Ancora sangue nelle nostre case: che cosa sta cambiando?

La brutale uccisione dell’architetto torinese che a Piossasco, vicino a Torino, si è imbattuto in chi aveva violato il suo domicilio impone serie riflessioni sul panorama delle intrusioni nella proprietà privata a fini delinquenziali e della possibilità di proteggere se stessi, la propria famiglia e i propri averi. L’uomo sarebbe stato insospettito da rumori provenienti dal piano terra e, sceso a controllare, si sarebbe imbattuto nei rapinatori, con i quali si sarebbe innescata una colluttazione culminata con l’uccisione del proprietario di casa con un colpo di pistola. Lo stesso giorno in provincia di Padova due rapinatori, uno dei quali armato di pistola, hanno colpito con un bastone un pensionato di 68 anni che li aveva colti in flagranza costringendoli ad abbandonare la refurtiva ma, per fortuna, senza infierire sul padrone di casa. Nello stesso momento, un uomo di Casarano (Le), in un episodio dalla dinamica simile in tutto e per tutto, si è imbattuto con chi si era introdotto fraudolentemente nella sua abitazione ed è stato colpito alla testa, questa volta con un cacciavite.

Cosa sta cambiando?
È fuori di dubbio che il modus operandi e la stessa natura di chi si introduce fraudolentemente nelle abitazioni altrui sta subendo mutazioni negli ultimi anni, come mutazioni profonde sta subendo tutto il mondo della criminalità, quale espressione né più né meno della società nella sua interezza.
Pochi decenni fa, la differenza tra furto e rapina era chiarissima ai delinquenti prima ancora che alle vittime. Chi si introduceva fraudolentemente nelle abitazioni o comunque nelle proprietà altrui, infatti, conosceva bene la responsabilità penale delle sue azioni e di certo non avrebbe mai desiderato incorrere nel rischio di essere arrestato per rapina, fattispecie ben più grave, anziché per furto o, ancor peggio, di trovare una reazione ugualmente violenta da parte del padrone di casa e rischiare seriamente di essere ucciso a sua volta.
Le sue stesse indole e inclinazione criminali erano quelle tipiche di chi, come il ladro, attenta al patrimonio ma non alla vita altrui! Ciò che contraddistingue giuridicamente il furto dalla rapina è, infatti, proprio la presenza di un’azione violenta sulle persone.
Oggi, invece, stiamo assistendo a intrusioni nelle proprietà private da parte di soggetti molto meno restii a usare violenza sulle persone e addirittura preventivamente attrezzatesi per farlo.
La presenza di bande etniche che si muovono su tutto il territorio nazionale è un primo dato che può aiutare a spiegare l’escalation di violenza che hanno subito le rapine nelle proprietà private, poiché molti di questi soggetti provengono da sistemi-Paese connotati da un maggior tasso di violenza tout court. Ma questa osservazione non basta certamente a definire e spiegare il fenomeno.

Di chi è la responsabilità di questa escalation di violenza?
Non certo dei cittadini, i quali rivolgono il proprio pensiero alla possibilità di meglio proteggere i propri confini e meglio difendere se stessi e i propri cari solo come conseguenza dell’escalation di violenza a cui stiamo assistendo. Quindi escludiamo subito l’ipotesi che i rapinatori alzino l’asticella della violenza prevedendo una risposta altrettanto violenta da parte del cittadino, che è e resta vittima di questi fenomeni. La società cambia inesorabilmente e in questi mutamenti è compresa l’escalation di violenza di cui stiamo parlando, che non contraddistingue solo le intrusioni nelle abitazioni private, ma è arrivata a riempire i programmi televisivi, i rapporti interpersonali in genere e anche i videogiochi in compagnia dei quali crescono i più giovani. Ma se dobbiamo provare a trovare responsabilità specifiche in questa escalation di violenza non possiamo non arrivare al sistema di gestione del Paese e, dunque, alla classe dirigente e politica in primis ed al sistema-giustizia immediatamente dopo.

Il sistema giudiziario, infatti, proprio per la sua ormai consolidata incapacità di garantire effettività e certezza della pena, rappresenta una sicuramente involontaria ma altrettanto sicuramente efficace spinta criminogenetica, vale a dire che induce sulla strada del crimine anche persone e situazioni che, se i presupposti di deterrenza fossero diversi, si manterrebbe entro l’ambito della legalità. Su chi invece già delinque per mestiere, sta avendo l’indubbia spinta che innalza ulteriormente il livello di pericolosità e violenza delle sue azioni. Insomma, in assenza di un “guardiano efficace” i delinquenti osano un pochino di più, fenomeno da sempre noto a chi studia professionalmente il crimine e ben rappresentato dalla figura del triangolo delle opportunità criminali (qui sotto): l’assenza di un “guardiano efficace”, inteso come apparato di protezione ma anche di repressione del crimine, rappresenta infatti uno dei tre fattori che più incidono sulla spinta criminale.

E noi cittadini?
Cerchiamo di vivere sereni quest’epoca caratterizzata anche da questi impulsi violenti e, nel farlo, dotiamoci di sistemi di prevenzione efficaci, senza limitarci solo a pianificare che cosa ci può servire nel momento del bisogno, ma partendo da un’analisi pragmatica di come si può ridurre la probabilità di subire un’intrusione. Questo aspetto prende le mosse ovviamente dalla protezione della nostra abitazione, in senso fisico e in senso elettronico, dalle inferriate all’antifurto per intenderci.

Dopodiché va senz’altro bene anche una sera riflessione su come poter gestire l’eventuale momento di intrusione, laddove la prevenzione non fosse stata sufficiente, e in questo caso il ricorso alle armi come strumento di difesa deve essere, ancora una volta, l’extrema ratio. La gestione di quei momenti merita riflessioni serie e profonde perché il “combattimento” potrebbe non essere la sola risposta né la principale. Infine, ben venga l’adozione di strumenti per difesa, fino alle armi da fuoco, purché il fatto di dotarsene si inserisca in una strategia ben pianificata, che comprenda le capacità tecniche necessarie ma anche la capacità di valutare in tempo reale lo scenario e di conseguenza l’opportunità stessa di farlo. E, ci possiamo scommettere la nostra intera casa, giusto per stare in tema, che i rapinatori a mano armata di certo non si sono recati ad acquistare le armi in armeria e non hanno fatto richiesta di una licenza di detenzione o porto delle armi.