“Cacciopoli” o “Bufalopoli”? La Fidc si indigna con La Padania

La Federcaccia ha replicato con un comunicato di fuoco alle informazioni diffuse sul quotidiano La Padania di domenica e lunedì scorsi. “Alcuni articoli apparsi negli ultimi giorni su diversi organi di informazione e in particolare quelli del quotidiano “La Padania”, sono stati causa di una serie di attacchi alla Federazione Italiana della Caccia con accuse – peraltro gratuite ed infondate – lesive della sua dignità, di quella dei suoi associati e di tutti i cacciatori

La Federcaccia ha replicato con un comunicato di fuoco alle informazioni diffuse sul quotidiano La Padania di domenica e lunedì scorsi.

“Alcuni articoli apparsi negli ultimi giorni su diversi organi di informazione e in particolare quelli del quotidiano “La Padania”, sono stati causa di una serie di attacchi alla Federazione Italiana della Caccia con accuse – peraltro gratuite ed infondate – lesive della sua dignità, di quella dei suoi associati e di tutti i cacciatori.

Nei citati articoli, si vorrebbero delineare trame e disegni poco chiari nelle attività della Federazione, nei suoi rapporti con la compagnia assicuratrice, con la Fidasc e più in generale una cattiva gestione e un presunto grave dissesto economico.

In realtà, le notizie riportate sono tutte e nella migliore delle ipotesi, palesi “bufale”, delle quali anche la più semplice verifica preliminare – doverosa per deontologia professionale – come anche la possibilità di un preliminare contraddittorio – pure esso più che doveroso – avrebbe immediatamente chiarito la più assoluta infondatezza.

Viene da chiedersi, allora, se si sia di fronte a “Cacciopoli” come titola La Padania) o non piuttosto a “Bufalopoli”, luminoso esempio di cattiva informazione.

Sebbene non sia difficile, per qualunque conoscitore di “cose di caccia”, distinguere la verità da sparate così grossolane, Federcaccia, anche per dare una risposta ai legittimi dubbi dei propri associati meno consapevoli del funzionamento della federazione, ha inteso precisare, anche con una mirata e precisa azione legale, che:

1)                  I bilanci di Federcaccia sono più che trasparenti: vengono distribuiti all’Assemblea Nazionale, posti a disposizione di ciascuno dei Presidenti delle Sezioni sparse in tutto il nostro Paese e dall’Assemblea. Successivamente, sono discussi e votati, dopo essere stati elaborati e licenziati dal Consiglio Nazionale, espressione di tutte le Associazioni Regionali della Federazione, nonché, prima di allora, sottoposti al vaglio critico del Collegio dei Sindaci, ove trovano posto fior di professionisti, Revisori Ufficiali dei Conti. Giova puntualizzare che, sebbene i bilanci presentino delle difficoltà, a causa del forte costo della capillare struttura federale, del costante aumento dell’impegno economico per l’assicurazione obbligatoria a favore dei Soci e della costante diminuzione del numero dei cacciatori, la situazione patrimoniale della Federazione sia assolutamente serena, priva come essa è di indebitamento e proprietaria di immobili sparsi in tutta Italia, spesso di assoluto prestigio. Proprio per mantenere in prudente prospettiva di lungo periodo un tale stato di sostanziale “salute economica” di fondo, Federcaccia sta mettendo a punto una generalizzata e condivisa cura ‘dimagrante’, ispirata peraltro a quella trasparenza di percorso e di obiettivi che costituisce da sempre una vera e propria “bandiera” della attuale Dirigenza.

2)                  Premesso, per doveroso inquadramento, che Federcaccia è associazione privata, che risponde, da sempre, in totale democrazia partecipativa, tramite i propri Dirigenti regolarmente eletti, alle centinaia di migliaia di associati, è ben vero che essa riceve – come tutte le altre Associazioni Venatorie riconosciute – denaro dallo Stato, ma lo fa in forza dell’art. 24 della Legge 157 dell’11 febbraio 1992, talché sarebbe bastato leggere la norma per apprendere che il preteso “finanziamento”, è in effetti un parziale rimborso di maggior somma pagata da tutti i cacciatori allo Stato, espressamente per garantire il funzionamento del Comitato Tecnico Faunistico Nazionale, per pagare l’adesione italiana al Consiglio Internazionale Caccia e Conservazione e per ristornare parte del contributo, proporzionalmente ai rispettivi Soci, alle Associazioni Venatorie nazionali riconosciute!

3)                  L’ultimo contratto per l’aggiudicazione dell’assicurazione, proprio quello con Assitalia, è stato vagliato e proposto da una Commissione pienamente autonoma, composta da rappresentanti delle varie Regioni, con scelta tra 8 soggetti chiamati a partecipare, che ha avuto l’approvazione del Consiglio Nazionale e dell’Assemblea, il tutto con la massima trasparenza e con l’obiettivo di ottenere le migliori condizioni per gli iscritti.

4)                  Corrisponde a verità che Fidasc abbia rapporti con Federcaccia ed è del resto naturale che le manifestazioni cinofile o di tiro utilizzino gli stessi terreni vocati. La Fidasc, peraltro (notizia, anche questa, tutt’altro che segreta ma anzi nota a qualunque appassionato del settore), è nata per decisione di alcuni “soci fondatori”, che furono proprio le Associazioni Venatorie riconosciute dallo Stato, le quali, mediante apposito protocollo, si sono impegnate al pagamento proporzionale di un contributo per la sua fondazione ed operatività. È ovvio che, essendo Federcaccia maggioritaria, essa, pro tempore, esprima la Presidenza, ma in Fidasc sono rappresentate, con Dirigenti vari (tra cui un vicepresidente) anche tutte le altre Associazioni Venatorie. È vero anche che Fidasc versa un modestissimo contributo di alcune migliaia di euro alla società editoriale Greentime srl, ma solo in forza di un palese e regolare accordo sulla scorta del quale a Fidasc viene riservato apposito spazio, per le sue iniziative e le sue attività, sulla rivista quindicinale “Caccia e Tiro”, che perviene in abbonamento postale a tutti gli operatori e appassionati. Cosa che avviene con analoghe modalità anche con altre Federazioni sportive, come la Fitav e la Uits. Il tutto da sempre e sotto la luce del sole: appare sconcertante proporre come scoop giornalistico una “non notizia” di tal fatta.

5)                  È, infine, grossolanamente falso che per la prima volta una assicurazione indennizzi la morte del cane da caccia. Come tutti i cacciatori sanno benissimo, da innumerevoli anni le polizze di tutte le Associazioni Venatorie contemplano tale rischio ed è diffamante anche solo infondere il sospetto che tale garanzia sia stata stipulata per invogliare un illecito, come la soppressione di un ausiliare, tanto più che il massimale è spesso ridicolo in rapporto all’effettivo valore di cani adulti e dressati, che spesso ammonta a decine di migliaia di euro e per i quali i proprietari/cacciatori (persone oneste, perché in Italia persino l’attesa di giudizio comporta la sospensione della Licenza di Caccia…), farebbero follie, considerandoli alla stregua di veri e propri componenti della famiglia! Questi incidenti, comunque, sono casi limitatissimi, al di sotto dell’1% degli assicurati, laddove è ben noto che alcune forme di caccia, come quella al cinghiale, hanno una pericolosità elevata per morte o ferimento.

6)                  È  invece gravissimo, privo di scusanti e palesemente diffamatorio anche solo ipotizzare il passaggio di “denaro sporco” a favore dei vertici della Federazione, asserzione che si commenta da sola e che necessiterà di vaglio da parte dell’Autorità giudiziaria, coinvolgendo, tra l’altro, non più solo l’Associazione in quanto tale, ma anche la rispettabilità e l’onore di persone fisiche singolarmente individuabili.

Insomma, si tratta, da un lato, di notizie grossolanamente inesatte, riferite senza alcun preliminare controllo, nonché, dall’altro lato, di vere e proprie diffamazioni.

A fronte di ciò la Federazione Italiana della Caccia ha dato mandato di agire in tutte le sedi opportune, sia giudiziarie che avanti le Autorità Garanti ovvero ancora a quelle di disciplina professionale, per dare sfogo alle iniziative del caso nei confronti, da un lato, di chi risulterà responsabile e/o corresponsabile di affermazioni inveritiere e diffamanti e, dall’altro, per la contestazione di tutti i gravissimi danni, anche in termini di immagine e di rapporto con gli associati, che siano derivate o possano derivare alla Federazione in dipendenza di quanto pubblicato.

Nel contempo, tramite i propri legali, Federcaccia sta diffidando chiunque dal dare pubblica notorietà ad ulteriori notizie, che poi dovessero risultare infondate e lesive dell’onorabilità e dell’immagine dell’Associazione, dei suoi Dirigenti ed Associati e comunque dei cacciatori tutti, in carenza di riscontri o contraddittorio, che Federcaccia è sempre stata disponibile a dare.

Sebbene il miglior biglietto da visita per la Federcaccia sia la trasparenza con la quale opera e la fiducia e la partecipazione della propria base associativa, spiace constatare che in questi tempi in cui le energie di tutti dovrebbero essere finalizzate ad assicurare un solido futuro per la caccia, si debbano sprecare tempo e risorse per difendersi da un simile fango, offensivo e nocivo per tutto il mondo venatorio”.