Canada: il bando di Trudeau servirà a poco perché…

Si moltiplicano le analisi sull’omicidio di massa che ha determinato il decreto di messa al bando di 1.500 modelli di armi in Canada: il provvedimento rischia di essere inutile perché…

Non ci voleva, probabilmente, un genio per capirlo anche subito. Sta di fatto che le voci critiche o quantomeno perplesse sull’efficacia dell’ormai famigerato provvedimento di messa al bando di molti modelli di armi, semiautomatiche e non, da parte del primo ministro canadese Justin Trudeau in risposta alla strage compiuta in Nuova Scozia, sono sempre più numerose.

Le perplessità si concentrano in particolare sull’analisi della provenienza sia delle armi utilizzate da Gabriel Wortman, il dentista responsabile dell’omicidio di decine di persone nella località di Portapique, sia in generale delle armi utilizzate dalla criminalità comune e organizzata in Canada. Armi che, in percentuale sostanziale, non solo sono di provenienza illecita ma sono anche provenienti dal contrabbando con gli Stati Uniti. Il dato è particolarmente significativo nell’area della città di Toronto, nella quale si stima che oltre il 70 per cento delle armi illegali utilizzate dai criminali sono di provenienza statunitense.

Al confine tra i due Paesi, la polizia di frontiera canadese sequestra circa 600 armi all’anno, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di armi che i turisti statunitensi, cacciatori o tiratori sportivi, si sono semplicemente dimenticati nel baule dell’auto, prima di decidere di fare il loro giro turistico di là dal confine. Tanto è vero che le autorità canadesi hanno intrapreso una vera e propria campagna informativa, per ricordare ai turisti americani di lasciare le loro armi a casa prima di iniziare il viaggio. Il grosso delle armi, tuttavia, che viene contrabbandato volontariamente segue strade terrestri nelle quali risulta difficile, se non impossibile, una analisi capillare di tutti i veicoli e riesce quindi così ad arrivare indenne sul mercato nero.

Uno degli aspetti che è balzato all’attenzione degli analisti è che l’autore della strage di Portapique era un normalissimo dentista, con una vita apparentemente normale e, altrettanto apparentemente, senza alcun tipo di legame con la criminalità comune od organizzata. Ciò nonostante, è stato anch’esso in grado di procurarsi illegalmente armi e più precisamente almeno tre delle quattro che ha utilizzato erano per l’appunto di provenienza statunitense. Anche la quarta, proveniente dal Canada, era comunque di provenienza illegale in quanto l’autore dell’eccidio non aveva alcuna autorizzazione di polizia che gli consentisse l’acquisto o la detenzione di armi.

Tra le misure annunciate da Trudeau per rafforzare il controllo sulle armi, vi sono anche misure anti-contrabbando, la cui efficacia tuttavia, ancora prima di conoscerne il contenuto, suscita più di un dubbio negli analisti, atteso il fatto che in alcuni Stati americani oltre il confine del Canada per poter acquisire armi da fuoco non è neanche necessario essere né cittadini, né almeno residenti, bensì è sufficiente ottenere una licenza di caccia statale.

La conclusione degli analisti, quindi, è che una legge canadese sulle armi potrà essere buona, solo in quanto “buoni” siano anche i rispettivi vicini…