Prove vere e anteprime su Armi e Tiro di giugno

Su Armi e Tiro di giugno c’è l’attesissimo Norinco Cq-A calibro .223 (cioè l’M4 cinese, civile), lo Steyr Aug Sa A3, nuova e più fruibile versione del semiautomatico austriaco, poi la Glock 17 generation 4 in 9×21, con la storia dell’evoluzione e la prova a fuoco. L’express Haenel Jaeger.811 in 8×57 Jrs, lo Smith & Wesson 460 Xvr nel calibrone “lanciafiamme”. L’innovativo Caesar Guerini Summit black Impact calibro 12 per lo Sporting con bindella alta, ma non altissima, la carabina Sabatti Synthe

Su Armi e Tiro di giugno c’è l’attesissimo Norinco Cq-A calibro .223 (cioè l’M4 cinese, civile), lo Steyr Aug Sa A3, nuova e più fruibile versione del semiautomatico austriaco, poi la Glock 17 generation 4 in 9×21, con la storia dell’evoluzione e la prova a fuoco. L’express Haenel Jaeger.811 in 8×57 Jrs, il revolver Smith & Wesson 460 Xvr nel calibrone “lanciafiamme”. L’innovativo sovrapposto Caesar Guerini Summit black Impact calibro 12 per lo Sporting con bindella alta, ma non altissima, la carabina Sabatti Synthetic hunter calibro 6,5-.284, pronta per le Gare cacciatori del circuito di Armi e Tiro. Infine tre doppiette su meccanica Breda Gemini incise in modo del tutto originale dal maestro dei maestri Francesco Medici su commissione dell’armeria Fopa di Fossombrone (Pu).

Tecnica, tanta tecnica provata anche su questo numero di Armi e Tiro, come al solito: siamo andati a verificare la lesività della palla montata rovesciata sulla cartuccia, come si dice venisse fatto durante al guerra di trioncea del 1915-’18, abbiamo confrontato i nuovi binocoli Swarovski El e Slc, provato gli inneschi Lapua small per il .308, le cartucce al bismuto di Eley e tanto altro ancora.

Naturalmente lo sport (con gli aggiornamenti sui nostri tre circuiti), la caccia e l’attualità con l’analisi di quanto sta accadendo nei palazzi romani in relazione a nuove leggi sulle armi. Tutte le risposte sono su Armi e Tiro.

Editoriale

 

Legittimo orgoglio. Ma poi…

 

Di Massimo Vallini

 

In un Paese normale la notizia (pure non confermata né smentita), avrebbe fatto scalpore. La joint venture di qualsiasi azienda italiana in Russia per produrre laggiù qualcosa che non siano armi avrebbe scomodato le grandi firme della stampa che conta e i politici interessati al buon nome dell’Italia. Invece ho visto e letto preoccupazione, più che altro, tra i vari siti e blog benpensanti (e pacifisti senza se e senza ma).

Per come la vedo io, si tratta davvero di un bel successo per Beretta: se davvero produrrà nella fabbrica Molot pistole e altre armi destinate alle forze speciali e alla polizia, si parla di 60 mila all’anno, la 92 o la Px4 avranno una diffusione ancora più ampia e capillare in tutti gli angoli del pianeta. Un pezzetto d’Italia che servirà per difendere i cittadini dalle guerre, dal crimine, dal terrorismo. Ma so già che qualcuno tirerà fuori anche la Cecenia…

«Siamo in trattativa con la compagnia italiana Beretta per creare una joint venture e iniziare già dal prossimo anno la produzione in comune di armi sportive, da caccia, pistole per i militari», ha detto il direttore generale della holding russa Rosteknologhii (Russian technologies), Serghei Chemezov al primo ministro Vladimir Putin. «Il prodotto sarà venduto nel Paese, ma anche esportato, fra cui alcuni Paesi della Csi», la Comunità di Stati indipendenti che ha rimpiazzato l’Urss.

È il primo caso di armi straniere fabbricate in Russia dai tempi della prima guerra mondiale. Secondo il quotidiano Kommersant, il volume delle vendite annuali della nuova joint venture ammonterà a 35 milioni di euro e produrrà 160 mila armi all’anno. L’orgoglio nazionale è legittimo? Per come la vedo io sì. E non ho ancora sfoderato il bandierone per il prossimo Mondiale di calcio.

Mi “accontento” di questo, perché il Paese fa rabbia a vederlo anche solo di sfuggita. Altroché becero nazionalismo! Non ci sono proprio i presupposti.

E se penso alla situazione legge sulle armi rabbrividisco di più. Siamo alle solite. Ricordate quanto ho scritto sullo scorso editoriale? Ero troppo ottimista. Adesso viene fuori che ci sono ministri che si contendono la paternità di un eventuale nuovo testo unico sulle armi. Che l’unico documento sul quale potevamo nutrire una certa speranza (pur con qualche distinguo) sembra sia stato accantonato. Che il ministero dell’Interno sia pronto a introdurre nuove, assurde limitazioni suggerite da funzionari e dirigenti ormai “fantasma” (ma quanti danni che continuano a fare!), appellandosi forzatamente e illegittimamente a direttive comunitarie. Che, comunque, noi appassionati dovremmo rassegnarci ad accettare di rinunciare a qualche cosa in cambio di niente. Ma scherziamo? Non abbiamo nulla di cui vergognarci: non facciamo altro che aiutare le forze dell’ordine. E non è limitando diritti e libertà degli appassionati di armi in genere che si contrasta la criminalità e i terribili casi di omicidi e suicidi in famiglia. Su questo terribile aspetto, finora ho sentito solo soluzioni demagogiche e di comodo (ai nostri danni), mai niente di serio.

Possibile che una Beretta così forte non possa imporsi con più decisione anche in Italia, pensando agli appassionati?