Valle della Canna, torna il botulismo

Nel parco del Delta del Pò torna l’incubo del botulino, a due anni di distanza dall’ultimo episodio. Moltissimi gli uccelli acquatici colpiti, fondamentale l’intervento dei cacciatori

Era già accaduto due anni fa, e il problema si è ripresentato in questo periodo. Parliamo dei moltissimi uccelli acquatici colpiti da botulismo che ha falcidiato specialmente germani reali e piro piro. L’ultima zona interessata dal fenomeno è stata la Valle della Canna, meglio identificata come Valle Mandriole. Zona oltretutto di notevole retaggio storico, essendo stato il luogo dove Anita, insieme con Giuseppe Garibaldi e un pugno di scampati in fuga dopo la caduta della Repubblica romana, trovò la morte spossata da una gravidanza precipitata in nefaste complicazioni. Tornando al botulismo, specifichiamo che si tratta del botulismo aviare, che è un’intossicazione causata da una tossina ingerita dagli uccelli prodotta dal clostridium botulinum. Il batterio è comunemente presente nei fanghi del fondo dei terreni allagati, ma diventa molto invasivo, aumentando a dismisura la sua concentrazione, quando è presente una grande quantità di rifiuti animali in decomposizione, come anche quando la temperatura delle acque di palude aumenta oltre un certo limite.

Non è un vero e proprio avvelenamento e non è trasmissibile da animale ad animale. La contaminazione impedisce pian piano agli animali di volare, poi di muoversi sulle zampe, riducendoli infine all’immobilità e causandone la morte per impossibilità di alimentarsi e trovare punti di ristoro dal sole e dal calore. Gli animali, esplorando il fango sommerso, ingeriscono senza problemi una quantità minima del batterio, diluita dalle acque. Il problema si presenta con l’abbassamento rapido del livello dell’acqua, che aumenta la concentrazione del batterio. Rimangono oltretutto nel fango animali morti per questa patologia, che di conseguenza favoriscono l’ulteriore espansione del problema. Poiché la zona in questione rientra nei confini del Parco del Delta del Pò, ci si aspetterebbe che il livello dell’acqua fosse gestito con un’accurata gestione delle chiuse, ma, di fatto, così non è stato. Ultimo rimedio, se non si interviene in tempo, è il prosciugamento della palude stessa per ripulire il terreno dal fango contaminato. Nella primavera-estate del 2021 già il comune di Ravenna aveva richiesto di effettuare reimmissione di acque ogni volta che il livello andava sotto i 10 centimetri, ma non è bastato.

Tanti i volontari che hanno aiutato ad individuare gli animali colpiti e il loro recupero e come riporta il sito Ravenna today sono stati i cacciatori delle e i volontari ornitologi della regione a dare il maggior contributo.