Vigili: l’incidente di Milano diventa caso nazionale

Dopo l’uccisione di un pregiudicato da parte di un appartenente alla polizia locale di Milano, in circostanze ancora piuttosto oscure, si è scatenato il coro dei benpensanti pronti a togliere le armi ai vigili. Tanto che lo stesso ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha dichiarato

 

Dopo l’uccisione di un pregiudicato da parte di un appartenente alla polizia locale di Milano, in circostanze ancora piuttosto oscure, si è scatenato il coro dei benpensanti pronti a togliere le armi ai vigili. Tanto che lo stesso ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha dichiarato che «è un tema all’attenzione del Parlamento, siamo stati invitati ad affrontarlo presto». Ma che anche chi, nonostante il caso di cronaca (peraltro isolato), non perde la ragione, come il presidente della commissione nazionale sicurezza e legalità di Confcommercio, Luca Squeri: «Lo sbaglio di un vigile non può mettere in discussione il ruolo della polizia municipale. Si chiama polizia, appunto, per cui ha implicito nel nome il ruolo di forza dell’ordine. L’arma deve averla. Aumentare la consapevolezza dell’uso dell’arma è saggio, meno saggio è levarla a chi deve averla». Dello stesso avviso Raffaele Grassi, segretario generale del sindacato artigiani e tassisti di Milano: «Se viaggiamo nell’utopia, sarebbe bello che le forze dell’ordine acquisissero autorevolezza senza la necessità di tenere un’arma. Ma la città è quello che è, la delinquenza esiste, quindi la disponibilità della pistola è d’obbligo». Il ministro Cancellieri ha peraltro precisato che «Il compito che i vigili svolgono sul territorio è prezioso: bisogna rivedere mansioni e ruoli, tenendo presente che sono esseri umani. Occorre attenzioni, perché dobbiamo molto a loro».