Lo studio: i buyback di armi non servono a nulla

La municipalità di Chicago (la città degli Stati Uniti con il maggior numero di omicidi nel 2021) ha avviato una massiccia raccolta di fondi da destinare all’ennesima operazione di “buyback”, ovvero un acquisto di armi (da destinare alla distruzione) di proprietà dei cittadini, legali o illegali, consegnate volontariamente dietro indennizzo economico. Si tratterebbe dell’operazione più grande mai condotta in questo senso a Chicago (e probabilmente in tutta l’Unione), con un impegno di fondi di almeno un milione di dollari.

Il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, conta di risolvere o quantomeno attenuare in questo modo la situazione drammatica della criminalità nella sua città, definendo senza mezzi termini (e con ammirevole sprezzo del ridicolo) l’operazione di buyback come “audace” per “togliere le armi dalle persone pericolose”.

A replicare all’iniziativa ha pensato la Cnn, citando uno studio del 2021 da parte del National bureau of economic research, nel quale si evidenzia la sostanziale inutilità dei programmi di buyback per quanto riguarda il contenimento del fenomeno criminale legato alle armi da fuoco. Lo studio, in particolare, dopo aver preso in considerazione decenni (dal 1991 al 2015) di iniziative analoghe in numerose località degli Stati Uniti e di statistiche sugli omicidi e suicidi, conclude infatti che “i programmi di buyback sono inefficaci nella prevenzione del crimine legato alle armi da fuoco, negli omicidi collegati alle armi da fuoco o nei suicidi con armi da fuoco, sia nel breve, sia nel lungo periodo”.

Tra i motivi addotti per il fallimento, che a questo punto può essere definito epocale, delle iniziative di buyback di armi possedute dai cittadini, nello studio si evidenziano tre fattori principali: il prezzo di acquisto, generalmente troppo basso per risultare allettante (e, aggiungiamo noi, normalmente ben inferiore rispetto alle quotazioni dell’arma sul mercato nero); il fatto che la maggior parte dei cittadini che aderiscono ai programmi di buyback appartengano a fasce di popolazione a basso rischio criminale; il fatto che le armi consegnate nei buyback siano normalmente più vecchie e peggio funzionanti rispetto alla media delle armi utilizzate dalla criminalità.

In altre parole: chi consegna le armi nei buyback, normalmente consegna catorci che non riuscirebbe a rivendere sul mercato legale né su quello illegale; i criminali “veri” e in genere coloro i quali intendono delinquere con le armi o guadagnare con le armi sul mercato nero, si guardano bene dal consegnarle; chi le consegna, normalmente non è un criminale.

C’è di più: secondo lo studio, addirittura, l’effetto di breve periodo di un buyback è quello di incrementare i crimini legati all’uso di armi da fuoco (nei due mesi successivi), le motivazioni addotte sono che le armi normalmente consegnate nei buyback erano conservate dai loro proprietari principalmente come deterrente nei confronti di un crimine piuttosto che come mezzo per commetterlo, e dall’altro lato la percezione da parte dei criminali che, dopo un buyback, le potenziali vittime siano meno armate di prima.