Pronta nel cassetto… ma fino a quando?

Anche l’appassionato d’armi più ostinato nel rifiutarsi di leggere un manuale di istruzioni, sa perfettamente che quando un’arma viene usata al tiro, in certa misura, si sporca e quindi andrebbe prontamente pulita. Nei mesi scorsi ci siamo intrattenuti anche sulle specifiche minacce al buono stato dell’arma per difesa, che si possono incontrare portando l’arma addosso nel porto occulto (Armi e Tiro, aprile 2020). In realtà, tuttavia, anche chi semplicemente a sparare non ci va mai e tiene l’arma, come si suol dire, nel cassetto o nell’armadio blindato senza guardarla per anni, ma pronta e carica nell’eventualità di una aggressione domestica, potrebbe trovare alcune spiacevoli sorprese, nel momento in cui dovesse per tragica necessità avere improvvisamente bisogno di prendere l’arma e servirsene per difendere la propria vita e incolumità.

Il tempo non è galantuomo
Al di là del fatto che, comunque, se si decide di tenere un’arma a casa pronta per difesa bisognerebbe periodicamente esercitarsi al poligono nel suo impiego, anche solo il trascorrere del tempo è sempre una fonte di danno per gli oggetti realizzati dall’uomo: vale per le case, per le automobili e anche per le armi da fuoco. A meno che non si prendano gli opportuni accorgimenti per preservarle. Ciò premesso, è abbastanza evidente che un collezionista di auto potrà mettere le proprie beniamine sui ceppi in modo da non deformare gli pneumatici, ma non potrà poi semplicemente entrare in auto, accendere il motore e andare a fare la spesa con quello stesso veicolo: l’auto è funzionante, ma per predisporla all’uso bisognerà mettere nuovo olio nel motore, togliere i ceppi, inserire o ricaricare la batteria e così via. Allo stesso modo, se un’arma da fuoco viene “preparata” per essere conservata e non utilizzata per un lungo periodo, non sarà idonea a essere tenuta carica e pronta per la difesa personale, e viceversa un’arma tenuta pronta per la difesa domestica, non è protetta dalle intemperie come un’arma che sia stata preparata per essere immagazzinata per lungo tempo.
In linea di principio, infatti, un’arma che sia stata preparata per una conservazione di lungo periodo dovrebbe essere ricoperta con olii o grassi specifici definiti “conservanti” (preservative in inglese), laddove invece un’arma destinata a essere impiegata intensivamente in poligono sarà lubrificata o ingrassata nei punti soggetti a scorrimento, mentre le altre superfici dovranno essere pulite, ma asciutte. Se un’arma è tenuta pronta all’impiego per difesa, l’impiego di olii e grassi dovrà essere ancora più parco, perché a fronte del fatto che vengono applicati questi prodotti, poi non si verifica un effettivo impiego operativo. Quindi il prodotto non serve al proprio scopo, ma in compenso resta lì, esposto eventualmente all’aria e all’umidità, e può con il tempo modificare la propria struttura, fino addirittura a cristallizzare e indurire.

Cosa accade?
Un’arma tenuta pronta per la difesa personale, innanzi tutto, non deve avere la benché minima traccia d’olio nei punti in cui le parti in metallo vengono a contatto con le cartucce. Quindi, innanzi tutto, il caricatore deve essere perfettamente asciutto all’interno e deve essere asciutta la faccia dell’otturatore e la camera di scoppio, se si tiene il colpo in canna. Il prolungato contatto tra l’olio e il bossolo della cartuccia può infatti determinare una migrazione del lubrificante nella giunzione tra palla e bossolo o tra innesco e fondello, deteriorando la polvere o la miscela innescante (Armi e Tiro, agosto 2020). Al contrario, se un’arma è destinata a essere protetta per una conservazione di lungo periodo, l’anima della canna e la camera è opportuno che siano lubrificate, per evitare l’insorgenza della corrosione. Il grasso per armi ha un impiego normalmente molto specifico, cioè quello di lubrificare le guide di scorrimento e altri (pochi) punti critici, garantendo una funzione anti-attrito più durevole rispetto a quella di un olio, quindi in presenza di ripetuti cicli ravvicinati di funzionamento. Se l’arma deve restare in un cassetto pronta all’uso, anche un grasso specifico può non essere del tutto idoneo all’impiego, perché con il tempo tenderà ad addensare e solidificare, potrebbe in tal caso rallentare le parti in movimento anziché agevolarne lo scorrimento. Peggio ancora ovviamente se si usano prodotti non specifici, come la vaselina bianca farmaceutica o simili. Al di là dello scorrimento del carrello, la solidificazione di questi prodotti può comportare inconvenienti molto gravi, come il grippaggio dello scatto, della leva dell’hold open, del pulsante di sgancio caricatore e così via. Stesso discorso per gli olii: se l’arma deve essere tenuta pronta per difesa, non ha senso che le superfici metalliche siano grondanti, attrarrà solo pelucchi e polvere. Inoltre, potrà sembrare assurdo, ma un’arma troppo lubrificata potrebbe paradossalmente sfuggire dalle mani nel momento in cui si cerca di afferrarla nella concitazione del momento. Quindi, riassumendo: l’arma tenuta pronta in casa per difesa deve essere lubrificata al minimo e solo dove strettissimamente necessario, preferibilmente con olii a bassa viscosità e non con grassi; la canna, particolarmente, dovrà essere del tutto asciutta, come la faccia dell’otturatore e l’interno del caricatore. Ciò comporta che l’arma tenuta pronta per difesa non potrà essere “dimenticata” in un cassetto per mesi o anni, bensì quantomeno una volta ogni sei mesi (una al mese in clima tropicale o estivo) dovrà essere ispezionata, pulita, lubrificata e ri-asciugata, al fine di evitare che si inneschino fenomeni corrosivi.

 

L’articolo completo su Armi e Tiro di maggio 2021