Statistiche e sciocchezze

Secondo uno studio commissionato alla Global sponsorship solutions e presentato alla fine 2007, l’Unione italiana Tiro a segno avrebbe 71 mila tesserati (i soci “volontari”) di cui 12 mila sono agonisti e oltre 300 mila iscritti alle 273 sezioni del Tsn. Il maggior numero di iscritti sono i cosiddetti “obbligati”, cioè guardie giurate e agenti della polizia municipale. Il maggior numero di poligoni e di tesserati sul territorio è concentrato in 7 regioni (Lombardia, E… Secondo uno studio commissionato alla Global sponsorship solutions e presentato alla fine 2007, l’Unione italiana Tiro a segno avrebbe 71 mila tesserati (i soci “volontari”) di cui 12 mila sono agonisti e oltre 300 mila iscritti alle 273 sezioni del Tsn. Il maggior numero di iscritti sono i cosiddetti “obbligati”, cioè guardie giurate e agenti della polizia municipale. Il maggior numero di poligoni e di tesserati sul territorio è concentrato in 7 regioni (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio, Veneto, Friuli) che insieme riuniscono l’80%delle sezioni e il 54,2% dei tesserati. Le province con il maggior numero di tesserati sono Milano (7.343 su 5 sezioni), Roma (3.595/17), Alessandria (3.293/4), Bologna (3.033/9), Varese (2.959/5), Padova (2.475/2), Torino (2.131/6), Lodi (1.953/1), Udine (1.791/6), Verona (1.610/10). Regioni e province importanti per il Paese, popolose e ricche. Le dieci province citate riuniscono 30.183 tesserati che a questo punto dovrebbero essere i “volontari” perché il solo Tsn di Milano, per esempio, ha in tutto circa 10 mila iscritti e forse di più. La provincia di Lodi ha sì numero di iscritti e tesserati superiori a Udine (6 sezioni) e a Verona (10 sezioni). Ma ha almeno due sezioni del Tsn, invece dell’unica citata: una è quella di Codogno, famosa per le sue frequentatissime linee a 300 metri, mentre la sezione di Lodi ha, invece, circa 700 iscritti. L’informatizzazione delle sezioni, in definitiva, non ha (ancora) regalato dati univoci. Oppure la ricerca ha alcuni limiti, oltre ad alcune discrepanze. Sarebbe interessante analizzare i dati più nel dettaglio, facendo qualche confronto. Dal mio punto di osservazione, si evidenzia soprattutto che alcune sezioni hanno lavorato e lavorano bene, fanno promozione e attirano praticanti, altre non lavorano affatto o commettono errori a dichiarare il numero degli iscritti. Per restare ancora vicino a Milano, la provincia di Alessandria, con circa 435 mila abitanti e 4 sezioni, ha 3.293 iscritti, mentre la provincia di Torino, su un totale di oltre 2 milioni di abitanti, di cui 865 mila circa nel capoluogo, ne ha appena 2.131 in sei sezioni. L’intera regione Liguria, che ha una popolazione di quasi 2 milioni distribuiti in 8 sezioni (di cui 4 in capoluoghi comunali), pare abbia un numero di iscritti e tesserati pari a 1.732. Pochini. Ma ci sono casi ancora più eclatanti: la Puglia ha 17 sezioni e, pare, 1.703 iscritti, il Trentino Alto Adige ha 37 sezioni e una manciata di iscritti. Ma l’indagine serve senz’altro di più a spiegare che il Tiro a segno è uno sport “attrattivo per quella parte della popolazione la cui struttura personologica è particolarmente centrata o, comunque, toccata da una dimensione di controllo e autocontrollo”. Meno male: è una caratteristica tipica di tutti gli appassionati di armi, “trasversale” a tutti gli sport del tiro. Bisognerebbe spiegarlo anche al segretario generale dell’Uits, Maurizio Leone, che ha rilasciato questa “perla” al settimanale l’Espresso che il mese passato ha costruito un teorema delirante sulle armi e la sicurezza in Italia: “I nostri poligoni sono ipercontrollati: è l’esercito a sorvegliare il rigoroso rispetto di tutte le misure di sicurezza, dalle mura in cemento armato all’obbligo di registrare chiunque venga a sparare. I campi da tiro privati, invece, non hanno alcun dovere di identificare i frequentatori e nascono con una semplice comunicazione al sindaco, magari del piccolo comune che in teoria dovrebbe vigilarli. Neppure la polizia riesce a censirli: ne vengono aperti a centinaia in mezza Italia. Basta avere una cava o un terreno per creare un campo “dinamico” dove sparare in corsa sui bergagli. Sembrano teatri di guerre private e sono totalmente fuori controllo”. Forse Leone non si esercita al tiro. Dovrebbe: ne guadagnerebbe in autocontrollo e obiettività. Oppure basterebbe che si informasse un po’ sulle normative che è chiamato a far rispettare.