Lupo: la negazione del cambiamento

Ultimamente si susseguono casi riguardanti l’espansione del lupo. Ovunque vengono avvistati, fotografati, filmati eccetera. In più si susseguono le predazioni, con relative denunce, di cani domestici e anche gatti. Ci sono molti rapporti allarmati di persone, sindaci, cittadini o allevatori. Naturalmente intervengono i buonisti delle associazioni animaliste, che cercano prontamente di tranquillizzare tutti con la storia del lupo che teme l’uomo, che non esiste a memoria sempre di uomo, dicono loro 150 anni, che si sia sentita un’aggressione da parte di questo carnivoro nei confronti dell’umano. Come al solito la verità sta nel mezzo, e si fa più male a essere ai due estremi opposti. C’è un aspetto, a tal proposito, che sicuramente sfugge, o si fa finta di non vedere, riguardo il lupo: quando il suddetto era perseguitato dall’uomo, non se ne vedevano di giorno e nemmeno di notte, nei centri abitati. Il lupo era invisibile, perché a quel tempo sì che aveva timore dell’uomo, in quanto era immediatamente fatto segno a fucilate. Nei Paesi nei quali è ancora perseguito, vedi per esempio il Canada, infatti non se ne vede uno in giro ma, comunque, il territorio ne è pieno. In Italia la cosa è ben diversa, ormai anche semplici “cittadini” i lupi li vedono anche in pieno giorno, senza problemi: se ne incontrano nei paesi, nei boschi, dietro ai cani da caccia e da pastore, arrivano tranquilli alle poste nelle braccate al cinghiale, dietro a tutto ciò che “fa cibo”. Anche il sottoscritto, che in 40 anni non ne aveva mai visto uno, né di giorno né di notte, ne sta vedendo invece parecchi in questi ultimi dieci anni. Di giorno, tranquilli, che si fanno fotografare, guardare. E quando hanno tentato di predare il nostro cane non si sono scomposti più di tanto. Anzi, sono rimasti fermi a guardarci da una settantina di metri. Tutto questo per dire che il lupo, in questi ultimi 15 anni, è notevolmente cambiato rispetto al lupo dei nostri antenati: la paura dell’uomo non ce l’ha più per nulla e, strada facendo, il cambiamento aumenterà. Ora, la domanda da porsi è: se un bambino inerme si perde, pensate davvero che si ripeta la storia della lupa con Romolo e Remo? O se un uomo avesse un trauma importante o una ferita invalidante, diventerebbe o no cibo per lupi? Questo per dire che la salvaguardia del lupo (che, sottolineiamo, va salvaguardato, però nei giusti numeri e togliendo di mezzo le migliaia di ibridi spesso facilmente riconoscibili) passa attraverso la verità. Continuare a raccontare favole buoniste non fa un favore né alla gente, che non sa nulla, né soprattutto al lupo. Perché se non lo vediamo nella giusta dimensione, calcolando anche il pericolo della sua troppa confidenza con noi per mancanza di insidie, chi ne soffrirà sarà proprio il lupo stesso. Se si conosce, si sa e si è informati, si sarà anche preparati alle sorprese. Se si continua a spargere favole buoniste, le sorprese rischiano di diventare traumi. Quindi i professionisti della scrivania, anziché seminare rassicurazioni, mettano in guardia: e si dica la verità, che così non si rischia di far fare male a nessuno.