Raddoppiati i massimali per le assicurazioni venatorie, la denuncia di Berlato

L’eurodeputato di Fratelli d’Italia rende nota la decisione del governo di innalzare i massimali delle polizze assicurative per i danni derivanti dall’uso di armi. In arrivo un probabile aumento dei costi per le licenze di caccia

Anche nel bel mezzo di una crisi politica e, soprattutto, di una pandemia mondiale, il governo ha trovato il tempo per dedicarsi all’attività venatoria, avendo cura, neanche a dirlo, di aumentare i costi che ogni cacciatore è tenuto a sostenere per ottenere la licenza di caccia. Invece di pensare a una riduzione della tassa di concessione governativa, tenuto conto delle numerose giornate di caccia perse nel 2020 a causa dell’epidemia di Covid19, il governo ha pensato bene di innalzare i massimali per le polizze assicurative previste per la responsabilità civile verso terzi derivante dall’uso delle armi o degli arnesi utili all’attività venatoria. Le cifre non sono semplicemente state ritoccate, ma praticamente raddoppiate: da 516.456 a 903.283 euro per ogni sinistro, da 387.342 a 677.462 euro per ogni persona danneggiata, da 129.114 a 225.820 per danni a persone o cose e da 51.645 a 90.328 euro per gli infortuni correlati all’esercizio dell’attività venatoria. Questo, con ogni probabilità, si tradurrà in un aumento delle polizze assicurative che ciascun cacciatore è tenuto a stipulare per poter praticare l’attività venatoria, un aumento sostanziale dei costi per l’ottenimento della licenza di caccia.

«Questo aumento, che in realtà equivale quasi ad un raddoppio dei massimali previsti per legge, comporterà molto probabilmente un aumento del costo della licenza per i praticanti l’attività venatoria» ha dichiarato l’europarlamentare di Fdi Sergio Berlato «cosa ben diversa da quella dell’impegno di valutare la possibilità di ridurre il costo della licenza per l’anno 2021 per ristorare parzialmente i cacciatori italiani del danno subito nell’aver pagato per intero tutte le tasse di concessione relative all’anno 2020, essendo stato loro impedito di esercitare l’attività venatoria per la maggior parte della stagione venatoria con il pretesto dell’emergenza sanitaria per precisa volontà del governo che, se avesse voluto, avrebbe invece potuto equiparare l’attività venatoria alle altre attività sportive che si esercitano all’aperto nel rispetto del distanziamento sociale e nel pieno rispetto delle normative vigenti, permettendo quindi a tutti i cacciatori italiani di andare a caccia indipendentemente dalla colorazione della propria regione».