Orso marsicano sempre più in pericolo

L’orso marsicano, mammifero tutelato per eccellenza in Italia, sarebbe più che mai a rischio estinzione. L’allarme è di Luigi Boitani, del dipartimento di biologia animale e dell’uomo all’Università La sapienza: secondo il professore, la consistenza attuale della specie è di 40 esemplari, con una bassa presenza di femmine in età riproduttiva (non più di una decina)

L’orso marsicano, mammifero tutelato per eccellenza in Italia, sarebbe più che mai a rischio estinzione. L’allarme è di Luigi Boitani, del dipartimento di biologia animale e dell’uomo all’Università La sapienza: secondo il professore, la consistenza attuale della specie è di 40 esemplari, con una bassa presenza di femmine in età riproduttiva (non più di una decina). Sotto accusa, i milioni di euro (12) spesi in progetti faraonici per ricerche, a fronte dei quali però non sono stati presi provvedimenti di alcun genere per far sì che la popolazione aumentasse di numero. “Lo stesso Patom, lanciato in pompa magna qualche anno fa, come reazione a una situazione già allora definita disastrosa, ha prodotto poco o nulla”, ha commentato Boitani. Secondo l’Associazione italiana per la wilderness, però, a questa pioggia di conteggi e riconteggi della consistenza della specie farà seguito l’ennesimo progetto, denominato Life arctos, finanziato con soldi dell’Unione europea, con l’ennesima “soluzione” che consisterebbe nell’ingrandire il Parco, ampliando le zone in cui la caccia sarebbe vietata. “Ma il parco non ha mai impedito l’uccisione degli orsi”, si legge nel comunicato Aiw, “quindi non è ampliando il parco e impedendo la caccia al suo esterno che si evita il bracconaggio, ma eliminando le cause che spingono alcuni a farsi giustizia con le proprie mani”. Una delle cause degli avvelenamenti degli orsi è, infatti, causata dalla rivalsa di pastori e allevatori, esasperati dai danni alle greggi rimborsati con indennizzi ridicoli; per non parlare del turismo escursionistico, che disturba gli orsi in tutte le stagioni dell’anno, o della carenza di risorse alimentari “artificiali” da agricoltura.