L’associazione Unarmi ha scritto all’Uits e al comando del genio una missiva contenente alcune considerazioni circa la decisione, esplicitata qualche giorno fa con una circolare, assunta da parte del I comando infrastrutture (dal quale dipendono i Tsn di Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta) di vietare l’uso di munizioni ricaricate nei Tsn.
dichiararlo prima delle esercitazioni, assumendosi ogni responsabilità e manlevando allo stesso tempo le Sezioni stesse in caso di eventuali danni causati da incidente. Desta di conseguenza fortissime perplessità il fatto che tale soluzione, ritenuta da decenni giuridicamente valida ed efficace (e tuttora applicata nella maggioranza delle Sezioni), venga oggi messa in discussione dichiarandone in sostanza addirittura la totale inefficacia ed invalidità; qualsiasi preoccupazione in merito alla sicurezza dei tiratori che si trovassero in prossimità di un qualsiasi ipotetico incidente causato da errata ricarica è ampiamente arginabile con idonee paratie che delimitino le piazzole di tiro; qualora le preoccupazioni del I Reparto Infrastrutture fossero invece più concentrate sul rispetto dei livelli energetici prescritti dal Cip, appare banalissima e decisamente economica la soluzione secondo la quale possa imporsi una prova a campione del munizionamento ricaricato presso una postazione di tiro dotata di cronografo, di modo da poter valutare prima dell’esercitazione l’energia media e la costanza del munizionamento ricaricato, come peraltro condivisibilmente proposto nella circolare in oggetto; le arbitrarie disposizioni del I Reparto Infrastrutture nella sostanza impediranno l’uso di tutte le armi camerate in calibri non disponibili commercialmente, mettendo conseguentemente a rischio l’esistenza di intere
discipline sportive come, ad esempio, il tiro con armi ex-ordinanza; la totale illogicità delle disposizioni in oggetto lasciano anche ragionevolmente prevedere che ulteriori divieti potrebbero essere presto adottati per impedire l’uso delle armi ad avancarica (ed a maggior ragione, posto che di queste per definizione non si può garantire in alcun modo l’impossibilità di caricamenti errati); ferma restando non solo l’assoluta assenza di divieti, come da tempo rilevato nella circolare ministeriale citata nella circolare del I Reparto Infrastrutture, il complesso delle norme vigenti ed in particolare di quelle che disciplinano l’acquisto ed il deposito di sostanze esplodenti consente e legittima senza dubbio alcuno
l’attività di ricarica delle munizioni da parte dei privati e non si comprende per quali scopi un tiratore sarebbe pienamente legittimato a ricaricare le proprie munizioni se non per farne uso anzitutto nelle strutture gestite dallo Stato. Le asserzioni giuridiche del I Reparto Infrastrutture appaiono di conseguenza del tutto inconsistenti ed infondate, quando non palesemente pretestuose. Altrettanto pretestuosa (e in più occasioni smentita dai ritiri
di interi lotti) appare, inoltre, l’assoluta confidenza nelle garanzie di costanza e correttezza dei caricamenti commerciali, a scapito di quelle caricate dai privati, così come paradossale appare l’affermazione secondo la quale “ogni cartuccia è sottoposta a severi test di conformità prima dell’immissione in commercio”; al contrario non si rinviene alcun fondamento giuridico alla base della maggior parte delle proposte esplicitate nella circolare in oggetto, a cominciare dall’individuazione dei soggetti che dovrebbero erogare corsi
e/o rilasciare attestazioni ed a maggior ragione della validità di detti corsi e/o attestazioni; in relazione a quanto sopra, ci si domanda inevitabilmente quali ulteriori costi (ed a beneficio di chi) i tiratori dovrebbero sostenere per la frequentazione dei corsi ed il rilascio delle abilitazioni proposte”.