Armi 3D: sequestri in aumento, ma la minaccia è lontana

Da quando, nel 2013, il portale statunitense Defense distributed ha per la prima volta diffuso on-line i disegni per la realizzazione di una rudimentale pistola realizzata in casa mediante la stampa 3D, questo tipo di tecnologia tiene desta l’attenzione delle polizie in tutto il mondo occidentale. Non fanno eccezione le polizie nei Paesi dell’Unione europea, i cui risultati dell’attività di prevenzione in questo specifico ambito sono stati illustrati in un recente articolo pubblicato sul portale Euractiv. In particolare, risulta che nel settembre scorso sono state arrestate quattro persone in Islanda, con l’accusa di aver pianificato un attentato terroristico con armi realizzate mediante stampa 3D. Casi simili si sarebbero verificati in Spagna e nelle isole Canarie. “La rapida evoluzione della tecnologia potrebbe far emergere questa come una minaccia più significativa nel prossimo futuro”, ha affermato Ina Mihaylova, portavoce dell’agenzia di polizia europea Europol, che però ha anche aggiunto: “c’è ancora una grande differenza tra la qualità delle armi prodotte professionalmente disponibili sul mercato criminale e le armi stampate in 3D/fatte da sé. Le armi da fuoco stampate in 3D interamente realizzate in plastica di solito non possono resistere alla pressione delle munizioni a fuoco”. Christian Goblas, un esperto di balistica presso l’Università francese di Rouen, ha affermato che la “stampa metallica 3D potrebbe diventare accessibile nel prossimo decennio”.

L’articolo sottolinea come la stampa 3D di armi da fuoco, allo stato attuale della tecnologia, rappresenti più che altro una curiosità e che “anche nei Paesi con severe restrizioni sulle armi, ci sono opzioni migliori per le persone che cercano un’arma da fuoco: in Francia puoi acquistare un fucile d’assalto Kalashnikov sul mercato nero tra i 500 e i 1.500 euro”.