Piombo nell’elenco Reach? Una misura sproporzionata

ECHA, Euroopan kemikaalivirasto. Kuvaan on luovutettu laajat käyttöoikeudet. Photo: Lauri Rotko, tel. +358442666781, www.laurirotko.com

Lo European shooting sports forum (Essf) ha pubblicato sul portale Euractiv un nuovo articolo concernente la recente bozza di raccomandazione da parte dell’Agenzia europea per i prodotti chimici (Echa), che prevede l’inclusione del piombo metallico tra le sostanze soggette ad autorizzazione Reach (registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals). Il 2 febbraio scorso è iniziato un periodo di consultazione pubblica della durata di 90 giorni, per raccogliere i feedback su questa proposta e sulle possibili ricadute socio-economiche.

L’Essf sottolinea che, se la proposta dovesse entrare in vigore, i settori pesantemente e negativamente coinvolti sarebbero numerosi: dalla produzione di batterie per il settore automotive, al settore aerospaziale, sanitario, persino delle energie rinnovabili. “Queste industrie sono essenziali per la società, l’economia e il raggiungimento degli obiettivi politici dell’UE, tra cui la strategia industriale europea, il Green Deal europeo e il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare”, si legge nell’articolo.

La caccia sarebbe uno dei settori più colpiti da provvedimenti indiscriminatamente restrittivi sull’uso del piombo, come già evidenziato dalla procedura in atto per giungere al divieto di uso di questo materiale non solo nelle zone umide, bensì per tutti gli ambiti di caccia e di tiro sportivo. Secondo le stime, il 25 per cento dei cacciatori interromperebbe del tutto l’attività venatoria se diventasse realtà un divieto quasi totale del piombo nelle munizioni, un ulteriore 30 per cento ridurrebbe l’attività venatoria in modo sostanziale, con una perdita economica, tra effetti diretti e indotto, di almeno 5,7 miliardi di euro in ambito Ue.

Ciò che tuttavia sottolinea l’Essf in questo frangente è la mancanza assoluta di proporzionalità ed efficacia del provvedimento per quanto riguarda lo scopo previsto di tutela della salute umana e dell’ambiente: “In effetti, l’UE dispone già di un quadro completo di legislazione specifica per il piombo progettata per gestire tali potenziali rischi. La produzione industriale, l’uso e il riciclaggio del piombo avvengono in sicurezza, in condizioni altamente regolamentate intese a ridurre l’esposizione, proteggere i lavoratori e controllare le emissioni ambientali in strutture che operano in base a severi requisiti normativi e alle migliori pratiche a livello di settore. A conferma, le emissioni derivanti dagli usi industriali del piombo nell’Ue sono diminuite nel recente passato: l’inquinamento atmosferico da piombo è diminuito dell’88% e le emissioni nell’acqua sono diminuite dell’80% tra il 2007 e il 2020. La maggior parte delle emissioni di piombo nell’UE sono ora causate da attività che non rientrano nell’ambito dell’autorizzazione Reach per il piombo, per esempio da centrali termiche, ghisa, produzione di acciaio e gestione dei rifiuti.

Particolare attenzione merita il tema della gestione dei rifiuti, in quanto il piombo gioca un ruolo fondamentale nella riduzione degli impatti ambientali. Anche per i pochissimi usi in cui l’esposizione o le emissioni al piombo possono rappresentare un rischio per la salute umana e l’ambiente, le misure restrittive sono già in atto o sono in fase di revisione attiva . Questi includono l’attuale regolamento Reach sull’uso di pallini di piombo nelle zone umide, o la recente proposta di “restrizione” sul piombo nelle munizioni (e nell’attrezzatura da pesca), che sarebbe più appropriata per valutare e potenzialmente ridurre le emissioni di piombo rispetto a un elenco “autorizzatorio” del piombo metallico.

In conclusione, la procedura di autorizzazione Reach sembra, in questo caso specifico, essere un esempio di azione normativa che potrebbe apportare pochissimi benefici aggiuntivi in maniera proporzionata.  Piuttosto, creerebbe una buona dose di incertezza per molti settori economici, riducendo al contempo gli investimenti e la competitività in Europa, aprendo così potenzialmente le porte a concorrenti non Ue, compresi Russia e Cina. Questa mossa arriva anche in un momento in cui c’è una mentalità diversa nei confronti della sicurezza europea in cui le munizioni saranno più richieste al di fuori degli usi della caccia e del tiro sportivo”.

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