Testato sugli animali? Scriviamolo sui farmaci

La proposta-provocazione arriva da Marco Ciarafoni, presidente del consiglio nazionale Arcicaccia e responsabile per le politiche in materia di fauna e biodiversità del pd

La proposta-provocazione arriva da Marco Ciarafoni, presidente del consiglio nazionale Arcicaccia e responsabile per le politiche in materia di fauna e biodiversità del pd. "Testato sugli animali: scriviamolo sui farmaci per combattere l’ipocrisia di quanti raccolgono, per sensibilità, l’offensiva ideologica degli animalisti fondamentalisti che non solo rischia di paralizzare la ricerca italiana ma mette a repentaglio la salute di milioni di cittadini le cui cure sono possibili solo grazie a quei farmaci testati in laboratorio su cavie la cui aspettativa di vita è legata principalmente a questa funzione sociale", si legge nel comunicato. "Non si tratta di mettere in discussione il giusto equilibrio (da ricercare sempre con grande ostinazione) tra le ragioni della scienza e la tutela del benessere animale (per quanto riguarda l’alimentazione poi questo è prerogativa di carni di qualità) ma di favorire la divulgazione tra i cittadini della realtà sgombrando il campo dall’emotività e dalla strumentalità. Tutti devono sapere che la maggior parte dei farmaci attualmente in commercio (non solo quelli antitumorali o legati alla cure di patologie particolarmente gravi) sono il frutto dell’intelligenza dei nostri ricercatori che con equilibrio e  responsabilità hanno utilizzato un ratto o una cavia: mai per gioco, mai per diletto. Sempre nell’interesse collettivo. La scritta sui farmaci serve proprio a questo: a ristabilire il giusto corso delle cose e a far emergere capacità critica in tutti coloro che si trovano quella confezione tra le mani, pronta ad essere utilizzata su se stessi o sul proprio figlio o sui propri genitori  e alimentando così la speranza che quel medicinale possa aiutare a scongiurare decorsi anche fatali. Dovremmo dire grazie alla comunità scientifica italiana, spesso costretta a migrare all’estero per esercitare una missione, per quanto ha fatto e quanto farà e dovremmo ascoltare molto di più le loro richieste, le loro valutazioni. Dovremmo tutelarli dalle violente aggressioni verbali di cui da diversi anni gli scienziati sono vittime per mano di fanatici oltranzisti assecondati da certa informazione che alimenta l’odio e lo scontro. Ora servono atti concreti e mi auguro davvero che la politica sappia assumerli cominciando ad approvare un provvedimento che serva alla ricerca per far apprezzare il lavoro fatto. Non servono coperture finanziarie ma solo volontà. Allora si che si potrà parlare di ricerca e si potrà pensare di aver fatto una cosa giusta per un futuro migliore".