Morto Guillet, cavaliere leggendario

Si è spento a Roma, alla veneranda età di 101 anni, il barone e generale Amedeo Guillet. Per gli appassionati di storia contemporanea si tratta di una figura leggendaria, legata a doppio filo con la storia d’Italia. La sua carriera militare ebbe inizio nel 1928, all’accademia di Modena, partecipò quindi alla guerra d’Etiopia e a quella di Spagna

Si è spento a Roma, alla veneranda età di 101 anni, il barone e generale Amedeo Guillet. Per gli appassionati di storia contemporanea si tratta di una figura leggendaria, legata a doppio filo con la storia d’Italia. La sua carriera militare ebbe inizio nel  1928, all’accademia di Modena, partecipò quindi alla guerra d’Etiopia e a quella di Spagna. Nel 1940, costituì il “gruppo bande a cavallo dell’Amhara” con elementi indigeni eritrei e visse tutta la campagna dell’Africa orientale italiana, contro le truppe inglesi. La sua leggenda iniziò con la disperata carica di cavalleria che guidò contro le mitragliatrici e i mezzi corazzati britannici, il 19 gennaio 1941. Con la capitolazione delle forze italiane nell’area, Guillet non si arrese e, insieme ai superstiti del suo gruppo indigeno eritreo, continuò la sua battaglia personale contro gli inglesi, sotto forma di guerriglia, suscitando la rabbia, ma anche l’ammirazione del nemico. il fallimento delle truppe dell’Asse nel raggiungere il Cairo lo fece decidere, infine, a sciogliere la banda di fedelissimi. Ferito e malato, riuscì a rifugiarsi nello Yemen, dove fu preso prigioniero dall’Imam Yahia. Le sue qualità furono, però, ben presto apprezzate dall’Imam, che fede di Guillet il suo amico e consigliere militare. Dopo la guerra, Guillet ha intrapreso la carriera diplomatica, in Egitto, Yemen, Giordania, Marocco, India, ricevendo ovunque appassionate attestazioni di stima e amicizia. Cinque volte ferito in battaglia, è stato insignito dell’Ordine militare di Savoia, cinque medaglie d’argento, una di bronzo, cinque croci di guerra e numerosissime onorificenze cavalleresche per la sua attività diplomatica. Per le sue esequie ha rifiutato gli onori militari, chiedendo solo che accanto alle sue ceneri, nella tomba di famiglia a Capia, siano posti lo zoccolo e la criniera del cavallo con cui guidò la sua leggendaria carica nel 1941.