Omicidio di Civitanova Marche: adesso, ci si chiede perché la gente non interviene?

Non ci può essere una giustificazione, né un’attenuante, per quello che ha fatto l’omicida, italiano e pare anche pregiudicato, di Alika Ogorchukwu, nigeriano che cercava di sbarcare il lunario a Civitanova Marche (Mc) vendendo per strada piccoli oggetti. Il quale avrebbe pagato con la vita, prima picchiato con la sua stessa stampella e poi finito a mani nude, non si capisce ancora se un semplice apprezzamento per la compagna dell’omicida o aver trattenuto brevemente per un braccio la donna, chiedendo forse un’elemosina o che acquistasse qualcosa.

Occorre essere molto chiari: chi ha fatto questo, che non merita neanche di essere nominato, è una bestia e merita di marcire in galera finché avrà vita. Punto. Non ci sono scusanti, non ci sono attenuanti.

Vorremmo tuttavia puntare la nostra attenzione su un altro aspetto di questa vicenda, che è intrinsecamente legato a essa e sta facendo molto parlare in queste ore. Si moltiplicano, infatti, i tweet e le dichiarazioni di politici, intellettuali e anime belle, le quali stigmatizzano (giustamente, ci mancherebbe) il fatto che sul luogo del misfatto fossero presenti numerosi testimoni, i quali tuttavia si sono messi a riprendere la scena con i telefonini ma si sono ben guardati dall’intervenire per separare l’aggressore dall’aggredito, evitando così le conseguenze più estreme che si sono verificate.

Tra i commentatori, merita senz’altro una menzione il segretario Pd Enrico Letta, il quale ha twittato: “L’assassinio di #AlikaOgorchukwu lascia sgomenti. La ferocia inaudita. L’indifferenza diffusa. Non possono esserci giustificazioni. E nemmeno basta il silenzio. L’ultimo oltraggio ad #Alika sarebbe quello di passare oltre e dimenticare”. Molti tra coloro i quali stanno esternando la propria opinione in queste ore (organi di informazione inclusi, uno su tutti fanpage.it), sottolineano anche come il mancato intervento delle persone sarebbe stato dovuto al fatto che l’aggredito sarebbe una persona straniera e di colore e che, a parti invertite, tutti si sarebbero invece precipitati a dare man forte.

 Come stanno le cose?
Lascia un tantino perplessi la ricostruzione ormai a senso unico e puntualmente “razzisto-centrica” di questa tragica vicenda: basta dare appena una scorsa al web per constatare come il mancato intervento dei passanti nei confronti di aggressioni, stupri e altri misfatti compiuti in pieno giorno e anche nei centri delle città, sia un fatto all’ordine del giorno e questo indipendentemente dal colore o dal Paese d’origine dell’aggressore e dell’aggredito.

Quindi, più che buttarla in vacca con i soliti discorsi, che fanno fare bella figura ma non contribuiscono a identificare il problema, nel nostro piccolo vorremmo cercare di fornire un punto di vista differente sulla vicenda. Non incentrato, una volta tanto, sulla diatriba tra lo straniero buono, vittima di un Paese che non ha la cultura dell’accoglienza ed è razzista, bensì su ben altra questione.

Invocate la legittima difesa? Adesso?
È interessante notare che coloro i quali si lamentano del fatto che i cittadini non sono intervenuti immobilizzando l’aggressore, in pratica stiano accusando coloro i quali erano presenti all’aggressione, di non aver esercitato le prerogative dell’articolo 52 del codice penale, sulla legittima difesa: il quale articolo 52 dice, infatti, che “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od ALTRUI contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”.

Ma come? Adesso, invocate la legittima difesa? Dopo che sono anni, se non decenni, che ripetete come un mantra in tutte le sedi e in tutte le occasioni, che il cittadino che si difende (o che difende un proprio congiunto, o anche un estraneo) è un pericoloso fascista che vuole “farsi giustizia da sé”? Sono anni che ripetete che quando si verifica un qualsiasi fatto che metta in pericolo un cittadino, l’unica cosa che il cittadino sarebbe autorizzato a fare è avvisare le forze dell’ordine. Le quali forze dell’ordine, come nel nostro piccolo abbiamo cercato di far notare in questi anni, in circostanze come queste non possono fare altro che arrivare quando è ormai accaduto l’irreparabile.

Sono anni, se non decenni, che voi, che oggi vi scandalizzate, avete fatto letteralmente di tutto per creare un ambiente che non consenta al cittadino di esercitare la legittima difesa: innanzi tutto con una magistratura che, al sicuro nel proprio ufficio, sulla propria comoda poltrona imbottita, a posteriori passa anni (anche più di dieci, se si deve arrivare fino in Cassazione) a spaccare il capello in quattro, chiedendo al cittadino che si è difeso da sé (no, scusate, che si è “fatto giustizia”…) perché abbia usato un calcio quando sarebbe forse bastato un pugno, perché abbia usato un pugno quando sarebbe forse bastato uno spintone, perché abbia usato uno spintone quando forse sarebbe bastato un grido, e così via.

A nostro avviso, nella società di oggi, lo scatenarsi di una tale violenza bestiale non trova contrasto perché il cittadino medio rimane, semplicemente, impietrito. Ma supponiamo, per un istante, che l’aggressore trovasse sul posto il tipo sbagliato, il classico forzuto, campione di arti marziali, pronto di riflessi e pronto a intervenire per separare la vittima dal carnefice. E poniamo il caso che il carnefice, spinto lontano dal buon samaritano, cadesse battendo la testa e ci restasse secco. Lo sapete, sì, che cosa sarebbe successo a quel punto al buon samaritano? Procedimento penale, avvocati, consulenti tecnici per perizie e contro-perizie, decine di migliaia di euro che forse (guarda caso, grazie all’ultima riforma sulla legittima difesa voluta dalla Lega nel 2019) lo Stato potrebbe poi rimborsare in caso di proscioglimento. Ma che intanto bisogna anticipare.

Adesso vi è più chiaro, sì, sul perché l’italiano medio pensa ai fatti propri anziché lanciarsi con il cavallo bianco, mantello al vento, contro le ingiustizie dei prepotenti? No? Allora ve lo diciamo più chiaramente: voi, ipocriti benpensanti, avete creato questo stato di cose. Adesso, godetevelo.