di buon passo un branco di cinghiali! Sono tre scrofe adulte con una miriade di piccolini nati in diversi periodi che entrano decisi nel prato proprio verso il daino accucciato.
Non so più che fare…filmo o fotografo? Per scattare la luce è già debole, ma non posso non provarci, dall’altra parte il filmato, con il movimento, renderebbe di più l’eccezionalità di quella prospettiva. E poi chi metto a fuoco? Il daino in primo piano, i cinghiali in secondo o la femmina di cervo che sta adesso apparendo sullo sfondo!? Inizio a ruotare l’obiettivo dappertutto, indeciso come un bambino che entra in un negozio di giocattoli potendo prendere tutto quello che vuole! Ecco i cervi là dietro (è arrivato anche un maschio subadulto – muto come un pesce!), ecco il daino che fissa tutti questi intrusi (o è lui l’intruso?!), ecco i cinghiali che vengono avanti come un’armata di soldatini neri e pelosi! Un cinghialotto fronteggia comicamente il palancone sdraiato mentre suo fratello gli dà un morsicotto alla punta della coda prendendo una frustata e facendo ribaltare l’altro in terra per lo
spavento (o dal ridere!). Ma non è finita! Il branco di cinghiali punta deciso verso di me. Si sa che le femmine quando hanno i piccoli non sono proprio accomodanti nei modi di fare…
Io sempre immobile nel mio ginepro cerco di seguire un po’ la scena che ho davanti, disattivo l’autofocus che si sta praticamente friggendo e lavoro manualmente, non senza difficoltà. Iniziano ad arrivare i primi striatini di corsa, molto vicino alla mia postazione, troppo vicino, con il 500 mm non riesco più a metterli a fuoco e ciò significa che ce li ho a meno di 4 metri! Ovviamente ho un’altra ottica più larga nello zaino… ma come cavolo faccio a cambiarla adesso?! Grugniscono, si grattano, si chiamano: sembrano tranquilli, verifico che la reflex stia davvero registrando tutto, guardo anche che i file delle immagini siano nel formato raw… so già che qualcuno dei miei amici penserà ad uno scherzetto del digitale!
Iniziano ad arrivare anche le scrofe, vedono subito nei riflessi della mia lente qualcosa che non torna e la voglia di scherzare mi passa tutta d’un tratto, quando un piccolo pensa bene di venirsi a grattare la schiena sul sasso su cui sto appoggiando il piede! Mi fa vibrare anche il cavalletto ed allungando di poco il braccio lo potrei afferrare con una mano! Mi annusa lo stivale toccandolo, ma sono io che sento il suo odore pungente, forse da bagnato è ancora più acre. Arriva la madre veloce col pelo ritto sulla groppa, inizia a soffiare furiosa con la bocca aperta e una bella fila di 44 denti in bella vista! A un metro e mezzo dal mio braccio temo me lo voglia staccare con un morso, mentre infilo la faccia proprio nel gomito per non farmi vedere! Mi viene in mente in un attimo la “chiappa” di quel mio amico toscano con un numero a tre zeri di punti di sutura…
“Ma perché non scappano?! Forse puzzo quanto loro!?”. Qualche cinghiale in questi anni penso di averlo visto… ma non mi sono mai trovato in una situazione del genere. Intanto il cervo fa da sottofondo musicale, forse nel frattempo è pure uscito là in fondo, ma io non ho altri occhi nè altre mani… sono 5 minuti che non respiro e anche il daino ha aumentato di brutto il volume del concerto visto che è arrivata la sua compagna a farsi corteggiare!
Tutti i cinghiali attorno a me iniziano a grugnire come un’orchestra, “Ma cosa ci faccio qui in mezzo io!?” Mi sento un po’ come quello là della televisione che era stato accettato dal branco dei lupi! Le femmine borbottano e presto lanciano l’allarme, si torna subito alla realtà, così mentre i primi del gruppo mi passano sotto-vento e sentono (finalmente) il mio odore, partono tutti come razzi praticamente calpestandomi. La grossa scrofa che chiude la fila, forse non capendo bene il motivo del fuggi-fuggi generale e vedendomi quasi rotolare in terra, nel tentativo di non farmi piallare dagli altri, pensa bene di caricarmi! Le altre poche volte che mi era capitato a caccia (con animali feriti) la cosa era finita abbastanza in fretta, ma così da disarmato e con un animale sano e non particolarmente alle strette, ammetto che non mi era mai successo!
Alzandomi di scatto afferro lo zaino per lanciarglielo addosso mentre d’istinto metto una gamba in avanti per proteggermi: per fortuna in quel momento, grazie anche al mio collaudato “Sciòòò!” che tanto utile mi fu con gli orsi a 14 anni, il cinghiale realizza che sono un bipede e sterza bruscamente verso il bosco senza nemmeno sfiorarmi.
Il suo grugnito e la sua accelerazione però mi resteranno impressi per un bel po’! Mi lascio cadere a terra cercando un Moods con filtro e l’accendino nella tasca del giaccone, la mano trema… è segno che è stata una serata intensa! (non so dire dopo quanto mi sono alzato… ma era già buio pesto e il daino continuava a brontolare!)

Per i cacciatori: non chiedetemi dov'è il posto!

Per i fotografi: neanche voi! Era quasi buio ed ho fatto il possibile per tenere alta la qualità delle immagini e documentare senza stacchi nelle riprese la particolarità del momento. Le foto, tanto per darvi l'idea della luce, sono scattate con valori iso compresi tra 6.000 e 12.800…e diaframma a tutta apertura. Quelle che vedete nella serie completa del Fotodiario sono così come sono uscite dalla scheda senza nessuna correzione, le tre che ho inserito in "Ultimi scatti 2012" sono state, invece, un po' sistemate in post produzione (curve, livelli, riduzione del rumore, tonalità e un po' di ritaglio).

Per tutti gli altri: non ero in un recinto! 

Ho caricato un piccolo slideshow con l'intera sequenza fotografica e c'è anche il filmatino in alta definizione (senza tagli e con l'audio originale).