I militari dell’Expo sotto le tende (e l’alluvione)

Monta la polemica intorno al trattamento riservato dall’esercito ai militari chiamati a presidio di sicurezza per l’Expo di Milano: alcuni di essi sono, infatti, alloggiati in tende a Bellinzago novarese in condizioni che lasciano abbastanza perplessi, considerando che non si tratta delle retrovie di una zona di combattimento!

Monta la polemica intorno al trattamento riservato dall’esercito ai militari chiamati a presidio di sicurezza per l’Expo di Milano: alcuni di essi sono, infatti, alloggiati in tende a Bellinzago novarese in condizioni che lasciano abbastanza perplessi, considerando che non si tratta delle retrovie di una zona di combattimento, ma di una soluzione per gestire compiti di polizia per un evento che era programmato da cinque anni abbondanti. Oltre agli intuibili disagi legati alle tende in sé (con il caldo anticipato della settimana scorsa, si sono toccati i 40 gradi, per non parlare della qualità dei servizi igienici), ad aggravare la situazione c’è stata la tempesta di pochi giorni fa, che ha alluvionato la zona strappando le tende e trascinandole per alcuni metri, sommergendo gli effetti personali dei militari e trasformando il campo in un pantano inestricabile. Il Cocer, l’organismo di rappresentanza pseudo-sindacale delle forze armate (diciamo “pseudo” non in senso dispregiativo, ma perché ai militari non è comunque consentito lo sciopero), ha fatto notare le condizioni in cui devono vivere i militari, sottolineando come sia quantomeno strano che mentre i nostri cittadini in armi devono stare all’addiaccio per servire la collettività, le caserme siano utilizzate per dare ricovero agli extracomunitari (ma, malgrado ciò, le caserme idonee al ricovero non mancherebbero). Mentre parlamentari del Movimento 5 stelle, della Lega Nord e di Fratelli d’Italia hanno presentato interrogazioni e annunciato iniziative, sembra che la reazione dello Stato maggiore sia stata quantomeno stizzita: dopo aver inizialmente commentato che i militari dell’Expo sono soggetti al trattamento riservato a qualsiasi altro militare, sembra che molti degli “attendati” abbiano ricevuto pressioni dai superiori, che avrebbero minacciato di sottoporli a sanzioni nel caso di diffusione di notizie e informazioni relative alla loro condizione di soggiorno. Sembra, tra l’altro, che un provvedimento disciplinare sia già stato avviato nei confronti di uno di questi militari, per una foto postata sul web.