Caccia alle streghe in provincia di Treviso

La questura di Treviso ha annunciato che verranno effettuate verifiche a tappeto sui detentori di armi da fuoco in tutta la provincia. Su di loro ci saranno accertamenti per appurarne le condizioni medico-psicologiche, in modo da togliere l’arma a coloro che possano rappresentare un pericolo. A far propendere la questura per questo tipo di verifiche, oltre ai recentissimi fatti di cronaca in Veneto, fra tutti quello della 16enne ammazzata a colpi di pistola dal fidanzato di 30 anni ad Asseggiano

La questura di Treviso ha annunciato che verranno effettuate verifiche a tappeto sui detentori di armi da fuoco in tutta la provincia. Su di loro ci saranno accertamenti per appurarne le condizioni medico-psicologiche, in modo da togliere l’arma a coloro che possano rappresentare un pericolo. A far propendere la questura per questo tipo di verifiche, oltre ai recentissimi fatti di cronaca in Veneto, fra tutti quello della 16enne ammazzata a colpi di pistola dal fidanzato di 30 anni ad Asseggiano (Ve).

Si partirà dai titolari di licenza per la detenzione rilasciata più in là nel tempo: con gli anni le condizioni psicologiche e l’effettiva attitudine a possedere l’arma possono essere mutate. Quindi verranno rinnovate le certificazioni sanitarie per chi dimostra di essere ancora in grado di disporre dell’arma, mentre agli altri, appunto, sarà tolta.

Le operazioni, che riguarderanno decine di migliaia di trevigiani, saranno compiute da polizia e carabinieri. Saranno oggetto di controllo praticamente tutti i tipi di possessori, dal cacciatore al collezionista. Precedenza, comunque, a chi ha solo la licenza di detenzione, soprattutto se datata: chi ha il porto d’armi – che consente di portare l’arma al di fuori della propria abitazione – ha l’obbligo di rinnovarlo periodicamente a distanza di non più di qualche anno.

È una procedura “cautelare” che secondo i dati più recenti diffusi dalla questura coinvolgerà oltre 15 mila persone. «Saremo fiscali», spiega il questore di Treviso, Carmine Damiano (a destra nella foto), «valuteremo le singole istanze caso per caso anche considerando fatti contingenti. Un modo per tutelare la cittadinanza, visti gli ultimi drammatici fatti di sangue avvenuti alle porte della Marca».

Ad affiancare la questura nell’attività di controllo saranno anche le compagnie dei carabinieri del territorio. Una sinergia il cui obiettivo è creare una rete capace di agire in fretta e capillarmente. «Agiremo tenendo ben presenti le norme», prosegue Damiano, «per accertare che non ci siano pazzi armati liberi di agire».

Non bastava il pm anti-armi di Venezia, Roberto Terzo, ora si aggiungono le dichiarazioni e le iniziative personali del questore di Treviso. Ci aveva pensato, a suo tempo, addirittura l’ex ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, che dopo aver spillato quattrini al cittadino con una revisione straordinaria della visita medica, non aveva potuto fare a meno di ammettere la “sostanziale affidabilità” dei detentori di armi perché meno dello 0,5 per cento delle licenze valide erano state ritirate. Il questore di Treviso crede di fare meglio? È preoccupante e ci domandiamo come. Soprattutto come faranno poliziotti e carabinieri a stabilire se un cittadino è pazzo o potenzialmente tale? E ci auguriamo bene che tengano ben presenti le norme! Roba da non credere!

La Tribuna di Treviso ha dedicato le prime 3 pagine all’argomento, esaltando l’iniziativa del questore, arricchendola di commenti e delle solita demagogia. Troppo facile accusare la categoria senza diritto di replica.

La cronaca stessa dimostra che l’indisponibilità di un’arma da fuoco non impedisce di per sé, purtroppo, il verificarsi di questi tragici fatti di sangue. E, invece, resta sempre più facile prendersela con cittadini che più onesti non si può, perché per detenere e usare le armi occorrono fior di verifiche.