Nella disarmata Londra, si muore anche di Katana

Un folle a Londra ha aggredito i passanti a colpi di katana: quattro feriti, un 14enne morto. Nonostante le leggi draconiane in materia di armi da fuoco, Inghilterra e Galles hanno un tasso di omicidi doppio dell’Italia, in gran parte commessi con lame

È stato fermato con il Taser il 36enne che nel quartiere londinese di Hainault, di mattina presto, ha speronato una abitazione con la propria autovettura per poi sfogarsi bestialmente con una katana sulle persone presenti. Il bilancio è di quattro persone ferite e, purtroppo, un ragazzo di 14 anni morto. Anche due operatori di polizia sono rimasti feriti nel cercare di immobilizzare il folle. I motivi del gesto sono tuttora ignoti, si esclude la pista terroristica di matrice islamica, per il momento. Di certo c’è che, nella capitale più “disarmata” d’Europa (per quanto riguarda le armi da fuoco), ancora una volta si conferma che la minaccia letale è rappresentata dalle armi bianche e che, malgrado i divieti di detenzione delle armi corte e le forti limitazioni anche su quelle lunghe, Inghilterra e Galles sono tutt’altro che al sicuro rispetto al rischio di morire in modo violento. Tra il secondo semestre 2022 e il primo semestre 2023 risultano infatti essere stati uccisi complessivamente, tra Inghilterra e Galles (quindi escludendo la Scozia e l’Irlanda del Nord) 602 persone, contro le 697 del periodo 2021/2022 e le 574 del 2020/2021 (anno nel quale tuttavia aveva influito il confinamento causato dall’epidemia di Covid). Praticamente il doppio rispetto agli omicidi che si verificano annualmente in Italia, che sono stati 330 nel 2023 e 322 nel 2022 (a fronte di una popolazione praticamente simile, circa 60 milioni, sempre esclusi Scozia e Nord Irlanda). Sempre secondo le statistiche disponibili, nel periodo compreso tra il secondo semestre 2022 e il primo semestre 2023, gli omicidi sono stati commessi con strumenti da punta o da taglio in Inghilterra e Galles nel 41,4 per cento dei casi, seguiti da pugni o calci (19,3), strangolamento o soffocamento (6,6), corpi contundenti (5,3). Solo nel 4,9 per cento dei casi è stata utilizzata un’arma da fuoco. Da quanto esposto, emerge con chiarezza il fatto che, purtroppo, il “semplice” divieto in materia di detenzione di armi da fuoco non è in grado di assicurare, di per sé, una maggiore sicurezza e incolumità dei cittadini: a incidere sul tasso di violenza (che viene perpetrata, a quanto pare, con i più disparati strumenti a disposizione), incidono infatti fattori sociali, educativi, culturali, etnici eccetera, più che la sola normativa in materia di armi. Quindi, e possiamo anche aggiungere “purtroppo” (perché se fosse così semplice sarebbe meglio per tutti), il mantra ripetuto dagli anti armi secondo il quale “meno armi da fuoco in giro uguale più sicurezza per tutti” è, dati britannici alla mano, una fantasia del tutto svincolata dalla realtà dei fatti.