Rapinatore entra in casa e spara

Picchiato e colpito da un proiettile, sparato dal ladro introdottosi in casa: l’ennesima brutta storia che dovrebbe insegnare qualcosa ai troppi “basta chiamare la polizia”

Rapina finita nel sangue l’altroieri pomeriggio a Nova milanese, in provincia di Milano: un rapinatore si è introdotto in un appartamento e ha aggredito il giovane di 27 anni che era all’interno, sparandogli anche un colpo di pistola che ha attraversato la coscia. Il ragazzo è stato trasportato in ospedale in codice rosso, ma non è in pericolo di vita. Le forze dell’ordine sono intervenute sul posto su segnalazione di un vicino di casa, la vittima ha raccontato di essere stato minacciato con una pistola dal malvivente che gli ha chiesto con insistenza i soldi. Ne è seguita una colluttazione e lo sparo. Il malvivente è poi fuggito con il marsupio del giovane, contenente il cellulare e i documenti personali.

Se il giovane fosse stato armato, la cosa sarebbe finita diversamente? Chissà. Magari sarebbe anche finita peggio. O forse no. Magari all’ospedale ci sarebbe andato il ladro? E adesso il giovane sarebbe sotto processo… per qualche anno di sicuro. Fermo restando che i contorni della vicenda sono ancora da chiarire, ammettendo che le cose si siano svolte come riferito dalla vittima certo c’è che quanto accaduto dimostra, per l’ennesima volta, che coloro i quali liquidano un problema complesso come quello della legittima difesa nella propria abitazione con un lapidario “bisogna chiamare le forze dell’ordine”, non hanno la benché minima idea di ciò di cui vanno blaterando. Quando l’aggressore te lo trovi di fronte, il tempo per telefonare non c’è, e non c’è neanche il modo. Purtroppo va anche detto che cedere alla richiesta del rapinatore non è automaticamente un viatico per salvaguardare la propria incolumità, perché (anzi) si è dimostrato in casi simili che una richiesta accondiscesa troppo facilmente porta a ulteriori richieste (più soldi, più gioielli, eccetera), che non è detto possano essere soddisfatte (vaglielo poi a spiegare che gli hai dato tutto quello che avevi…). Fermo restando che a volte le richieste possono anche non essere di tipo economico, bensì carnale… quindi anche il punto di vista prospettato da talune “anime belle” secondo cui la soluzione universale è “dargli ciò che chiedono” può non essere obiettivamente così spontanea e facile. Fermo restando che non è neanche giusto…

La soluzione è quindi la pistola? Anche in questo caso, la risposta non è automaticamente “sì”. La persona che sceglie di tenere una pistola per difesa personale deve anche acquisire la prontezza nell’uso, che è sia qualcosa di tipo pratico, sia soprattutto di tipo psicologico e quest’ultimo fattore si può insegnare fino a un certo punto. Ciò detto, la soluzione non può certo essere quella di criminalizzare chi si difende da una aggressione nell’intimità della propria casa, o di sottovalutare il problema della legittima difesa abitativa trincerandosi dietro la superficiale considerazione che “i reati stanno calando”. Anche uno solo, di questi reati, è obiettivamente moltissimo, per chi lo subisce. Allora forse sarebbe il caso, finalmente (ma sappiamo che sono parole al vento), di smetterla una buona volta di affrontare questo problema complesso da un punto di vista esclusivamente ideologico.