Commissione Ue: aggiornare le norme sull’importazione di armi

La Commissione europea ha diffuso un comunicato nel quale annuncia di aver proposto l’aggiornamento della normativa in materia di armi civili. In particolare, le modifiche previste riguarderebbero l’importazione, l’esportazione e il transito delle armi destinate all’impiego civile. Secondo l’annuncio, questo aggiornamento normativo dovrebbe portare a una semplificazione burocratica, quindi facilitare, il commercio legale di armi e gli oneri richiesti a produttori, venditori e utenti finali. D’altro canto, sempre secondo la commissione, la nuova normativa dovrebbe aumentare la sicurezza e contrastare il traffico illegale di armi, in particolare grazie alla predisposizioni di controlli coordinati che dovrebbero migliorare la tracciabilità delle armi. A tal proposito, nel comunicato si fa riferimento al fatto che nell’Unione sarebbero 35 milioni le armi illegali e 630 mila le armi rubate o smarrite secondo il sistema informativo dell’area Schengen. Il vicepresidente per la promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas, ha dichiarato: “il traffico d’armi alimenta il crimine organizzato in ambito Ue e determina una instabilità politica nei Paesi confinanti con l’Unione. Con lo sviluppo delle consegne a domicilio e delle nuove tecnologie, il traffico di armi sta assumendo nuove forme, con le quali eludere i controlli. In quanto legislatori, abbiamo la necessità di reagire. La riforma che proponiamo chiuderà le scappatoie nelle attuali normative, che spesso sono aggirate, consentendo di distrarre armi in ambito europeo”.

I punti sui quali si concentra il provvedimento riguardano nuove procedure, chiare e comuni, per l’importazione, l’esportazione e il transito di armi da fuoco per uso civile, loro parti fondamentali, munizioni e armi per segnalazione e allarme. Questo provvedimento dovrebbe includere una esenzione da qualsiasi tassa per produttori, venditori e utilizzatori finali per ottenere una autorizzazione all’importazione o esportazione. Il progetto prevede anche una semplificazione per l’importazione ed esportazione di armi da parte di cacciatori, tiratori sportivi e per le esposizioni. Produttori e venditori di armi da fuoco potranno disporre di una nuova licenza elettronica europea per l’autorizzazione all’importazione o esportazione, in sostituzione dei differenti sistemi nazionali che sono ancora in gran parte cartacei. Si prevede di intervenire anche sulle componenti semilavorate di armi da fuoco, consentendone l’importazione solo da parte di professionisti autorizzati, riducendo così il rischio delle “ghost gun”. Per le armi ritenute più pericolose, sarà istituito anche un certificato end-user, che certificherà cheil destinatario sia l’acquirente finale e non intenda trasferirle a qualcun altro.

Lo scopo del provvedimento è ovviamente nobile e condivisibile: non possiamo, però, fare a meno di osservare come anche in occasione della direttiva europea del 2017 gli scopi fossero formalmente gli stessi ma poi, in realtà, per i cittadini legali possessori di armi dell’Unione sono state introdotte restrizioni e complessità, senza contropartite per la sicurezza pubblica. Così, per esempio, non lascia tranquilli l’accenno a un certificato end user per le armi “più pericolose”, che dai documenti al momento disponibili risultano essere tutte quelle delle categorie A e B (quindi la stragrande maggioranza, incluse tutte le semiautomatichedi qualsiasi genere). Tra l’altro, sembra che le modifiche in oggetto, una volta esaminate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, prenderanno la forma del regolamento europeo, immediatamente applicabile a tutti gli Stati membri.

Occorre, quindi, prestare la massima attenzione a quanto sta accadendo tra Bruxelles e Strasburgo. Ancora una volta.

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