Quando sono nate le armi in acciaio inox?

Lo Smith & Wesson 60 è stato il primo revolver in acciaio inox della storia (1965)

 

Le armi in acciaio inox sono, oggi come oggi, una realtà diffusissima e assodata sul mercato armiero: ciò vale tanto per le armi corte destinate alla difesa personale, quanto per esempio per le armi lunghe da caccia e in entrambi i casi il motivo della loro diffusione è la superiore insensibilità alla corrosione del materiale nei confronti dell’umidità, del sudore e in generale degli agenti atmosferici. Ma quando è cominciata la “moda” di queste armi?

Un po’ di storia
La scoperta che l’aggiunta del cromo migliorava le caratteristiche di resistenza dell’acciaio alla corrosione e ne migliorava le caratteristiche meccaniche risale almeno all’inizio del XIX secolo e le prime applicazioni nella produzione di acciai per i cannoni si fanno risalire intorno al 1840. Fu, tuttavia, solo nel 1912 che, tanto in Germania quanto negli Stati Uniti, furono depositate le richieste di brevetto per i primi acciai inossidabili veri e propri, che iniziarono ad avere le prime applicazioni industriali. Per quanto riguarda l’industria prettamente armiera, tuttavia, tutta la prima guerra mondiale passò senza che vi fossero significativi passi in avanti in questo senso: la motivazione risiedeva probabilmente sia nel superiore costo industriale del materiale (a causa del costo del cromo e del nickel necessari come elementi della lega), sia nell’impossibilità pratica di applicare poi trattamenti di brunitura. Fu, così, solo a partire dalla seconda metà degli anni Trenta che si cominciarono a osservare le prime specifiche applicazioni al mondo delle armi, ovviamente militari: l’acciaio inossidabile “Cogne” fu per esempio utilizzato in Italia per la produzione di alcune componenti della bomba a mano Srcm (proprio per consentire una elevata resistenza agli agenti atmosferici per lo stoccaggio degli ordigni), ma furono gli Stati Uniti, in effetti, a dare per primi il via alla produzione di massa di un componente in acciaio inox su una carabina, realizzando con questo materiale il cilindro di presa gas del fucile Garand M1. Questa soluzione si rese necessaria per evitare una precoce corrosione del componente (all’epoca ancora si utilizzavano inneschi al fulminato di mercurio corrosivi), ma consentire la “brunitura” dell’acciaio inox non fu affatto semplice e solo dopo qualche anno si riuscì a mettere a punto un processo di ossidazione chimica che evitasse i riflessi. Anche i tedeschi cominciarono a realizzare in acciaio inox l’ugello del sistema di presa gas del fucile semiautomatico Gewehr 43, a partire però dalla metà del 1944 (in precedenza era in acciaio al carbonio).

Il mercato commerciale
Finita la guerra, cominciarono gli studi da parte delle aziende statunitensi su materiali innovativi da applicare alla produzione delle armi: si notò, in particolare, che l’acciaio inox era un ottimo materiale per la produzione delle canne rigate, in quanto consentiva una eccellente precisione e una superiore durata rispetto a una normale canna in acciaio al carbonio (seppur addizionata con cromo, nichel e molibdeno). Una delle prime applicazioni di serie in questo senso fu con la carabina forse più leggendaria del mercato statunitense, cioè la Remington 700, che per alcuni calibri (specialmente quelli magnum) fece uso dell’acciaio inox per le canne fin dal 1962. In un mercato tutto sommato conservatore come quello dei cacciatori e dei tiratori sportivi, si ritenne che non fosse accettabile mettere sul mercato canne in acciaio “bianco”, cioè non brunito, d’altro canto ancora i sistemi di brunitura (o comunque di “annerimento”) per le canne inox non erano perfezionati sufficientemente, al fine di offrire una superficie lucida ed esteticamente appagante. Per questo motivo, le prime canne prodotte in acciaio inox erano successivamente ricoperte con uno strato galvanico di rame, quindi con un altro strato galvanico di acciaio al carbonio, che veniva infine sottoposto alla brunitura tradizionale. Solo la dicitura “stainless steel” punzonata sulla canna ne tradiva l’effettiva natura. Fu solo a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta che il mercato fu ritenuto sufficientemente “maturo” per digerire la commercializzazione di armi lunghe a canna rigata per caccia o tiro sportivo, completamente realizzate in acciaio inox e sottoposte a semplice satinatura, senza bruniture o altri metodi di ossidazione.

Le armi corte
Se per il cacciatore o il tiratore sportivo, l’arma negli anni Sessanta “doveva” essere nera lucida, per chi doveva portare addosso quotidianamente una pistola o un revolver per difesa personale, la conservazione nel tempo delle superfici metalliche rappresentava un problema, in particolare con la traspirazione nei mesi primaverili ed estivi. Per questo tipo di utenza, la disponibilità di un’arma in acciaio inox poteva rappresentare un grosso vantaggio, tale da compensare la “stranezza” di una superficie non brunita. Smith & Wesson fu la prima azienda a scommettere su questo specifico segmento di mercato, debuttando con il revolver snub nose modello 60 (controparte inossidabile del mitico 36 Chief’s special) nel 1965, seguita poi a poca distanza di anni da Ruger.

Per quanto riguarda le pistole semiautomatiche, la gestazione fu un pochino più lunga e complessa, considerando il fatto che si riscontrò un problema, rappresentato dal fatto che le componenti in acciaio inox, sottoposte a reciproco sfregamento e a pressione (tipicamente fusto, carrello, canna), palesavano una tendenza allo sfogliamento delle superfici. I primi tentativi in questo senso risalgono agli anni Settanta e sono costituiti dalla Automag 44 e dalla Amt Hardballer (copia della 1911). La prima azienda che riuscì a trovare procedimenti metallurgici idonei all’impiego di componenti inox sulle pistole semiautomatiche, senza alcuno sfogliamento delle superfici fu la Randall, che eseguì una produzione limitata di cloni 1911 custom tra il 1983 e il 1985. Al di là della poca fortuna della specifica azienda, la strada ormai era aperta e tutti i grandi nomi dell’industria si buttarono nella mischia negli anni immediatamente successivi.