Armi solo alle forze dell’ordine? Perché il refrain non ha senso

Che molti (non tutti, sia chiaro) i politici e gli intellettuali di sinistra, in Italia, abbiano una avversione parossistica per il possesso legale di armi da parte dei cittadini è una cosa abbastanza nota, anche perché molti di essi esprimono pubblicamente in numerose occasioni il proprio pensiero al riguardo. Specialmente quando si è in campagna elettorale e accade un fatto di cronaca nera che coinvolge un’arma legalmente detenuta. Impossibile non ricordare l’annuncio roboante sulla necessità di “levare le armi dalle case degli italiani” da parte del segretario Pd, Enrico Letta, all’indomani dell’omicidio di Voghera.

In questo contesto, una delle frasi che con singolare frequenza ricorre nel vocabolario dei politici e intellettuali di sinistra e che viene sciorinato in ogni singola occasione nella quale si parla del possesso di armi da parte dei cittadini è “per me, le armi dovrebbero averle solo le forze dell’ordine”. Uno degli ultimi a pronunciare le fatidiche parole è stato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in occasione del furto dell’arma al Tsn di Tor di Quinto, negli ultimi giorni del 2022, ma non sono mancati illustri emuli in questi mesi, a partire dal direttore del Riformista Piero Sansonetti e così via.

Affermazione, tra l’altro, che viene buttata lì con una assoluta naturalezza, quasi a voler significare che l’Italia, che riconosce ai cittadini alcune specifiche eccezioni al generale divieto di detenzione delle armi, sia in effetti una singolare, strana anomalia nell’ambito delle democrazie occidentali. Un caso inspiegabile, insomma, una anomalia che è determinata da “poteri forti” quali la famigerata lobby delle armi alla quale, ovviamente, forniscono appoggio politico-istituzionale “le destre” (sempre declinate al plurale e, sia chiaro, la parola “destre” va pronunciata sempre con espressione lievemente schifata, altrimenti non funziona).

Ma come stanno veramente le cose? Be’, non è molto difficile fare un giro sulla Rete, comparando le differenti legislazioni nazionali in materia di armi, per scoprire che in effetti i Paesi che proibiscono del tutto il possesso di armi da parte dei cittadini (quindi effettivamente consentono l’uso e il possesso di armi solo ai militari e alle forze dell’ordine) sono un elenco piuttosto limitato e anche discretamente esotico: tra questi Paesi figurano, per esempio, le Fiji, o le isole Salomone, le isole Marshall, Paesi che obiettivamente vantano situazioni molto particolari da un punto di vista geografico, storico, culturale e per quanto riguarda la densità abitativa. Ma ci sono anche Paesi, come la Somalia, la Cambogia o il Brunei (che è una delle ultime monarchie assolute nel mondo), che hanno un rapporto a tutt’oggi non proprio idilliaco con la democrazia, per concludere la nostra breve (e incompleta, senz’altro) carrellata con quel miracolo di democrazia, pluralismo e rispetto per i diritti umani che è la Corea del Nord.

Guarda caso, nell’elenco dei Paesi che proibiscono completamente il possesso di armi da parte dei privati cittadini non figura nessuna delle moderne democrazie costituzionali e parlamentari: persino il Giappone, che è in assoluto uno dei Paesi del sistema politico-democratico occidentale nei quali il possesso di armi da fuoco è sottoposto a maggiori vincoli e prescrizioni, è possibile il possesso e l’utilizzo di armi per finalità venatorie e sportive. Addirittura, persino la Cina, Paese che è anch’esso ancora un po’ lontanuccio dal concetto di democrazia, consente in certa misura il possesso di armi da parte dei cittadini.

Ovviamente, tra i Paesi che consentono il possesso di armi da parte dei cittadini c’è un universo di sfaccettature e differenze, tra condizioni iper-permissive come alcuni Stati degli Stati Uniti e situazioni iper-burocratizzate come il citato Giappone. Ci sono anche Paesi che ammettono al possesso da parte dei cittadini certe tipologie di armi ma non altre, come per esempio accade per la Gran Bretagna con le armi corte e le carabine semiautomatiche. Ci sono anche, dall’altro lato, Paesi che ammettono anche il possesso di armi da guerra. Il che ovviamente implica che ciascuna democrazia decide in quale misura e con quali limiti concedere il possesso di armi ai propri cittadini, senza che per questo possa essere definita “più democrazia” o “meno democrazia”. Ciò che, però, hanno a denominatore comune le moderne, compiute, mature democrazie di tutto il mondo è che i cittadini, le armi, possano averle.

Quindi, per rispondere ai politici e agli intellettuali per i quali “le armi dovrebbero averle solo le forze dell’ordine”: quanto auspicate non solo non è normale da un punto di vista storico, politico e statistico, ma non appartiene al concetto stesso di moderna democrazia. Se amate (come a parole viene assicurato) definirvi democratici, non potete allo stesso tempo esternare opinioni che risultano essere in totale conflitto (non siamo noi a dirlo, è la realtà dei fatti a livello mondiale) con il concetto stesso di democrazia. Delle due l’una: decidete se volete essere veramente democratici, ma per davvero, oppure no. Nel secondo caso, prendetevi magari un biglietto di sola andata per Pyongyang e troverete un ambiente più confacente ai vostri desideri.