Cervi del Velino-Sirente: riparte il solito ritornello

La Regione Abruzzo ha assegnato ad una Società specializzata il monitoraggio della specie cervo e cinghiale in vista di una gestione nelle aree contigue del Parco Sirente-Velino. Tutta l’operazione è stata autorizzata dall’Ispra, la società incaricata dei monitoraggi è la Dream Italia. Il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene, ha trasmesso al vicepresidente Agricoltura Emanuele Imprudente, ai rispettivi Presidente e Direttore del parco, Francesco D’Amore e Igino Chiuchirelli, la propria soddisfazione per aver viste riconosciute le tante difficoltà più volte espresse. Manco a dirlo, subito il Wwf ha scatenato le proprie ire con un comunicato nel quale denuncia che sia stata affidata l’indagine numerica, e gestionale, a “una ditta esterna”. Per inciso la Dream opera nel settore, in Italia e all’estero, da circa 45 anni, coinvolgendo circa 150 collaboratori per indagare, valutare e gestire. Ben nota per la professionalità a chiunque si occupi di tali argomenti. Valuteranno dimensione della popolazione, numero per sesso, classi d’età eccetera.

Naturalmente, ai tanti problemi di chi riceve danni alle coltivazioni la risposta da parte animalista sono le solite soluzioni: i recinti elettrici e i sottopassi o sovrappassi per garantire lo spostamento della fauna selvatica rispetto alle arterie stradali. Tutto questo, dicono, eliminerebbe il problema di “farne fare le spese ad animali bellissimi come cervi e caprioli”. Per cui, come sempre, esistono animali belli, bellissimi e brutti. Ancora peggio quando una loro responsabile dichiara: “alcuni paesi hanno fatto della presenza dei cervi un vanto e un elemento peculiare e di riconoscibilità. Che utilizzano anche per la promozione turistica. Difficile continuare con questa immagine virtuosa se a quegli stessi animali, che si osservano pacifici nei paesi, si spara”. Per cui, paesi-zoo. Tanto criticati sotto i tendoni dei circhi, ma ben accetti per farne marionette penose in giro per i paesi a mendicare cibo in cambio di un selfie. Infine, la perla è che tutto questo sarebbe fatto per assecondare i cacciatori. È opportuno chiarire, per l’ennesima volta, che quest’ultimi non contano proprio nulla nelle decisioni. Vengono solo interpellati come esecutori. Al contrario invece è vero che finalmente le regioni, i parchi e tutte le aree protette, si stanno accorgendo sulla loro pelle dello scempio che le associazioni animaliste hanno portato avanti per anni: decenni di aree interdette ad abbattimenti selettivi, proliferazione incontrollata di specie come il cinghiale, i cervi seguono a ruota, caprioli che vanno sempre più in diminuzione perché troppo pressati da altre specie più prepotenti. Adesso, finito il tempo delle vacche grasse, ci si accorge delle migliaia di animali che invadono strade, paesi, città, provocano danni ingenti ad agricoltura e ad auto in movimento.