Veneto in deroga: il Tar dice sì

I cacciatori veneti possono continuare a sparare a cinque specie di uccelli migratori. Respinta la richiesta di stop della Lac: è una possibilità prevista dalla legge europea e la Regione ha agito in maniera corretta.

La caccia in deroga passa l’esame del Tar e resta in vigore in tutto il Veneto. I giudici veneziani hanno respinto la richiesta preliminare di “sospensiva” presentata dalla Lac, la lega anti-caccia. Dall’agosto scorso c’è stato un durissimo confronto politico che ha paralizzato il consiglio veneto e ha portato la Giunta Zaia a ripiegare sull’approvazione di una delibera di giunta che il 5 ottobre ha dato il via libera, con limiti precisi, alla caccia a storno, fringuello, peppola, frosone e pispola (più il prispolone, ma su questo la deroga è finita).

I giudici nel testo dell’ordinanza depositata parlano molto chiaro. La caccia in deroga «è di per sé legittima», ammessa dalle norme europee. E se non è arrivato il prescritto parere tecnico dell’Ispra (istituto superiore di ricerca ambientale), questo fatto non è imputabile alla regione che anzi ha svolto “ulteriori accertamenti istruttori”. I capi da abbattere sono inferiori di numero a quelli della stagione 2009 su cui il Tar aveva già dato il via libera (e comunque l’anno scorso si sparava anche in Lombardia). Non si può, infine, incolpare la regione degli eventuali mancati controlli del rispetto del numero massimo di uccelli abbattibili dai cacciatori.

Gli argomenti sollevati dalla Lac sono stati giudicati “sicuramente apprezzabili”, ma se venissero accolti renderebbero di fatto inapplicabile del tutto la caccia in deroga, che invece è concessa dalle norme pur con l’applicazione di criteri. Andrea Zanoni, presidente della Lac del Veneto, ricorda che lo scorso anno il Tar «bocciò per tre volte consecutive altrettante delibere della giunta Galan che consentivano la caccia a quattro specie di uccelli protetti». E rilancia: «La guerra contro la caccia in deroga non è persa. Questo è solo un piccolo incidente di percorso, se non ci dà ragione il Tar vuol dire che ci faremo dare ragione da qualcun altro, magari dalla Corte di giustizia europea che a breve deciderà se condannare il Veneto».

L’assessore veneto alla caccia Daniele Stival (nella foto) parla di «grandissima soddisfazione» che rende ragione della linea seguita dalla regione con «correttezza amministrativa» e «approccio equilibrato». Gli fa eco l’assessore al Bilancio Roberto Ciambetti, preso di mira a suo tempo dagli ambientalisti, che rimarca come Stival e gli uffici regionali abbiano operato «senza strombazzamenti» in un rapporto di correttezza piena anche verso l’esame dei giudici del Tar: «Evidentemente abbiamo lavorato al meglio e meglio che in passato, facendo tesoro degli errori e dei passi falsi, per dare certezze». E mentre Ciambetti ricorda che l’onorevole Berlato aveva criticato duramente la delibera di Stival, la Lega con il capogruppo Federico Caner ricorda a sua volta le critiche piovute sull’assessore del Carroccio e sottolinea che «dopo aver visto alcune associazioni venatorie manifestare vergognosamente contro l’assessore alla caccia all’esterno di palazzo Ferro Fini, ora il Tar dà ragione a Stival».