A migliaia su Facebook supportano l’orefice omicida

Stephen Turk è un gioielliere di Nizza di 67 anni che, dopo essere stato picchiato e rapinato, ha sparato al rapinatore in fuga (18 anni), uccidendolo. Ora è accusato di omicidio volontario, ma sta di fatto che la campagna organizzata su Facebook per fornirgli un supporto morale ha raggiunto decine di migliaia di consensi

Stephen Turk è un gioielliere di Nizza di 67 anni che, dopo essere stato picchiato e rapinato, ha sparato al rapinatore in fuga (18 anni), uccidendolo. Ora è accusato di omicidio volontario, ma sta di fatto che la campagna organizzata su Facebook per fornirgli un supporto morale ha raggiunto decine di migliaia di consensi. “Non ci rallegriamo per la morte di un rapinatore” ha scritto qualcuno, "ma siamo contenti che qualcuno reagisca”. Tra i commenti c’è anche quello del fratello di un altro negoziante, ucciso nel 2011. L’uomo sottolinea come “non passa un solo giorno senza che un gioielliere non venga rapinato in Francia”. 

E adesso, la questione è diventata politica: da un lato, i puritani della rete si sono affrettati ad accusare la campagna in sostegno di Turk di falsità, adducendo il fatto che molti dei "mi piace" potrebbero essere stati prodotti grazie a identità Facebook false o clonate. Il principale accusato è il Fronte nazionale di Le Pen, anche se la figlia del fondatore del partito di destra, Marine Le Pen, ha dichiarato ufficialmente che il partito non è in alcun modo coinvolto nella campagna Facebook. Ha poi aggiunto: "Quando le persone si sentono obbligate a reagire con conseguenze così drammatiche, è evidente che non hanno più alcuna fiducia nello Stato e nelle forze dell'ordine".

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