Botta e risposta tra Arcicaccia e Armi e Tiro

Il presidente nazionale di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, esprime il proprio commento sui contenuti del fascicolo di aprile di Armi e Tiro:”Ho appena letto il numero di aprile 2008 di Armi e Tiro e mi consentirà di proporLe alcune considerazioni sul dibattito di politica venatoria da Lei aperto. Mi spinge a scriverLe la convinzione che il confronto democratico è “essere Associazione”, altrimenti non lo si è senza se e senza ma. Il “metodo del dibattito e del confront… Il presidente nazionale di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, esprime il proprio commento sui contenuti del fascicolo di aprile di Armi e Tiro: “Ho appena letto il numero di aprile 2008 di Armi e Tiro e mi consentirà di proporLe alcune considerazioni sul dibattito di politica venatoria da Lei aperto. Mi spinge a scriverLe la convinzione che il confronto democratico è “essere Associazione”, altrimenti non lo si è senza se e senza ma. Il “metodo del dibattito e del confronto” l’ho praticato personalmente da quando dirigo, con orgoglio, la mia Associazione ed è nel DNA dell’Arci Caccia, che per anni da altri è stata accusata di essere troppo democratica. Riunioni, congressi serrati confronti delle idee ma sempre rispettosi delle regole fondanti la democrazia interna e, per decidere, un iscritto un voto: questo è il nostro metodo. Abbiamo avuto l’onore di rompere tanti tabù: il primo Ministro all’ Ambiente di Alleanza Nazionale, Matteoli, su nostro invito, è entrato nella scuola del PCI alle Frattocchie per un Convegno promosso dall’Arci Caccia; il Presidente del CPA, Maltagliati, ebbe il primo confronto pubblico con gli ambientalisti nel nostro Congresso di Montecatini. Ciò ricordato, mi consenta di dirLe che la scelta del confronto democratico come metodo è incompatibile con la critica di chi pretende il dibattito e poi lo “bolla” come sceneggiata o teatrino. La caccia è e resterà solo a condizione che poggi su proposte serie, durature, credibili e realizzabili. Questa è la nostra premessa metodologica che ad oggi troviamo unica anche per affrontare quella crisi mondiale che è in essere come scrive il sig. Bonuccelli del quale però non mi convince la terapia. Se si pensa ai Partiti dei cacciatori, diciamo subito: hanno già fallito, come i numeri hanno dimostrato, in Italia e in Europa. Le grandi crisi culturali non si affrontano abbaiando alla luna. Invito sempre me stesso quando sono preso da tentazioni di questo tipo ad andare a verificare i voti, delle liste dei cacciatori, nelle diverse tornate elettorali. Partendo dal bicchiere mezzo pieno: i problemi della caccia ci sono e delle rappresentanze associative pure, ma a caccia andiamo. Anche se c’è un tema che non possiamo far finta di ignorare: il rapporto con le nuove generazioni; sempre meno giovani vanno a caccia in Italia e nel Mondo e quelli che arrivano non sperano di fare battute di caccia alla … peppola. Ci sono alcuni dati riportati nella rivista di aprile relativi ad una indagine fatta dal sig. Stincardini che andrebbero approfonditi, territorializzati (aree rurali ed urbane), comparati con quelli di altre analisi, per esempio della Provincia di Roma. Ma un’esigenza mi sembra molto chiara e da condividere: un nuovo associazionismo unitario, nuovi gruppi dirigenti. Potrei dire squadra che vince non si cambia; noi siamo un gruppo dirigente nazionale e territoriale tra i più giovani e nuovi e la 157è la legge in essere. Non basta, siamo i primi a dire che c’è bisogno di regole, di democrazia, di possibilità per i cacciatori di scegliere, partecipare, gestire; è questa la strada da imboccare. Con onestà perché insieme occorre anche conoscenza e consapevolezza delle richieste degli altri, agricoltori e ambientalisti, su rigore scientifico nelle proposte e sulla contrarietà a frantumare ulteriormente la caccia non solo per tipi (come riportato da Armi e Tiro), ma anche tra cacciatori che lavorano per la caccia, fanno volontariato e gestiscono le Zone di Ripopolamento da una parte e cacciatori provenienti dalle grandi metropoli, dall’altra. A questo punto mi permetta di farLe una domanda: in tema di mobilità, quanti rappresentanti delle Associazioni venatorie che la propongono hanno votato contro nella Regione Sardegna o a Matera, in Molise o a L’Aquila o a Viterbo e ad Alessandria, in Toscana, in Emilia, in Friuli, a Pavia o a Mantova la richiesta di togliere le limitazioni di mobilità per i non residenti e così rischiare le tessere!!! Anche rispetto al dibattito sull’uso dei pallini d’acciaio nelle sole zone umide, come prevede la Convenzione di Aewa, occorrerà mettere meglio in armonia la predica con la pratica; ormai la pubblicità delle fabbriche è esclusiva per le armi con le canne predisposte per l’acciaio, vogliono venderle così come fanno all’estero. Poi le stesse Organizzazioni di produttori di armi e cartucce sponsorizzano articoli di critica ai pallini di acciaio. Ricordiamo le critiche delle Regioni nelle Audizioni parlamentari e quelle degli agricoltori. Se la legge 157/92 (pur con migliorie da individuare e concordare con le altre categorie), ha retto finora all’urto dei denigratori, ci sarà pure una ragione: forse è stato un po’ anche per la nostra forza!!! Non siamo così stupidi (e lasciamo volentieri ad altri il ruolo di Superman) da pensare che sia tutto e solo merito nostro; siamo consapevoli che ci sono state altre forze della società, una maggioranza silenziosa ma non troppo, che il centrodestra ed il centrosinistra hanno ascoltato. A gennaio 2008 il Presidente della Federcaccia, avv. Timo dichiarava: “…Le deroghe sono uno strumento serio e come tale devono essere utilizzate. Vanno applicate rispettando la legge e non usate per permettere di cacciare specie non cacciabili…” Sempre ad “Armi e Tiro Febbraio 2008: Franco Timo (FIdC) “… che la legge 157/92 sia una buona legge e che il tempo ne mostri qualche limite da eliminare con una “chirurgica” modifica. Prima di mettere mano ad una legge che ha cambiato radicalmente il modo di andare a caccia nel nostro Paese è necessario avviare confronti con gli agricoltori, con gli ambientalisti e con una maggioranza politica trasversale ai due schieramenti. Nessuna modifica dovrà essere apportata senza attenta riflessione….” Noi queste parole le abbiamo assunte, perché credibili, realistiche, valide. Se non ci si vuole prendere in giro, come Lei sembra auspicare cosa “ci azzecca” il metodo e la cultura della concertazione sopra proposta con quanto scritto da Face Italia ed in parte riportato nel suo editoriale? Neppure la FIdC, in giro per l’ Italia, è così convinta e, tanto per essere chiari e trasparenti, in data 13 marzo 2008 in un incontro a Bologna alla presenza dell’Assessore alla Caccia della Regione Emilia Romagna per preparare un Convegno sugli ATC, il Presidente Timo, discutendo, ha dato una sua interpretazione del documento unitario che dichiarava che non si voleva proporre la caccia a febbraio o la mobilità non programmata per la “migratoria”. Io, semplicemente, chiedo di chiarire, non mi piace il poker né il bluff. Il confronto continua e voglio tranquillizzarLa abbiamo ed avremo la forza e la buona volontà per proseguirlo alla luce del sole, a prescindere dal Governo che ci sarà. A tal proposito speriamo e ci auguriamo – esprimendo un pensiero libero e autonomo – non vada all’Agricoltura o all’Ambiente l’on. Pecoraro ma neppure vadano animalisti e autorevolissimi dirigenti di primo piano del Popolo delle Libertà molto famosi quali l’on Frattini o la Signora Brambilla, espressione di un movimento organizzato quale i Circoli delle Libertà. Io sono ottimista: se il mondo venatorio non cederà all’opportunismo e a sterili nostalgie ma saprà costruire relazioni alla luce del sole potremo rinnovare le emozioni per la caccia che già oggi viviamo. Ci auguriamo che in Italia, ad aiutare i cacciatori, ci sia una stampa di settore non ideologicamente subalterna, sempre libera, anche di parte nelle idee per la caccia, ma non censoria o disponibile a manipolazioni; che svolga un suo ruolo incalzante ma senza scegliere tecniche di persuasione occulta per stimolare qualunquismo e populismo, cosa utile solo a lasciare campo libero alla politica a continuare a far ridicole promesse. Concludendo, mi permetto di segnalarLe che, nella Sua Rivista, le pagelle sui candidati sono un po’ confuse e non proprio rappresentative delle cose fatte dai Parlamentari della vecchia Legislatura e degli impegni dei candidati per la futura. Mi permetto, inoltre, di segnalarLe cortesemente che sono l’unico, per ora, a cui viene attribuita una connotazione di partito. Niente di male, naturalmente, ma sarebbe utile e corretto, senza scomodare la par condicio, segnalare ai lettori, la vicinanza del sig. Timo con Alleanza Nazionale più volte dichiarata (l’unico leader intervistato dal Cacciatore Italiano è di Alleanza Nazionale), il dott. Cardia è stato Sottosegretario del Governo Dini (oggi Popolo delle Libertà). Diciamo anche dei rappresentanti delle Associazioni della Face, consiglieri del Ministro di An, della vicinanza di Alleanza Nazionale alla Confavi (se non sbaglio c’è anche qualche Eurodeputato responsabile del settore di An impegnato nella rappresentanza della discussa Confederazione). E’ quando oggettiva che l’ informazione è utilissima. Poi si può pur tifare per qualcuno o qualcosa, sostenere che certe promesse fanno più piacere di altre, far sapere che se vince uno schieramento siamo più contenti (altro che bipartisan!): è anche questo un modo di uscire dal vecchio, basta dirlo e farlo con onestà e trasparenza e non più contrabbandando singole aspirazioni per acclarate”. [

] La risposta del direttore di Armi e Tiro, Massimo Vallini: “Gentile presidente, La ringrazio della Sua risposta e replico. Sono ottimista per il governo perché ho intervistato parlamentari dell’uno e dell’altro schieramento, come avrà senz’altro letto. E nessuno ha espresso intenzioni troppo “bellicose” nei confronti della caccia e della legge 157/92. Pur da aggiornare, senza patemi, ammesso che sia possibile senza rischi eccessivi. È d’ altra parte innegabile che tutti i cacciatori, di qualsivoglia credo politico, non possano avere apprezzato il governo uscente a causa del ministro Alfonso Pecoraro Scanio. Come non avranno apprezzato Giuliano Amato. E, prima di lui, Giuseppe Pisanu. La difesa dei nostri diritti di cacciatori passa anche per la difesa delle armi tout court e della attività sportive e ludiche che con esse si praticano. E, Le dirò di più, passa anche attraverso la difesa del diritto al rilascio del Porto d’arma per difesa personale. Quelle schede sui parlamentari che Lei genericamente giudica confuse hanno invece un fondamento preciso: sono i candidati, a destra o a sinistra, che hanno firmato disegni di legge contro le armi o le attività che con esse si praticano. È stato impegnativo stilare, 20 giorni fa, una simile classifica. E ha già dato qualche frutto: qualche dissociazione, per esempio. Ma siamo sotto elezioni… Non mi preoccupano le elezioni e il governo prossimo venturo, mi preoccupa di più l’ Italia. Non mi preoccupano tanto i partiti dei cacciatori, mi preoccupano di più i presidenti delle associazioni che fanno i politici. E, poi, non sono nemmeno capaci di far valere il peso dei loro iscritti nei confronti dei politici. Le ripeto un invito che ho scritto in neretto nell’editoriale: “lasciamo la caccia fuori dai proclami e dai giochi politici. Fuori dai moralismi”. Ma certo occorre lavorare per la caccia e la sua immagine, facendo leva anche sul mondo politico. Occorrono soluzioni tecniche, pratiche, alla portata di tutti, con uomini che le portino avanti. Giovani magari, con un patrimonio incontaminato di idee e di creatività. Non mi intriga il tifo, la professione mi ha insegnato a essere obiettivo. A non accettare manipolazioni o subalternità. Anzi, a incalzare e stimolare. Non mi basta ripetere l’abusato ritornello sull’unità delle associazioni venatorie. È una scusa per non fare nulla, per andare al rimorchio. Mi interessa il presente e il futuro. E, semmai, mi interessano risposte: quale unità? E dopo l’unità? In alternativa? Perché qui si perde tempo, come si perde tempo nelle sceneggiate. La caccia diventa sempre più affare delle amministrazioni locali: può essere un bene a patto che gli Atc e i cacciatori localmente sappiano muoversi, abbiano referenti di qualità. Ecco una cosa che le associazioni dovrebbero fare meglio: costruire dirigenti. Mica per organizzare convegni, ma per agire sul territorio, comunicare con i media e con le amministrazioni, fare da tramite con i cittadini, cacciatori e non cacciatori. Andare nelle scuole, insegnare l’ ambiente come lo conosciamo noi cacciatori. Ma basta, questo è compito Suo e di altri. Non ho nessuna ambizione in questo campo”. [

] La controrisposta di Veneziano: “mi scuserà se mi permetto di aggiornare le mie riflessioni alla luce della Sua replica. Lo faccio, mi creda, augurandomi che i cacciatori, a partire dagli iscritti all’Arci Caccia, dedichino un po’ più di tempo alla lettura delle riviste specializzate e partecipino più numerosi ai Convegni e ai dibattiti interni alle loro Associazioni di riferimento e a quelli esterni e aperti a tutti, anche ad altri che esprimono posizioni o interessi diversi perché, converrà con me, più cresce la consapevolezza e la capacità critica, più si conoscono le idee degli altri, a cominciare da quelle degli avversari, e più si è in grado di rappresentare al meglio i propri convincimenti e le proprie ragioni. Da parte mia Le assicuro che la corrispondenza tra noi intercorsa, gli articoli di Armi e Tiro di cui abbiamo discusso, le cose che ci siamo detti non sono state nascoste, ma tutto è stato portato a conoscenza della nostra Organizzazione territoriale, degli Atc e dei Ca in cui siamo rappresentati e di quanti altri interloquiscono costantemente con l’Arci Caccia: riviste venatorie, singoli cacciatori, altre Associazioni venatorie, Enti parco, ecc… Su questa strada proseguiremo e Le assicuriamo non ci dispiacerà, anzi lo speriamo, se ciò frutterà qualche abbonamento in più ad “Armi e Tiro” perché questo servirà ad accrescere il confronto delle idee di cui c’è tanto bisogno in questo nostro mondo venatorio che sul piano culturale non … corre. Con questo spirito mi permetto anche di invitarLa a partecipare per un confronto “visibile” e più diretto ad una trasmissione televisiva “Caccia Più o Meno”, che va in onda in diretta tutti i martedì dalle 21.00 alle 22.00 su La8 (su satellite e “in chiaro” per Roma e Provincia), nella quale potremo liberamente discutere delle questioni che più ci interessano portando, ne sono certo, un buon contributo. Potremmo mettere da parte, in quanto tale, la questione porto d’armi avendoLe già inviato una ulteriore considerazione di merito e non essendo assolutamente nelle mie intenzioni alcuna volontà di abolire un qualche tipo di porto d’armi, tantomeno quelli sportivi. Voglio solo sottolineare che io, personalmente, non ritengo affatto necessario un “controllo psichiatrico” obbligatorio per tutti se non correlato da preoccupazioni sollevate dal medico di famiglia (il professionista più qualificato per farlo perché meglio di ogni altro conosce la salute degli italiani a lui affidati) per singoli casi in cui registra l’insorgenza di una o più particolari patologie successive al rilascio del porto d’armi (c’è certamente un differente rischio fra l’uso che si fa di quelli per gli impianti sportivi o per caccia e quello che mette una pistola in mano a chi se ne và in giro giorno e notte per la città). Mentre condivido la preoccupazione per l’Italia e gli italiani di avere un Governo e un Parlamento che abbiano a cuore i loro interessi, lasciamoci alle spalle le critiche condivise a Governi e a ministri del passato recente e non solo che abbiamo già avuto modo di commentare. Fra questi interessi ci sono naturalmente quelli dei cacciatori ai quali spero rivolgano maggiori attenzioni Ministri e Parlamentari ancora più numerosi di quelli da Lei indicati nell’articolo scritto (anche se non Le nascondo permangono in me molti dubbi su certe elencazioni). L’ottimismo è importante ma va abbinato ad una libera, vigile e costante attenzione alle iniziative legislative che verranno proposte da singoli, da gruppi e da schieramenti. Con questo modus vivendi nulla hanno a che vedere i proclami destinati a lasciare il tempo che trovano sull’ala del “passata la festa, gabbato lo santo”. Aver rifiutato la “tecnica del proclama” ha permesso ai Gruppi dirigenti dell’Arci Caccia, e non solo, di consolidare, indipendentemente dai Governi, una legge che certamente può essere migliorata, come abbiamo già detto, accogliendo il “metodo Timo”, con preventiva “concertazione” con le altre categorie per non correre rischi. E’ così che i cacciatori contano in politica; è così che hanno avuto il risultato che si erano prefissi. Siamo anche convinti dell’inutilità dei falsi moralismi, così come siamo convinti che occorre un rilancio dell’ “etica venatoria” e che c’è una “questione morale” relativa all’uso delle risorse economiche (i soldi versati dai cacciatori per dirla fuor di metafora) che i cacciatori hanno pagato e che, ci auguriamo, il Governo rimborsi quanto prima alle Regioni perché li impieghino sul territorio: noi siamo per contrastare gli ATC che hanno soldi in banca investiti in obbligazioni o titoli di stato che nulla fruttano alla caccia, alla fauna, all’ambiente e all’agricoltura; noi siamo contro il mercato dei tesserini, chiediamo più controlli e più trasparenza nell’acquisto di selvaggina: bisogna superare urgentemente il “mercato del pronta caccia” e produrre fauna ove tecnicamente possibile per le caratteristiche del territorio. Sarebbe un’ottima campagna pubblicitaria far conoscere come spendere al meglio i soldi negli ATC e quanto ATC e CA investono annualmente nel ripristino di ambienti. Li, negli “Ambiti”, servono nuove e giovani esperienze che possono trovare, in quel lavoro, piacere e interesse! Altrimenti non ne vedo l’utilità: per valutare e decidere una gara d’appalto per l’acquisto di quaglie giapponesi non serve certo tanta organizzazione! E, poi, cosa facciamo vedere a giovani e scolaresche, le buste? Uniamoci, noi cacciatori, valorizziamo le Aziende Faunistiche Venatorie e indirizziamo i loro interventi ambientali verso i giovani, suscitiamo passione ed interesse attorno a questo cose minime ma importanti d’ovunque e a tutti i livelli: altrimenti lasceremo campo libero alla solita sterile, fallimentare, demagogica propaganda e sarà questa una nostra grande colpa. Bisogna unirci non solo per difenderci ma per affermare una cultura che sia realisticamente proponibile per essere durevole negli anni e per contribuire a sollecitare il lavoro di quelle istituzioni che, in campo faunistico-venatorio hanno competenza per 3 legge: Regioni e Province, facendo cambiare rotta a quelle che si occupano esclusivamente di calendari venatori. Dotarci di “strumenti tecnici” validi, finanziati è un bene necessario, direi indispensabile; poi però bisogna evitare che si “addormentino” e bisogna seguire le loro indicazioni nelle campagne. Facciamo un nuovo “Patto”con gli agricoltori, ma facciamolo per realizzarlo. Proprio perchè contino di più i fatti alcune cose le stiamo facendo sia in Toscana, dove si sta preparando, unitariamente coinvolgendo tutte le categorie, la Conferenza programmatica sulla Gestione della Fauna, sia in Emilia dove si sta preparando un Convegno Nazionale: “Gli ATC protagonisti della gestione del territorio: 15 anni di esperienze a confronto tra politica faunistica-venatoria e partecipazione”. Sia io che il Presidente della FIdC Franco Timo abbiamo condiviso che nell’immutato quadro della legislazione nazionale esistente, anche in tema di calendario e specie cacciabili si lavorasse per organizzare un Convegno il 20 giugno prossimo. Sono fatti, questi cui abbiamo accennato, che ci auguriamo aiutino a produrre miglioramenti concreti nel “quotidiano venatorio” del cacciatore. Al tempo stesso siamo convinti che queste cose possano contribuire ad una condizione di maggiore capacità costruttiva in altre Regioni. Sono anche pronto a ricredermi, ma è un fatto che a poche ore dalla chiusura, se non interverranno repentini, improvvisi cambiamenti, la campagna elettorale non ha contribuito a lacerare i rapporti tra le Associazioni venatorie, essendosi presentate insieme FIdC ed Arci Caccia alle forze politiche che hanno incontrato insieme e alla presenza di Associazioni ambientaliste ed agricole (un fatto importante che non permette linguaggi ambigui e strumentalizzazioni) Si, siamo andati agli incontri politici con posizioni più vicine ricercando un metodo ed un rapporto con le forze politiche più efficace, tanto che la FIdC non ha citato mai, non ha mai presentato i contenuti e le proposte FACE ritenendole probabilmente superate dalla discussione aperta in quella sede politica. Forse matureranno le condizioni per una riflessione qui e ora per ripartire; a questa riflessione siamo interessati a partecipare tra ex soci dell’UNAVI per darci contenuti e regole che possono portarci ad un nuovo soggetto unitario, unico. Sara possibile? Vedremo!”