Tornano di attualità le piattaforme modulari

Le recenti discussioni sull’opportunità di nuovi calibri tra cui la cartuccia “intermedia”, potrebbero rilanciare le piattaforme modulari: quelle veramente multicalibro, però… In realtà, di piattaforme veramente modulari e multicalibro ve ne sono davvero poche: solo tre aziende si sono cimentate con successo a oggi in questa particolare configurazione: Colt, Fn Herstal e Beretta. Molti Ar sono oggi definiti multicalibro o modulari ma sono suddivisi in due specifiche categorie di calibro, 5,56×45 e 7,62×51. In entrambi i casi, più che di capacità multicalibro ascrivibili alle piattaforme, si dovrebbe parlare di adattabilità e inventiva riguardo ai munizionamenti: vista l’ampia distribuzione di questi calibri, risultò pratico ed intelligente sviluppare cartucce con differenti diametri di palla e prestazioni balistiche ma con lunghezza massima della cartuccia (Oal) pari o di poco inferiore a quella del 5,56×45/.223 Remington. Discorso diverso per l’eventuale maggior diametro del bossolo delle nuove munizioni, ma la cosa si risolveva con un minor numero di colpi nel caricatore. Sono nati così di conseguenza calibri come il 6,8 Spc, 6,5 Grendel, .458 Sosom e .300 Aac per citare i più famosi, munizioni con differenti balistiche ma impiegabili nei caricatori degli Ar15 o perlomeno nel caso di caricatori modificati, inseribili nel canale di alimentazione degli Ar 15 e soprattutto, compatibili e utilizzabili in questa piattaforma.
Analogo discorso per il 7,62×51/.308 Winchester, in questo caso riferibili ai caricatori e alla piattaforma Ar10, come i vari .338 Federal, .45 Raptor e 6,5 Creedmoor per citare gli ultimi.
Viceversa e sino a poco tempo fa, non esistevano piattaforme in grado di poter impiegare indifferentemente sia i calibri più piccoli come il 5,56×45, sia il 7,62×51 o i calibri costruiti intorno alle dimensioni di questi, ossia piattaforme multicalibro “full spectrum”. Sino a quando il Socom non lanciò il concorso per lo Scar… che inizialmente prevedeva una piattaforma “modulare e multicalibro” in grado di camerare 5,56×45, 7,62×39 e 7,62×51. Questa caratteristica di progetto… fu poi “emendata” e si scelse la strada di due piattaforme distinte nei calibri Nato.
Le soluzioni oggi impiegate dalle aziende prima nominate, sono due: “common receiver” adottato dalla Colt e “common upper” adottato da Fn Herstal e Beretta. Nella foto e con colorazione blu, si evidenziano i gruppi “unificati” e appunto “comuni” a entrambi i calibri.
Colt Cm901: la Colt sottopose il prototipo del Colt modular carbine al concorso Scar seguendo le indicazioni iniziali del programma ma in seguito, la sua arma non venne scelta. Nel 2013 però, ripresentò il Cm901 in 7,62×51 e relativo pacchetto di conversione per il 5,56×45: non solo, l’arma modulare fu resa disponibile anche al pubblico. Il Cm 901 adotta un lower receiver completo di buffer tube e calciatura e per la conversione di calibro, bisogna montare sul lower un adattatore di caricatore in acciaio (dotato anche di nuovo passaggio del pivot pin) e sostituire molla di ritorno e buffer (che sono il kit di conversione acquistabile separatamente…) e poi, montare un upper receiver completo 5,56 sopra il lower del Cm 901.
Fn Herstal Scar: la Fn, seguendo le indicazioni di programma, sviluppò due distinte piattaforme, successivamente selezionate dal Socom e dichiarate vincitrici. Il Socom tuttavia, non seguì una politica di adozione lineare: gli Scar, previsti inizialmente in due varianti di calibro, vennero poi acquisiti in misura ridotta nella sola variante H ossia “Heavy” in 7,62×51. Anni dopo e dietro insistenza degli operatori, il Socom richiese alla Fn un kit di conversione in 5,56×45 e la Fn Herstal, suo malgrado o perlomeno perplessa…fornì il kit in questione. A oggi, solo l’Fn Scar può vantare una adozione anche se ridotta, di una piattaforma modulare multicalibro “full spectrum” anche se tale kit, non è disponibile al di fuori del Socom: la Handl defense però, ha pensato bene di realizzarne uno e renderlo disponibile commercialmente. L’Fn Scar adotta invece un upper receiver “unificato”: il kit di conversione al 5,56×45 consiste infatti di canna (comprensiva di mira anteriore e presa di gas regolabile con pistoncino), porta otturatore con relativa molla da inserire nell'upper receiver esistente e nuovo lower receiver polimerico atto a impiegare il caricatori per il 5,56×45.
Beretta Arx200: l’ultimo in ordine di tempo è modulare e multicalibro come annunciato ma l’azienda, non ha al momento mostrato l’intenzione o l’eventualità di un kit di conversione. Seguirebbe però la configurazione con upper receiver “unificato”: ossia, manterrebbe il castello superiore affidandosi per la conversione all’aggiunta di canna con presa di gas e pistone, sistema portaotturatore da inserire sempre in quello esistente e nuovo lower receiver polimerico a seconda della conversione di calibro.
Pro e contro: le stesse aziende, come dimostrato da Fn Herstal e Beretta e a differenza di Colt, non sembrano al momento particolarmente interessate alle piattaforme multicalibro “full spectrum”. Sia Fn Herstal sia Beretta, evidentemente, preferiscono continuare a proporre piattaforme distinte nei calibri. Non che Colt stia poi spingendo particolarmente il Cm901…
Alcuni obiettano che queste armi, nella conversione in calibro minore, risulterebbero inutilmente pesanti: ossia, avrebbero i limiti di peso degli Ar in 7,62 con le prestazioni del 5,56. L’obiezione però è abbastanza infondata: partendo da versioni di base in 7,62 con canna di 16 o più pollici, in caso di conversione al 5,56×45 con l’adozione di una canna carbine di 14,5 pollici o per Cqb ancora più corta, canna e porta otturatore avranno dimensioni e pesi più compatti…l’arma semplicemente non può essere pesante come la versione in 7,62. Le discussioni caso mai, potranno svilupparsi in merito alle diverse soluzioni di struttura e architettura: Colt Cm901 completamente metallico, Fn Scar con upper metallico e lower polimerico, Beretta Arx 200 con upper ibrido polimeri/metallo e lower polimerico o circa le rispettive opportunità ed economie di scala, competitività o meno nel costo.
Perché infine, potrebbero ritornare di attualità queste piattaforme? Per via del programma Icsr, Interim combat service rifle 7,62×51 dell’Us Army per esempio. Appare abbastanza evidente a tutti (o quasi…) che una piattaforma modulare capace di sfruttare i due calibri Nato, da un punto di vista logistico, addestrativo ed economico può essere una soluzione vincente.
Se si arriverà alla definizione di una nuova munizione “intermedia”, appare altrettanto chiaro che si necessiterà anche di una nuova piattaforma e questa, molto probabilmente, non avrà più le dimensioni di un Ar in 5,56×45: perché dunque, non sfruttare queste piattaforme che già esistono e offrono appunto, modularità per nuovi calibri?
Diversamente, ci sarà una eterna dicotomia tra piattaforme in 5,56×45/calibro intermedio e piattaforme in 7,62×51 e/o .260 Remington/6,5 Creedmoor che sia o sarà. Teniamo poi presente che piattaforme come gli Ak o altre piattaforme “occidentali”, dovranno poi adeguarsi all’eventuale nuovo calibro con un deciso ritardo rispetto a queste tre piattaforme che invece, necessitano nella eventualità, ben pochi aggiustamenti. Le logiche militari come quelle aziendali però, non è detto debbano sempre seguire ragionamenti lineari.